Covid, il giro d’affari in archiviazione: l’escamotage per non condannare gli “amici” di Conte

Luce, luce e ancora luce. Il monito del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, è stato chiaro: anche i media mainstream devono giocare il loro ruolo nel racconto di ciò che emerge dalla commissione d’inchiesta sul Covid: tra mascherine, spreco di denaro pubblico e lentezze sospette, quanto viene fuori dalla commissione voluta da Fratelli d’Italia “è qualcosa che dovrebbe a mio avviso essere tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali. Invece si sta, con grandissima fatica, tentando di raccontare questa cosa nella totale omertà di chi invece dovrebbe parlarne”.

Detto, fatto. Quella lanciata da La Verità questa mattina è una vera bomba, lanciata su quel castello di sabbia che la sinistra ha costruito in questi mesi per cercare di tenere lontano i riflettori dalla sua (mala) gestione della pandemia. Il tutto sarebbe partito da un articolo del Fatto Quotidiano in cui si racconta di come l’imprenditore Giancarlo Innocenzi, raccontato come vicino al ministro Guido Crosetto, sia stato favorito dalla riforma Nordio sul traffico di influenze. Ma in realtà a giovare più di tutti di quella modifica sono stati due avvocati, Gianluca Di Donna e Gianluca Esposito, che avevano rapporti con Giuseppe Conte. La loro ingerenza sul governo e sul commissario straordinario Domenico Arcuri diventa subito forte, ma il fatto più sospetto è che le richieste dei pm sono arrivate soltanto più di un anno dopo dalla chiusura delle indagini da parte degli inquirenti, e ovviamente dopo che la riforma di Nordio era entrata in vigore.

Sono scottanti alcune dichiarazioni rilasciate da un imprenditore umbro, che racconta il suo incontro con i due avvocati: “Presso lo studio di quest’ultimo l’avvocato Di Donna mi disse di essere il braccio destro del presidente del Consiglio e di avere buoni rapporti con la struttura commissariale. Entrambi mi proposero e mi fecero firmare, su carta intestata all’azienda, tre contratti”. In pratica, i due pubblicizzavano la loro amicizia col premier per creare “opportunità di lavoro”. Poi le intercettazioni, che confermerebbero il ruolo dei due per aiutare Conte a organizzare il suo partito. “Adesso è il referente di Conte” si dice di Di Donna. In questo modo, sono riusciti a far firmare contratti milionari, ma ne è stata chiesta l’archiviazione, anche per il pubblico ufficiale al quale si contestava l’abuso d’ufficio, Arcuri appunto.

Si legge nell’informativa: “Gli avvocati Esposito e Di Donna hanno intrattenuto diverse comunicazioni telefoniche con esponenti della ex Struttura commissariale/Invitalia nel periodo d’interesse; in particolare, l’utenza in uso all’avvocato Esposito ha intrattenuto numerosi contatti con l‘utenza in uso all’ex commissario Arcuri. Tali contatti partono dall’inizio del periodo di acquisizione e proseguono con frequenza fino al 25 maggio 2020, per poi ridursi notevolmente. Quindi, Esposito ha intrattenuto contatti con l’ex commissario Arcuri anche nel periodo (maggio 2020) in cui era in discussione la citata procedura di gara poi aggiudicata (anche) ad Adaltis (per due affidamenti di test molecolari, ndr) e anche nel giorno (14 maggio 2020) in cui Di Donna ha incontrato Spadaccioli (di Adaltis, ndr) presso Federlab, verosimilmente per conferire in ordine alla procedura di gara e alla consulenza”.

Le intercettazioni poi parlano ancora di trattative, incontri, mediatori. Un giro di affari che mette in imbarazzo l’ex premier Giuseppe Conte e la sua (e quella dei partiti che formavano la sua coalizione) gestione della pandemia. Ma, come detto, è stata chiesta l’archiviazione, per una strana lentezza a procedere dopo un anno di attesa.

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