Torino deve il suo nome all’antica denominazione latina “Augusta Taurinorum”, in omaggio – spiega in un articolo La Stampa, quotidiano con sede appunto nel capoluogo piemontese – “all’imperatore Augusto che fondò il nucleo della città nel 28 a.C. L’elemento Taurinorum si riferisce ai Taurini, antico popolo celtico che abitava la regione prima della conquista romana”. C’è però una leggenda, che come tante altre affonda le sue radici nella tradizione popolare, che fa risalire la denominazione ad un toro ebbro di vino che salvò la città da un crudele e spietato drago. Si narra in proposito che la fiera sputafuoco aveva scelto come tana i boschi intorno al centro abitato da dove, indisturbato, seminava distruzione divorando il bestiame e uccidendo qualunque essere vivente gli capitasse a tiro. Gli abitanti, dunque, vivevano nel terrore. Per porre fine ad una situazione ormai divenuta insostenibile, tentarono senza successo innumerevoli soluzioni, che purtroppo si rivelarono tutte inutili: il drago, infatti, era risultato troppo abile e forte per essere sconfitto dagli uomini, qualunque cosa essi facessero.
Come ultimo disperato tentativo si decise di mandare a combattere il drago un altro animale, grande e forte, con la speranza che potesse sconfiggerlo e ridare agli abitanti della città una vita serena e tranquilla. Riflettendo su quale animale mandare tra quelli che avevano a disposizione, alla fine scelsero un grande e robusto toro dal pelo rosso. “Per renderlo ancora più forte ed aumentare le sue possibilità di vittoria – si legge su ilcomuneinforma.it – i torinesi fecero bere al toro una mistura di acqua e vino rosso”, che lo fece diventare “ancora più battagliero ed irrequieto”. Subito dopo che ebbe bevuto questa specie di “elisir”, l’animale, ebbro di vino, venne portato nel bosco ad incontrare il suo nemico. Non appena vide il drago, il toro gli si scagliò immediatamente contro.
La battaglia, si racconta, fu durissima: i colpi che i due particolari combattenti si scambiarono, infatti, furono di impressionante potenza. Nel frattempo gli abitanti del luogo, impauriti ma al contempo fiduciosi che il toro potesse avere la meglio, assistevano alla lotta. Ad un certo punto il valoroso animale dal pelo rosso riuscì a ferire con le corna la pericolosa creatura alata facendola cadere al suolo. Poi gli si scagliò contro con tutta la sua forza e, alla fine, riuscì ad uccidere il drago. Durante il combattimento, però, il toro rimase gravemente ferito e purtroppo morì poco dopo la leggendaria contesa.
La popolazione, grata all’animale sacrificatosi per salvare la città, cominciò ad osannare il toro rosso e per rendegli omaggio, come segno di ringraziamento, decise di inserirlo nello stemma cittadino. Da quel momento l’animale venne considerato come una vera e propria divinità locale e diede anche il nome alla città, che ancora oggi ha un forte legame con il “suo” toro rosso, considerato un simbolo delle virtù e dei valori che il popolo torinese ritiene fondamentali e caratteristiche della sua essenza: forza, tenacia, coraggio e libertà.