L’odio degli “Antifa” americani e del movimento Black Lives Matter si accanisce ora sulle statue del navigatore italiano Cristoforo Colombo, monumenti dedicati allo scopritore delle Americhe sono stati decapitati in diverse città degli Stati Uniti. La motivazione dei vandali sarebbe l’indole colonialista del genovese, ma decapitando Colombo i terroristi “Antifa” decapitano il simbolo degli italo-americani e feriscono a morte una minoranza che nel bene e nel male ha contribuito a formare la nazione a stelle e strisce. Forse è proprio questa la colpa di Colombo, essere entrato a far parte di un tessuto identitario che lo lega a doppio filo con la tradizione USA, e questo gli etno-masochisti di matrice “dem” ed i fanatici BLM non possono sopportarlo perché il loro scopo ultimo è proprio quello di distruggere ogni identità.
Opporsi a questa follia significa combattere in questo ambito senza esitazioni, significa rivendicare con orgoglio una storia che ci ha reso fulgido esempio di esploratori e navigatori. Come italiani è nostro dovere difendere senza sosta le figure di Colombo, Caboto, Verrazzano e Vespucci (dal quale le Americhe prendono il nome) rimarcando le caratteristiche di un popolo con un’indole marinara senza eguali. A nostro supporto c’è la stessa storia della navigazione, non a caso nella primissima fase delle esplorazioni marittime sia i regnanti portoghesi che quelli spagnoli si affideranno ai più celebri navigatori italiani. Sotto questo aspetto, del resto, Cristoforo Colombo è certamente il più brillante paradigma della stessa esplorazione via mare.
Quasi fosse un novello Ulisse, egli riuscirà a scoprire terre fino a quel momento sconosciute e a tornare in patria ricoperto di gloria. In verità, questo paragone tra Colombo e Ulisse viene usato molto spesso per indicare l’aspetto della “curiosità” comune ad entrambi ma – a ben vedere – tra i due non v’erano similitudini caratteriali o spirituali. Il genovese, al contrario di Ulisse, non ha mai tenuto un atteggiamento di sfida nei confronti della divinità durante la navigazione: da ogni suo discorso, da ogni suo scritto e da ogni sua lettera, infatti, emerge un profondissimo senso di devozione per la religione cattolica. Sicuramente un cattolicesimo molto distante da quello che conosciamo oggi, poiché influenzato – come da prassi nel XV secolo – da una Chiesa romana militante e intransigente, pronta anche ad imbracciare le armi per propagare e difendere la propria dottrina. Cristoforo Colombo, in tal senso, immaginava se stesso ed i propri marinai come nuovi crociati, ribadendo in più d’una occasione che il proprio nome, in greco, significasse proprio “portatore di Cristo”. E, nella sua lettera ai Reali di Spagna, egli scrive:
«Dio suole esaudire anche nelle cose impossibili i servi suoi che osservano i suoi precetti, come toccò a noi che abbiamo conseguito quanto fin qui parve impossibile a forze mortali: perché se alcuno scrisse o disse alcun che di quest’isole, tutti lo fecero per ipotesi e congetture; nessuno asserì di averle vedute, onde sembrava quasi una favola. Dunque al Salvatore Signor nostro Gesù Cristo che ci fe’ il dono di tanta vittoria, rendiamo grazie che il Re e la Regina e i Principi e i loro regni felicissimi si sieno arricchiti di una nuova provincia di Cristiani.»
Il genovese è messaggero di una cultura, quella romano-cristiana, che, per dirla con Mazzini è per sua natura civilizzatrice. Egli è il degno figlio di un’Italia alla quale la Provvidenza destinò un primato fra tutti i popoli dell’umanità. A riprova di quest’affermazione, va detto che soltanto sul suolo italiano, infatti, crebbero e fruttificarono le due concezioni politiche universali che la storia registri: quella della Roma dei Cesari e quella della Roma dei Papi. Ed è sempre la storia a dimostrarci che – mentre i potentati economici e militari spariscono senza lasciar traccia di sè – l’eredità di un’egemonia spirituale e culturale si mantiene integra per migliaia di anni. Ancora oggi, a distanza di secoli, il mondo risente dell’influenza intellettuale della Roma dei Cesari e dei Papi, mentre sembrano già essere caduti nell’oblio imperi ben più recenti come quello francese e quello inglese, che non hanno donato alcun nuovo impulso civilizzatore all’umanità.
L’Urbe continua a vivere grazie alle sue leggi e alle sue norme, che anche nel buio della modernità liquida e globale ci appaiono ancora quali riferimenti ispirati da un’idea universale, un’idea che neanche i nuovo barbari riusciranno a decapitare.