Cura Italia: Aziende artigiane costrette a pagare caro per accesso a CIG

di Maurizio Millico

Il Presidente Conte nella conferenza stampa relativa alla pubblicazione del Decreto Cura Italia, dichiarava: “Il Governo è vicino alle tante imprese……Nessuno deve sentirsi abbandonato…. è stato questo il nostro primo obiettivo”. Peccato che a tanta premura non siano poi seguite generali conferme. Sono migliaia le imprese artigiane che rischiano di non accedere agli ammortizzatori. Una circolare INPS, chiarisce che tutte coloro non iscritte (lecitamente) ai relativi fondi bilaterali, avendo optato per il versamento di 25 euro ai propri dipendenti, oggi se intendono far richiesta di cassa integrazione, sono costrette ad iscriversi ai fondi di riferimento.

Un assurdo iter burocratico che oltre a rallentare l’accesso al sostegno, porta con sé voci di spesa importanti per le aziende, che rischiano letteralmente di restarne schiacciate.

Iscrivendosi, infatti viene richiesta la REGOLARIZZAZIONE DELLA POSIZIONE CONTRIBUTIVA, attraverso il pagamento di ben 3 anni di arretrati per ogni lavoratore! Cifre, che per un’azienda che sta chiedendo aiuto, di fatto rischiano di farla chiudere, considerando che per OGNI dipendente l’importo da versare è di circa 1.000 € (“volendo in 12 comode rate”).  Eppure il DL ha previsto, a Bilancio dello Stato, 80 milioni di euro destinati agli enti bilaterali proprio per rimpinguare le casse dei fondi che avrebbero poi erogato gli ammortizzatori.

Forse sarebbe stata doverosa una riflessione più approfondita, avendo davvero a cuore le imprese, piuttosto che costringerle ad aderire e (quindi pagare DOPPIAMENTE) a fondi di solidarietà alternativi, le cui istituzioni vedono i sindacati in prima linea.

Per altro, anche saldando gli arretrati non è garantita la possibilità di vedere accolte le domande! I Fondi Alternativi infatti non possono operare in deficit, per cui una volta esauriti non vengono più erogati sostegni. L’alternativa a quel punto sarebbe chiedere in Regione l’accesso alla Cassa in Deroga con ulteriore perdita di tempo, trafile burocratiche, accordi e/o informative sindacali da produrre e costi vari, con il rischio che al dunque, le risorse disponibili siano anch’esse esaurite.

Prevedere l’accesso diretto alla Cassa in Deroga per le imprese NON iscritte ai Fondi di Solidarietà Alternativi, sarebbe stato l’unico modo per metterle DAVVERO al centro di un percorso virtuoso e vicino alle loro difficoltà. Fratelli d’Italia lo ha fatto, presentando un emendamento, purtroppo non accolto dal Governo. Ancora una volta a vincere sono l’assurda burocrazia ed atavici campanilismi. In un momento così buio per la nostra Nazione, ci saremmo aspettati scelte più responsabili, ma quella della maggioranza di porre la fiducia al decreto “Cura Italia” confermano che non c’è spazio per quel confronto costruttivo tanto sbandierato, così ancora una volta a farne le spese, sono imprenditori e cittadini italiani.

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