La vexata quaestio non è il riarmo dell’Europa, ma è la difesa dell’Europa. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, parte in quarta rispondendo al question time al Senato prima di essere interrotto durante il suo intervento dalla chiamata della moglie. «L’unica che suona è mia moglie, che ovviamente chiama mentre sono qui… scusate», le parole dell’esponente del governo.
Le scuse all’Aula, una brevissima pausa e poi riprende l’intervento. “La linea è quella che mi avete visto manifestare, non è mai cambiata. Io mi scontro da tre anni e mezzo con racconti che molto spesso vanno al di là della realtà, oggi ho provato a scrivere una lettera al Corriere della Sera per spiegare che cosa prevedono i trattati europei in tema di difesa europea. Perché c’è l’esercito, c’è la marina, l’aeronautica, non vorrei offendere due forze armate che hanno la stessa dignità dell’esercito. Quindi quando si parla di forze armate europee e di difesa europea lo si fa nella cornice che definiscono i trattati: l’articolo 4 e l’articolo 42 che oggi prevedono che la difesa europea funzioni come la difesa della Nato. La Nato non è uno Stato, non ha una sua difesa, l’espressione difensiva della Nato è data dalla capacità di interoperare della difesa italiana, della difesa statunitense, della francese, di tutte le difese che fanno parte della Nato”.
Per il ministro della Difesa: “La difesa, la possibilità di difesa europea deve essere quella: la capacità di far interoperare le difese nazionali. Con un centro unico di comando e controllo? – continua il Ministro – Il ministro della difesa italiano ha proposto a Bruxelles, formalmente, il centro unico due anni e mezzo fa. Così come da due anni, prima di me da Guarini, abbiamo cercato di fare sul carro armato europeo la stessa strada che abbiamo fatto per mia volontà anche sul Gcap non abbiamo avuto risposte dalla Germania. La Francia che non erano interessati ha costituito una cooperazione in quello spazio perchè probabilmente erano visti come competitor industriali. Perché le altre nazioni hanno una valutazione industriale che molto spesso si sovrappone alla politica. E hanno anche modelli organizzativi industriali profondamente diversi da quelli italiani, dove noi stiamo spingendo nell’ottica che dicevamo prima: Gcap, integrazione europea”.
“Dei requisiti comuni europei che possono magari essere realizzati in modo diverso ma che fin dall’inizio hanno le condizioni che servono per dialogare e interoperare, anche se magari sono fatte da aziende diverse. Ci battiamo su questo, – ha aggiunto Crosetto – sui regolamenti da due anni e mezzo e prima di me l’aveva fatto un altro governo. Non è facile anche perché mentre in Italia e in Francia l’interlocuzione tra Governo e aziende della difesa è più facile perché il governo francese come quello italiano è azionista o direttamente o tramite casse di depositi e prestiti di altre aziende. In Germania è profondamente diverso, l’industria della difesa fino a ieri era un’entità totalmente staccata che era impossibile anche portare su un tavolo di ragionamento politico, non c’era né l’attitudine né la volontà di farlo. Per cui si stanno superando con velocità cose che portiamo dietro da trenta, quaranta anni, senza cambiamenti di linea. L’obiettivo è quello che abbiamo sempre ribadito”.
“Voglio tornare poi in ultimo, – ha aggiunto il ministro – ma incidentalmente perché riguarda marginalmente me, sul tema del RearmU di cui non amo il termine l’ho detto io, l’hanno detto i miei quattro colleghi polacchi tedeschi e francesi all’ultima riunione a Parigi. Il tema non è riarmo dell’Europa, è la difesa dell’Europa. Da questo punto di vista l’Italia sta lavorando da protagonista offrendo soluzioni non mettendo paletti e tenendo conto che questi grandi investimenti che dovranno essere fatti in difesa dovranno avere anche un effetto moltiplicatore sull’economia. L’effetto moltiplicatore di un investimento di difesa è il 2,8 – 3 %, quindi investire uno significa ottenere tre come crescita ma questo va fatto se entra nella difesa se rimane sul territorio italiano. Se in qualche modo c’è una ricaduta sulle piccole, grandi e medie imprese esiste un progetto non è cambiato è condiviso.
“Mi dispiace di non trovare unità da parte di tutti. Molto spesso su questo tema abbiamo innescato elementi di divisione su cose marginali mentre avremmo bisogno di trovare un percorso di unità, perché parliamo della difesa di un Paese, della difesa di una nazione, cioè del prerequisito all’esistenza stessa della democrazia e delle istituzioni democratiche. Dire che si può stare senza difese è come dire che si può stare senza Parlamento in una Repubblica parlamentare, è la stessa cosa- ha concluso il ministro- Manca il prerequisito di base”.