Il 26 luglio, il generale Abdourahamane Tchiani, comandante della guardia presidenziale del Niger, ha lanciato una “manifestazione anti-repubblicana” contro Mohamed Bazoum, presidente democraticamente eletto, diventando il nuovo leader del paese africano.
Questo colpo di stato è afrrivato dopo eventi simili in Guinea, Burkina Faso, Mali e Ciad ed ha evidenziato il collasso della democrazia nella regione del Sahel. Sebbene il colpo di stato in Niger possa avere implicazioni negative per la sicurezza dell’Africa occidentale, le reazioni internazionali sono state considerevolmente dissimili.
Gli Stati Uniti e la Francia hanno condannato il colpo di stato e ribadito la legittimità di Bazoum, mentre l’Unione Africana ha dato alla giunta del Niger un ultimatum, concedendo 15 giorni per sciogliere il nuovo regime. Inoltre, il capo della politica estera dell’UE, Josep Borrell, ha annunciato “il cesse immediato del sostegno finanziario” al Niger e la sospensione a tempo indeterminato delle “azioni di cooperazione nel campo della sicurezza”.
D’altra parte, a causa della guerra tra Russia e Ucraina, l’imbargo sugli idrocarburi russi ha creato una forte crisi in Europa, rendendo più costoso e complicato l’approvvigionamento. La matrice energetica dei paesi del vecchio continente è diventata parte del campo di battaglia; i francesi sembravano essere meno esposti, poiché la loro energia proviene principalmente dalla fonte nucleare, ma il Niger è il loro principale fornitore di uranio, quasi il 25% del fabbisogno totale. Pertanto, questo nuovo conflitto implica una situazione complessa per il paese transalpino.
Ciò che sta accadendo in Africa è una vera e propria ribellione delle vecchie colonie al sistema di sfruttamento attuale. Non bisogna dimenticare che 14 paesi del continente sono ancora obbligati a utilizzare il franco CFA come loro moneta e a pagare tasse coloniali alla Francia, in base agli impegni assunti nei processi di indipendenza. Il colpo di stato contro un presidente allineato con i francesi minaccia la stabilità del paese e rafforza gli interessi russi, che esercitano forti pressioni proprio in quest’area. Non è una coincidenza che le industrie europee stiano registrando un calo nei loro livelli di produzione, considerando che la mancanza d’energia (ed il conseguente aumento dei costi) inizia a essere determinanti. Inoltre, la Cina è il secondo maggior investitore nell’economia del Niger – dopo la Francia – e ha recentemente manovrato per ampliare la propria presenza.
Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, ECOWAS per il suo acronimo in inglese.
La Francia ha minacciato ritorsioni, anche militari; ECOWAS si è allineata a queste minacce ed ha dato una settimana di tempo prima di intervenire. Burkina Faso e Mali, in cambio, sostengono i ribelli. Insomma, la situazione minaccia di estendersi nella regione.
Quattro anni fa, Giorgia Meloni ha detto in un’intervista che la soluzione non è quella di prendere gli africani e portarli in Europa, ma di liberare l’Africa da certi europei. Oggi siamo alle porte di un nuovo periodo di scontri e di disgregazione politica del continente, che può costare un prezzo altissimo in termini di vite umane e strutture civili.
Il Ministro degli Affari Esteri italiano, Antonio Tajani, ha avvertito che, qualora i paesi occidentali intraprendessero azioni militari in Niger per ripristinare il regime precedente, ciò potrebbe essere percepito come una “nuova colonizzazione”. “Dobbiamo lavorare affinché in Niger prevalga la diplomazia e si ripristini la democrazia, ogni iniziativa militare occidentale deve essere esclusa perché sarebbe ercepita come una nuova colonizzazione”, ha dichiarato Tajani in un’intervista per la televisione italiana.
In contrasto con le relazioni difficili tra africani e francesi, l’Italia sta facendo progressi sempre maggiori con il suo “Piano Mattei”, cioè accordi economici e sull’immigrazione che sono stati molto ben accolti dei paesi del continente.
I vari incontri e visite del Presidente del Consiglio hanno rappresentato una grande opportunità per rafforzare e consolidare le relazioni bilaterali. La leader italiana ha dimostrato una strategia geopolitica esemplare, ricevendo persino elogi da quegli stessi media internazionali che avevano lanciato allarmi durante la sua campagna elettorale. La Repubblica sta giocando un ruolo di primo piano dal punto di vista internazionale, mentre i precedenti governi di sinistra avevano deteriorato il ruolo del Bel Paese. Giorgia Meloni sta tenendo il comportamento di una vera statista, con un’Italia che sta risorgendo mentre altre nazioni europee si indeboliscono.