Sulla alta e frastagliata costa del Salento adriatico, tra il borgo marinaro Castro e Santa Cesarea Terme, c’è una grotta che, oltre a essere una particolare meraviglia della natura, ha anche dato vita ad una delle leggende popolari più conosciute ed amate in Puglia. Si tratta – spiega una pagina internet dedicata al folklore pugliese – di “un racconto fantastico forse diffusosi per dare una spiegazione razionale ad alcuni eventi scientifici che per l’epoca erano inspiegabili”. Un racconto che sorge e si diffonde attorno ad un luogo estremamente affascinante: è la grotta di Zinzulusa, una cavità naturale scoperta alla fine del XVIII secolo da Antonio Francesco del Duca, allora vescovo di Castro. Formatasi a seguito dell’erosione delle acque marine, è lunga poco più di 250 metri e si divide in quattro aree principali: la Conca (caverna a forma ellittica), il Corridoio delle Meraviglie (la parte più lunga, che presenta stalattiti e stalagmiti che creano uno scenario estremamente spettacolare), la Cripta o Duomo (una grotta più piccola e piena di colonne calcaree) ed infine il Cocito (piccolo bacino chiuso).
Nel 1957 la Zinzulusa è stata parzialmente aperta al pubblico, che può ammirarne la prima parte (il resto è stato dichiarato area protetta). “Durante il periodo natalizio all’interno si allestisce il presepe e nel 1968 – ricorda Luigi Marino su movery.it – ha ospitato alcune scene del film Nostra Signora dei Turchi di Carmelo Bene”.
Quanto al nome, lo stesso deriva secondo la maggior parte delle fonti dalla parola dialettale “zinzuli”, che significa stracci e si riferisce alle formazioni rocciose che pendono dal soffitto dell’antro, che ricordano appunto degli stracci appesi. Ed è appunto attorno agli stracci che è nata la leggenda della Zinzulusa: secondo la tradizione vicino alla grotta viveva, in tempi lontani, un Barone ricchissimo (possedeva le terre intorno al paese di Castro), avarissimo e molto crudele, al punto di lasciar morire di crepacuore la moglie per come veniva trattata la loro figlioletta che, per l’avarizia del padre, veniva fatta vestire di stracci.
La piccola, orfana di madre e priva dell’affetto paterno, cresceva triste e sconsolata. Un bel giorno però, divenuta una bella e giovane donna, fece un incontro che le cambiò la vita: andò infatti da lei una fata buona, che le regalò un bellissimo vestito nuovo, strappando quello sporco e lacero che indossava. Poi lo gettò via in aria e il vento portò quegli stracci fino alla vicina grotta, dove si posarono sulle pareti e divennero roccia: da quel momento l’antro venne chiamato Zinzulusa. Quindi la fata buona, indignata per il comportamento del Barone con la figlia (e non solo), lo gettò nelle acque sottostanti la grotta e nel punto in cui cadde, fuoriuscirono acque infernali che crearono il laghetto Cocito. Secondo la leggenda, infine, le creature marine che assistettero alla scena divennero cieche. Quanto alla figlia del Barone, per lei finalmente arrivò il lieto fine, perché in seguito sposò un principe bello e gentile e, come in tutte le favole, visse con lui felice e contenta.