Da eroi a bersaglio, le violenze contro il mondo sanitario – 26.000 casi in un anno

“Aveva appena finito il turno di notte. Erano le sette del mattino quando un familiare di un paziente ha sfondato la porta dell’ambulatorio. Urla, accuse, poi lo schiaffo improvviso...”

Scene come questa si ripetono ogni giorno in ospedali e pronto soccorso italiani. Giovani operatori, spesso precari e stremati, diventano bersagli di una frustrazione sociale crescente. Un paradosso se pensiamo che, durante la pandemia, lo stesso personale sanitario era celebrato come “eroe in corsia”, simbolo di sacrificio e dedizione al bene comune. 

Dal 2020 al 2022 oltre 380 i medici italiani deceduti a causa del contagio contratto in servizio, insieme a decine di infermieri e operatori socio-sanitari (fonte Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri). In quegli anni erano “angeli” spesso applauditi dalle finestre. Oggi, troppo spesso, gli stessi operatori sono vittime di diffidenza, insulti, aggressioni fisiche e verbali. Questa contraddizione racconta una delle sfide più drammatiche del presente: la necessità di difendere chi ci cura da un’ondata crescente di violenza che rischia di minare le fondamenta stesse del servizio sanitario nazionale.

Il fenomeno in cifre

Il 2024 ha registrato un vero picco: tra sanità pubblica e privata sono stati denunciati 25.940 episodi di aggressione (+33% rispetto al 2023), circa 18.000 nel settore pubblico). L’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e socio-sanitarie istituito presso il Ministero della Salute riferisce circa 22.000 operatori coinvolti (+15%) e una media di 116 episodi per ASL (Relazione attività anno 2024). È giusto sottolineare che l’aumento è dovuto anche ad una maggiore sensibilizzazione alla segnalazione e ad un miglioramento dei sistemi di monitoraggio, comunque nei primi tre mesi del 2025 si contano già quasi 6.500 aggressioni, con un’impennata del 37% rispetto al 2024 nello stesso periodo.

Chi sono le vittime

  • Distribuzione geografica: nord 63%, centro 11%, sud 26%
  • Vittime delle aggressioni: soprattutto donne nella fascia 30-49 anni (otre 60%)
  • Ruoli: infermieri (55%) anche per la loro maggiore presenza tra il personale, medici (17,3%), operatori socio-sanitari (OSS) (9,5%), altre categorie non sanitarie (8%)
  • Cadenza: giorni feriali – fascia 8/20
  • Luoghi: Pronto Soccorso, Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), Aree di Degenza, Aggressori: pazienti e/o familiari – amici
  • Tipologia: verbali (70%), fisiche personali (24%), danni a beni e strutture (6%).

Inoltre secondo l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, 1 infortunio sul lavoro su 10 nel settore sanitario è legato a un episodio di violenza e/o aggressioni.

Le cause a cui si fa risalire l’evento

Le stesse associazioni di categoria del mondo sanitario nei loro questionari anonimi hanno potuto individuare alcune cause ricorrenti che alimentano situazioni che troppo spesso si trasformano in violenze:

  • Carenza di personale che comporta lo svolgimento di turni massacranti
  • Le lunghe attese nei pronto soccorso che divengono fonte di tensione
  • Casi di comunicazione inefficace tra operatori e utenti o familiari degli stessi
  • La perdita di fiducia nel Sistema Sanitario Nazionale troppo spesso percepito come inefficiente o distante dalle richiesta degli utenti.

Il clima crescente di aggressività si sta diffondendo dai pronto soccorso anche ad altri reparti ritenuti meno “critici” dallo stesso personale sanitario e persino agli Istituti Penitenziari, dove le segnalazioni sono aumentate del 64% rispetto al 2023.

La risposta normativa, istituzionale e delle associazioni

Il fenomeno delle aggressioni in corsia ha trovato risposta da parte del legislatore .

La Legge 113/2020 ha istituito la “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”, il 12 marzo, volta proprio a condurre la popolazione verso una cultura che condanni ogni forma di aggressione (verbale o fisica) nei confronti di tutti coloro che lavorano quotidianamente per il benessere del singolo e della collettività. La norma ha introdotto poi la procedibilità d’ufficio per il reato di lesioni personali nei confronti dei professionisti sanitari e socio-sanitari, pertanto, l’Autorità Giudiziaria, avutane notizia, potrà procedere indipendentemente dalla denuncia/querela della persona offesa).

In tale contesto è intervenuto anche il D.L. n. 34 del 2023 che all’art. 16 comma 1-bis ha previsto la possibilità di costituire, con ordinanza del questore, posti fissi di Polizia di Stato presso le strutture sanitarie che siano dotate di un reparto di emergenza-urgenza.

L’esperienza maturata con la legge 113/2020 ha dato l’input al Decreto-Legge 137/2024 (convertito nella legge 171/2024) che introduce l’arresto obbligatorio in flagranza (anche differito entro 48 ore) per chi aggredisce operatori o danneggia strutture sanitarie. La pena fino a 5 anni di reclusione e sanzioni fino a 10.000 euro. Vengono ridefiniti ed ampliati i presidi di sicurezza, i sistemi di videosorveglianza, viene data la possibilità di dotare di body-cam il personale sanitario ed il personale vigilante, vengono installati pulsanti di emergenza per gli operatori sanitari collegati con le centrali operative delle Forze dell’Ordine. Sono previste linee telefoniche dedicate e sportelli di ascolto per il personale sanitario, offrendo supporto psicologico e legale a chi ha subito violenze. Le associazioni di categoria chiedono la creazione di “Ambulatori per codici bianchi” ed il potenziamento della medicina territoriale entrambi ritenuti fattori fondamentali per alleggerire i pronto soccorso di parte dell’utenza ed è auspicabile la “costituzione automatica delle ASL come parte civile” nei procedimenti penali contro gli aggressori.

cosa dice la legge

Legge 113/2020 → istituita la Giornata nazionale (12 marzo), 

   procedibilità d’ufficio per lesioni agli operatori sanitari.

