Nel mondo iperconnesso di oggi, gli adolescenti vivono una profonda trasformazione nel modo di comunicare, socializzare e costruire la propria identità. I social network – da Instagram a TikTok, da WhatsApp a Messenger, negli Stati Uniti da Twitter a Snapchat – non sono semplici strumenti tecnologici: sono spazi di relazione, di confronto, di espressione del sé, ma anche luoghi in cui si cercano conferme, si misurano consensi, si rincorre il senso di appartenenza.
Insomma per i giovani essere “visti”, “piaciuti”, “commentati” è diventato un metro di valutazione personale, talvolta più importante del giudizio di genitori o insegnanti. Il bisogno di accettazione da parte del gruppo dei pari si traduce spesso in una pressione continua a mostrarsi perfetti, felici, “vincenti”, pena l’esclusione dal “gruppo” o l’umiliazione pubblica via internet. In questo contesto, l’identità digitale si fonde con quella reale, e ciò che accade online ha conseguenze concrete sul benessere psicologico dei ragazzi.
È in questo fragile equilibrio tra desiderio di appartenenza e paura di esclusione che si inserisce il fenomeno del cyberbullismo: “una forma di prevaricazione volontaria e ripetuta, attuata attraverso un testo elettronico, contro un singolo o un gruppo con l’obiettivo di ferire e mettere a disagio la vittima di tale comportamento che non riesce a difendersi” – Peter Smith (2006)
Un clic può far male quanto un pugno o più
Il cyberbullismo è una piaga silenziosa ma sempre più diffusa, che non conosce confini scolastici o orari: colpisce anche quando la vittima è sola nella sua stanza di fronte ad uno schermo e dunque apparentemente al sicuro. Una forma molto subdola di violenza sottile, pervasiva, spesso invisibile agli adulti, ma devastante per chi la subisce.
I dati che vengono registrati sul fenomeno chiariscono la sua ampiezza e pervasività: secondo quanto pubblicato dalla Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica, nel 2024 il 72% dei ragazzi italiani tra i 13 e i 17 anni è attivo sui social media, con un incremento del 15% rispetto al 2023 (Istat, 2024). A livello di popolazione mondiale, l’Internet Addiction Disorder (IAD) sta acquisendo sempre più rilevanza, portando a una crescente dipendenza digitale tra i giovani, che minaccia le loro relazioni sociali e li isola dal mondo reale. Parallelamente, il cyberbullismo sta aumentando, con un forte picco di aggressività soprattutto tra i ragazzi tra i 13 e i 24 anni. Il cattivo uso della rete è anche responsabile di episodi di violenza, su persone ed animali, e di adescamenti minorili, di relazioni virtuali con sextortion (si tratta di forme di ricatti sessuali via internet), di eccessive informazioni discordanti e conflittuali, di cybersesso (Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, 3 dicembre 2024).
I canali più diffusi sono anche quelli più utilizzati dai giovani per colpire le loro vittime: WhatsApp, Instagram, TikTok, Discord e piattaforme di giochi online. Deve far riflettere quanto rilevato dall’ISTAT nel 2023: 1 studente su 5 è vittima abituale di comportamenti lesivi online; e tale dato è destinato a crescere nel tempo.
Normativa italiana
L’Italia è stata tra i primi Paesi europei a introdurre una normativa ad hoc: la Legge 29 maggio 2017, n. 71. È una legge che mette al centro il diritto del minore alla dignità, stabilendo tra l’altro una definizione del fenomeno “qualunque forma di pressione, aggressione, ricatto, ingiuria, diffamazione, furto d’identità, alterazione, trattamento illecito di dati… in ambiente digitale” e consentendo alle vittime di poter richiedere la rimozione/oscuramento/blocco dei contenuti offensivi (al Garante per la Privacy), ha coinvolto le scuole con l’obbligo di nominare un referente per il cyberbullismo e creare progetti educativi che coinvolgano anche le famiglie degli studenti, ed ha introdotto la possibilità di adottare anziché punizioni penali, interventi educativi e sociali per i minori autori del fatto.
