Sferomachia e Harpastum: sono queste le radici rispettivamente greca e latina di una disciplina che è molto più di uno sport. Parliamo del Calcio storico fiorentino che – si legge sul sito del comune del capoluogo toscano – “ad oggi è la competizione più agguerrita che coinvolge la città, uno spettacolo unico nel suo genere e un forte elemento identitario per i cittadini”. Di derivazione, come accennato, antichissima, il Calcio storico fiorentino (o in livrea/costume, per gli abiti d’epoca indossati dai partecipanti) si ritiene sia nato nel XIII secolo: le prime fonti ufficiali che ne parlano sono tardo-medievali.
Entrando nel dettaglio di questa particolarissima manifestazione sportiva, in realtà nei fondamentali più simile al rugby che al calcio, va detto innanzitutto che le partite durano cinquanta minuti e vengono disputate su un campo rettangolare coperto di sabbia diviso in due quadrati uguali con, sul fondo (a metà dei lati corti), due reti. Sul terreno di gioco entrano due squadre composte ciascuna da ventisette giocatori detti calcianti, che ricoprono i seguenti ruoli: quattro Datori Indietro (portieri), tre Datori Innanzi (terzini), cinque Sconciatori (mediani), quindici Innanzi o Corridori (attaccanti). Inoltre – come è spiegato dalla Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali – ci sono il Capitano e l’Alfiere, che hanno il compito di intervenire per placare gli animi dei calcianti della propria squadra in caso di risse troppo accese. A dirigere l’incontro c’è il Giudice Arbitro, coadiuvato da sei Segnalinee e dal Giudice Commissario. Un’altra figura fondamentale, che sta fuori dal terreno di gioco, è quella del Maestro di Campo, che sorveglia lo svolgersi della partita e interviene per ristabilire l’ordine e mantenere la disciplina.
La partita comincia con il lancio del pallone sulla linea centrale del campo e la successiva “sparata” delle colubrine (antichi pezzi di artiglieria leggera a canna lunga), che segna l’apertura delle ostilità. Da questo momento in poi i calcianti delle due squadre cercheranno con qualunque mezzo di depositare il pallone nella rete avversaria, segnando così una “caccia” (goal). Ad ogni segnatura, le squadre cambiano campo. Vince, chiaramente, la squadra che al termine dell’incontro ha segnato più cacce.
Quanto ai campi di gioco, ce ne sono quattro: piazza Santo Spirito, piazza Santa Maria Novella, il Prato (presso l’omonima Porta) e piazza Santa Croce, considerato quest’ultimo quello più prestigioso e dove tutt’ora viene giocato il Torneo dei Quattro Quartieri. Le squadre sono dunque quattro: i Bianchi di Santo Spirito, gli Azzurri di Santa Croce, i Verdi di San Giovanni (Duomo) e i Rossi di Santa Maria Novella. Le due semi-finali quest’anno si giocheranno il 7 e l’8 giugno e la finale, come da tradizione, il 24 giugno, in occasione della festività di San Giovanni Battista, patrono di Firenze. Le partite sono precedute da imponenti cortei storici che, dopo aver attraversato le vie del centro, convergono du piazza Santa Croce per assistere alla competizione.
Particolare interessante – riferiscono diverse fonti – è il premio: oltre al palio, infatti, mentre i musici intonano l’inno della vittoria, il Maestro di Campo consegna una vitella di razza chianina alla squadra vincitrice del torneo. Un’ultima curiosità: tra gli incontri celebri quello considerato storicamente il più importante è la cosiddetta “Partita dell’assedio”, che fu giocata il 17 febbraio 1530 durante appunto l’assedio di Firenze da parte delle truppe di Carlo V come coraggioso segno di sfida degli abitanti della città.