“Con il nuovo corso del Ministero, la distribuzione dei fondi pubblici alla cultura torna a basarsi su qualità artistica, impatto sul pubblico e solidità dei progetti. È finita l’epoca dei contributi elargiti in base all’appartenenza politica o all’adesione a mode ideologiche. “Lo dichiara l’onorevole Daniela Dondi, deputato di Fratelli d’Italia, commentando le polemiche, anche nella mia regione, l’Emilia-Romagna. e nella mia città, Modena, sulle recenti assegnazioni ministeriali nel settore culturale.
“Dispiace vedere chi per anni ha gestito in modo autoreferenziale interi comparti culturali scandalizzarsi perché oggi i progetti vengono valutati davvero. È un cambiamento atteso e necessario: la cultura non può più essere un bancomat riservato a pochi. Il pluralismo non è in discussione ma non si può confonderlo con il mantenimento di rendite di posizione. Finalmente contano i contenuti, non le etichette ideologiche. Fa sorridere – prosegue – vedere il Pd e i suoi alleati scandalizzarsi perché, dopo anni di gestione autoreferenziale della cultura, oggi non basta più sventolare parole d’ordine radical chic o inserire l’ideologia gender in ogni bando per ricevere soldi pubblici. La cultura non è proprietà privata della sinistra. È paradossale – incalza Dondi – che proprio chi per anni ha occupato ogni spazio culturale con logiche di parte, si indigni ora che finalmente c’è chi legge i progetti e li valuta per davvero. È finita l’epoca dei contributi a pioggia per gli amici degli amici. Il pluralismo non è in discussione”, conclude il deputato, “ma non si può confonderlo con la conservazione di rendite ideologiche. La sinistra se ne faccia una ragione: oggi contano i contenuti, non le tessere di partito”.