D.L. 34/2023 → possibilità di istituire posti fissi di Polizia 

   negli ospedali con pronto soccorso.

D.L. 137/2024 (Legge 171/2024) → 

   – Arresto obbligatorio in flagranza (anche differita entro 48h) 

   – Pene fino a 5 anni di reclusione  

   – Multe fino a 10.000 €  

   – Videosorveglianza, body-cam, pulsanti di emergenza collegati alle forze dell’ordine

Oltre i danni morali anche quelli sociali ed economici

Il fenomeno è in crescita non solo a livello nazionale ma anche mondiale con conseguenze sia sugli operatori sia sui sistemi sanitari, ed è complesso stimare e quantificare i costi ad esso connessi. Gli effetti della violenza sugli operatori sanitari, vanno ben oltre il danno fisico, influenzando la qualità dell’assistenza sanitaria e portando costi diretti e indiretti per il sistema sanitario. La violenza ha ripercussioni anche sulla produttività, sull’efficienza organizzativa e sulla qualità dell’assistenza.

In sintesi, il fenomeno della violenza nei confronti del personale sanitario non solo ha impatti devastanti sulla salute e sul benessere degli operatori, ma comporta anche gravi conseguenze economiche per i sistemi sanitari, inclusi costi diretti e indiretti associati alle aggressioni, all’assenza dal lavoro e alla perdita di produttività. Investire nella prevenzione della violenza rappresenta una strategia fondamentale per ridurre questi impatti negativi e migliorare la qualità complessiva dell’assistenza sanitaria. I costi connessi al fenomeno degli eventi di violenza a danno dei professionisti sanitari e sociosanitari deve considerare diversi aspetti:

• gestione dei danni riportati fisicamente e psicologicamente dalle vittime delle aggressioni,

• giornate perse di lavoro,

• mancato o parziale servizio,

• sostituzione temporanea o permanente del professionista vittima di violenza,

• riconoscimento e risarcimento dell’infortunio dall’INAIL,

• costi di carattere legale,

• danni provocati a strutture e beni, 

• costi indiretti associati alla prevenzione della violenza, 

• costi indiretti connessi a una riduzione della qualità dell’assistenza e un aumento del rischio di errori medici,

• costi indiretti per l’incremento dei premi assicurativi.

Le iniziative a livello europeo

Il progetto dell’Unione Europea “Brave-Wow” comprenderà l’impiego dell’intelligenza artificiale utilizzata in parallelo alla somministrazione di un questionario specifico per la violenza di genere sul lavoro integrato con il questionario sul lavoro dignitoso. L’obiettivo è cercare di valutare il fenomeno nelle organizzazioni sanitarie di Portogallo (Paese capofila), Italia, Spagna e Slovenia. “Brave-Wow” coinvolgerà le parti interessate attraverso gruppi di discussione, interviste e analisi dei social media per identificare e affrontare la violenza e il bullismo. I risultati porteranno all’implementazione di strategie, protocolli, metodi e strumenti di lavoro trasferibili ai vari ambiti. Congiuntamente alle procedure e alle politiche, sarà lanciata una campagna di comunicazione e di metodologie in tutta l’unione europea. Per l’Italia saranno contattati almeno 10 ospedali di medie e grandi dimensioni, sul territorio nazionale, per avere la possibilità di stratificare le risposte secondo le diverse figure professionali. Per garantire una buona rappresentatività statistica, il campione di ospedali sarà selezionato in base alla distribuzione geografica, proporzionale alla quota della popolazione residente (4 ospedali nel Nord, 2 al Centro e 4 nel Sud).

Conclusione

Le aggressioni al personale ed alle strutture del mondo sanitario sono un fenomeno in crescendo che ha un impatto devastante su operatori e organizzazioni, e una percezione di insicurezza diffusa che mina la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale stesso. La normativa è stata potenziata in molti aspetti di prevenzione e repressione del fenomeno; tuttavia resta fondamentale lavorare in modo strategico sulla cultura e sul rispetto verso chi lavora per tutti, sulla sicurezza, sulla prevenzione e sulla ricostruzione del legame di fiducia tra cittadini ed il sistema sanitario. In sintesi “…recuperare un rapporto di alleanza tra cittadini e operatori sanitari è fondamentale: vogliamo che medici, infermieri, operatori sociosanitari non siano visti come nemici da aggredire, ma come professionisti che si prendono cura della salute di tutti noi” (O.Schillaci, Ministro della Salute, 12.03.2024).

Per approfondire

https://www.salute.gov.it
https://www.sanitainformazione.it
https://www.salute.gov.it/new/it/tema/professioni-sanitarie/osservatorio-nazionale-sulla-sicurezza-degli-esercenti-le-professioni

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Rosario Bonavita
Rosario Bonavita
Rosario Bonavita è Vice Segretario Regionale della CONFSAL Campania, organizzazione sindacale di livello confederale. Laureato in Economia del Commercio Internazionale e dei Mercati Valutari presso l’Università degli Studi di Napoli Parthenope, si occupa di approfondimenti su tematiche internazionali, politiche e sindacali, con particolare attenzione al profilo della sicurezza

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.