Il cyberbullismo non è ancora un reato autonomo, ma può configurare diverse tipologie di reati contro la persona: diffamazione (art 595 c.p.), minaccia (art 612 c.p.), molestia o disturbo (art 660 c.p.), atti persecutori – stalking (art 612 bis c.p.), trattamento illecito dei dati personali (art 167 d.lgs. 196/2003).
Il quadro normativo attuale è completato dall’introduzione nei programmi scolastici dell’obbligo di insegnare la cittadinanza digitale, con attenzione a cyberbullismo, sicurezza online e uso responsabile dei social media. (Legge 20 agosto 2019, n. 92.
Il cyberbullismo fenomeno globale e riconoscimento internazionale
L’universalità della tecnologia e la diffusione planetaria di smartphone, social network, app di messaggistica e piattaforme di gaming, ha favorito la globalizzazione anche dei comportamenti devianti come il cyberbullismo. Quanto visto per gli adolescenti e giovani italiani è confermato anche nel resto del mondo perché l’adolescenza è un’età critica in ogni cultura ed ad ogni latitudine. Questo rende fertile il terreno per dinamiche di cyberbullismo in ogni contesto geografico. Un contenuto offensivo o umiliante può raggiungere chiunque, ovunque, in tempo reale. La natura virale e incontrollabile del web amplifica gli effetti del cyberbullismo, rendendolo più pervasivo e duraturo rispetto a quello tradizionale.
Le organizzazioni internazionali Nazioni Unite, il Consiglio d’Europa, l’Unione Europea, l’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) e l’UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia) hanno riconosciuto ufficialmente il cyberbullismo come una minaccia globale per i diritti dei minori e promuovono strategie coordinate per contrastarlo.
I dati sono esemplificativi: secondo l’UNICEF (2023), 1 adolescente su 3 in 30 Paesi dichiara di essere stato vittima di cyberbullismo. In Europa, il report EU Kids Online 2024, mostra che oltre il 46% dei minori tra i 9 ed i 16 anni ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo o cyberbullismo almeno una volta nella vita. Negli Stati Uniti, l’NCES (National Center for Education Statistics 2023) rileva che circa il 20% degli studenti subisce cyberbullismo durante la scuola superiore.
Le stesse istituzioni in tutto il mondo spingono per una cooperazione internazionale, affinché i Paesi si dotino di norme specifiche, strategie educative e sistemi di segnalazione efficaci. Alcuni paesi (Francia, Regno Unito e Australia) hanno introdotto leggi penali specifiche sul cyberbullismo.
L’UE ha deliberato regolamenti in materia come il Digital Services Act per obbligare le piattaforme a rimuovere contenuti dannosi (diritto all’oscuramento). Si stanno moltiplicando progetti educativi globali e campagne contro l’odio online promosse dai colossi internet e social media Meta, TikTok, Google e YouTube, anche se ad oggi i risultati risultano discontinui e difformi come efficacia.
Riflessioni finali
Chi pensa che il cyberbullismo, fenomeno globale e permanente, sia solo un gioco esagerato tra adolescenti ignora le ferite invisibili e profonde che esso può lasciare. Contrastare il fenomeno del cyberbullismo significa educare all’empatia, non sottovalutare i segnali che ci vengono dai giovani, intervenire come adulti consapevoli e coinvolgere gli giovani nel cambiamento culturale ed antropologico – digitale. Ogni clic può ferire o guarire. Sta a noi educare a scegliere il rispetto verso l’altro.
Per approfondire:
- Telefono Azzurro www.azzurro.it
operatori della helpline, gestita da Telefono Azzurro nell’ambito del progetto Generazioni Connesse, sono disponibili ad offrirti uno spazio confidenziale di ascolto e di aiuto attraverso la chat presente sul sito www.azzurro.it/chat e attraverso il numero 1.96.96 attivo 24H/24H. La chat è operativa tutti i giorni dalle 8 alle 22, il sabato e domenica fino alle 20
Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia del 1989, articoli 17 e 19
Generazioni Connesse: www.generazioniconnesse.it
Polizia Postale: www.commissariatodips.it
Movimento Italiano Genitori (MOIGE) www.moige.it
AGIA (Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza) www.garanteinfanzia.org
Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza (Indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori in Italia, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza – 26 novembre 2024)
GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione Europea 2016/679)