“Il rapporto di Open Doors 2024 verifica il rispetto della libertà religiosa e stila la lista Paesi in cui i cristiani vengono perseguitati. Vivere l’intolleranza religiosa ci fa capire quanto sia necessario essere a fianco della comunità cristiana nel mondo. Nei trattati internazionali e commerciali dovremmo inserire l’importanza della libertà di fede. Nella nostra azione parlamentare possiamo fare la nostra parte, anche all’interno del Piano Mattei. Bisogna educare alla tolleranza e dunque alla libertà religiosa. Saremo sempre a dare supporto a chi racconta la tragedia delle persecuzioni dei cristiani e cerca quotidianamente di aiutarli, come fa Open Doors il cui rapporto ci invita a mantenere alta l’attenzione verso questo tema”. Lo ha detto Emanuele Loperfido, deputato di Fratelli d’Italia, membro della commissione Affari Esteri della Camera e rappresentante dell’intergruppo per la difesa della libertà religiosa dei cristiani nel mondo, durante la conferenza stampa di presentazione dell’annuale World Watch List (WWList 2024), la lista dei primi 50 paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo, progetto dietro al quale lavora nel corso dell’anno un team di ricercatori di Porte Aperte, impegnato a monitorare la situazione dei cristiani in 100 nazioni nel mondo. Insieme a lui hanno partecipato, Fausto Biloslavo, giornalista e saggista, Cristian Nani, Direttore della Fondazione “Open Doors Italia”,Timothy Cho, esule cristiano nordcoreano, e Matteo Giusti, giornalista, saggista e autore del libro “La loro Africa”.
“Quest’anno – ha detto Biloslavo – si registra un aumento nei numeri: sono infatti saliti a 365 milioni i cristiani che subiscono persecuzioni e discriminazioni nel mondo. Al primo posto stabile c’è la Corea del Nord, dove la fede è abolita. Poi ci sono la Somalia, la Libia, l’Eritrea, lo Yemen. Oltre all’Africa, anche in America Latina la Chiesa è sotto attacco: in Nicaragua, per esempio, vescovi e prelati vengono incarcerati. Ricordo quello che mi dissero a Mosul, dove ci sono 150:000 cristiani, i fedeli: voi occidentali ci avete dimenticato. Il messaggio che vorrei lanciare è che non basta denunciare solo oggi questo continue violenze, dobbiamo ricordarci ogni giorno che i cristiani sono sotto tiro nel mondo”.
“Sono 31 anni – ha sottolineato Cristian Nani – che stiliamo questo rapporto. Porte Aperte ha creato una rete locale in 70 paesi per sostenere e supportare i cristiani perseguitati: sono 2500 pagine di report ogni anno. La persecuzione in termini assoluti e numerici è aumentata nel 2023, come è accaduto negli ultimi 15 anni. Un cristiano ogni 7 è toccato da fenomeni di discriminazione e intolleranza. Salgono da 11 a 13 i Paesi in cui la persecuzione è estrema. Sono stati ben 4998 i cristiani uccisi per la loro fede l’anno scorso, 3906 quelli rapiti e 4125 quelli arrestati. Per molti di loro l’unica alternativa è scappare. Chiediamo che venga posta attenzione alla Chiesa profuga, cioè ai cristiani presenti in campi profughi in quanto cristiani perseguitati”.
Toccante la testimonianza di Timothy Cho, esule cristiano Nord Coreano che ora vive in Inghilterra. “Sono grato – ha detto – per questo invito al Parlamento italiano. Sono stato privato di ogni opportunità quando ero in Corea del Nord. Sono stato in prigione quattro volte in Cina e Corea del Nord, due volte sono scappato. Da queste esperienze ho scoperto la fede, l’amore e la speranza. Da piccolo pensavo che la famiglia Kim fosse il mio Dio. Sono nato in una prigione sociale: il regime mira a eliminare ogni presenza cristiana nel Paese”.
“Tra i primi sei Paesi del World Watch List quattro sono africani. Ci sono varie problematiche in Africa. Dopo la sconfitta dello Stato Islamico in Medio Oriente, l’Africa è diventato il suo bacino. Gli jihadisti vogliono costruire un califfato: il Sahel, in particolare, è già gestito in molte province dallo Stato Islamico. I cristiani sono considerati un retaggio occidentale e dunque un nemico. Molti agricoltori cristiani poi, a causa del cambiamento climatico, si arruolano con lo Stato Islamico o Al Qaeda perché non hanno altre possibilità di sostentarsi. Il continente Africano a cui il governo sta guardando con attenzione e intelligenza rischia di subire un tragico peggioramento”, ha concluso Giusti.