Un inno alla vita e alla fertilità della terra: è questo, in estrema sintesi, il significato dei Riti Arborei in Basilicata (dal 2018 ufficialmente compresi nella rete “Riti Arborei lucani”) che, ogni anno, uniscono sacro e profano per celebrare simbolicamente l’unione tra uomo e natura ed il rapporto con il proprio territorio e la propria identità, sanciti da singolari matrimoni tra alberi.
La tradizionale e antichissima manifestazione, fortemente radicata nell’identità locale, si svolge nel periodo che comincia con l’equinozio di primavera (che coincide con la rinascita del mondo vegetale dopo l’inverno) e dura fino a settembre. Un periodo, dunque, di risveglio della natura ma anche – si legge nel sito di promozione locale Basilicata turistica – di “rigenerazione materiale e spirituale della comunità lucana”.
Teatro dei Riti Arborei sono otto comuni lucani, compresi nelle aree verdi del Maggio (Parco regionale di Gallippoli Cognato e Piccole Dolomiti lucane – paesi di Accettura, Castelmezzano, Oliveto Lucano e Pietrapertosa) e dell’Abete (Parco Nazionale del Pollino – paesi di Castelsaraceno, Rotonda, Terranova di Pollino e Viggianello). Qui – si legge nel sito di promozione locale Basilicata turistica – “da maggio a settembre boschi, piazze e chiese diventano teatro di spettacolari festeggiamenti pagani e religiosi in onore del Santo patrono”, nella maggior parte dei casi Sant’Antonio da Padova.
Quanto, nello specifico, alle inconsuete cerimonie di nozze, hanno per protagonisti un tronco (lo sposo) e una cima (la sposa) appartenenti a due alberi diversi, tagliati nei boschi della zona e trasportati nelle piazze dei vari paesi, dove si celebrerà l’unione. Il viaggio dei “prossimi sposi” è un vero e proprio evento a cui partecipa tutta la popolazione, scandito da soste all’insegna delle tradizioni enogastronomiche locali, dalla musica tradizionale e dalle grida dei bovari che, insieme al muggito dei loro animali, accompagnano lo svolgimento dell’antico rito. Che si conclude con il matrimonio, ovvero l’innesto di tronco e cima per formare un unica nuova pianta, poi innalzata al cielo a celebrare, in un clima di festa non privo di profonda solennità, il rinnovarsi della vita con l’auspicio di prosperità e abbondanza.