Il bullismo storiografico e politico, mali che vanno a braccetto. E da molto tempo ormai. In che cosa consiste il fenomeno del bullismo? Quali sono le caratteristiche distintive di questa negativa e perniciosa dinamica relazionale?
Innanzitutto lo squilibrio di forze messo in campo (materiali, economiche, culturali, informative ecc…) che determina una modalità di rapporti in cui un soggetto prevarica e umilia una o più persone.
Il secondo tratto caratteristico, invece, è da identificarsi con la sistematicità, la reiterazione di condotte violente e vessatorie, nei confronti della vittima.
Il terzo tratto distintivo è rappresentato proprio dall’incapacità dell’elemento “debole” di sottrarsi a tali soprusi, sviluppando un disagio emotivo, sociale, economico, lesivo della sua dignità e autostima, generando, inoltre, paura, sofferenza e senso di impotenza.
Il bullo, insomma, mira ad annientare la vittima, disconoscendone la qualità di persona, estromettendola progressivamente da qualsiasi luogo della socialità, degli affetti, del lavoro e del vivere nella concezione più ampia del termine. Il bullismo, quindi, non è da confondere con generiche violenze trasversali tra soggetti egualmente aggressivi e in grado di difendersi. Il quadro di un episodio riconducibile ad atti di bullismo presenta attori non sempre adeguatamente esplicitati. Il bullo e la vittima sono attorniati da complici, sostenitori, figure del tutto indifferenti e da poche anime coraggiose, cioè gli aiutanti o soccorritori. La realtà, quindi, in un certo senso, ci coinvolge tutti, chiedendoci di prendere posizione di fronte alle tante ingiustizie delle epoche presenti e passate. Che ci azzecca il bullismo con la ricerca storica e con la politica? Arriviamo al punto.
Per settimane abbiamo assistito a precisazioni, distinguo, tripli salti mortali per legittimare l’inammissibile, cioè che le vittime delle foibe fossero numericamente irrilevanti e che la tragedia degli esuli rappresentasse un episodio del tutto marginale nel quadro degli eventi del secolo scorso. La Giornata del Ricordo, insomma, non meriterebbe di essere accostata a quella della Memoria, introducendo così un elemento di discrezionalità, frutto del triste connubio tra la pseudoricerca storica e la militanza politica incapace di onestà intellettuale.
Le vittime della storia vengono così nuovamente umiliate, impossibilitate a scrollarsi di dosso ricostruzioni faziose e gratuite, etichette affibbiate loro senza giustificazione alcuna. Piega narrativa sistematicamente adottata anche nei confronti di Israele, della Polonia, dell’Ungheria, degli USA, giusto per citarne alcuni, dipinti come stati oppressori, intolleranti e razzisti. Viene persa di vista la complessità e si diviene tifosi acritici, scarsamente obiettivi. Il tutto asserito mediante mirabolanti analisi di geopolitica storica, ammantate di una scientificità e di un rigore esibito, ma fasullo.
E adesso, tocca all’Ucraina, alla sua gente, a un popolo spogliato di se stesso. Di fronte a uno spettacolo così crudele e folle, ancora si levano voci di “intellettuali”, o presunti tali, pronti a giustificare, dati alla mano, le ragioni dell’oppressore, piegando la narrazione degli eventi storici a opportunismi gravati da pregiudizi, faziosità e ignoranze diffuse. Il bullo sarebbe da comprendere, da giustificare e da aiutare, dicono loro. È stato il suo passato ad averlo condotto a queste scelte, a simili atti di violenza e di prevaricazione, discettano sempre più convintamente. La colpa, in fondo, è riconducibile alla fragilità delle vittime, alla loro incapacità di farsi rispettare o, al contrario, alla loro ostinazione e caparbietà, proseguono senza il minimo pudore. Se non vi fossero i deboli, in definitiva, non esisterebbero nemmeno i prepotenti, orgogliosamente concludono.
Un florilegio di baggianate proferito con leggerezza e disinvoltura, senza il minimo rispetto per il dolore e la sofferenza di milioni di uomini. E tra le vittime di costoro, non dimentichiamolo, figura anche la seria e solida ricostruzione storica. Il mestiere attento e faticoso dello studioso non abita i salotti buoni, ma si curva negli archivi, si inerpica lungo gli scaffali delle biblioteche, compie scavi in luoghi inesplorati, indaga, ricerca, si mette a servizio della verità. Lascia parlare il dato, l’evento, respingendo tentazioni ventriloquistiche di parte, retaggi di ideologie morte e sepolte.
Le vittime ucraine di oggi sono gli aguzzini di ieri, gli ucraini cacciarono i polacchi da Lwow (Leopoli) compiendo atrocità come quelle che subirono gli Italiani d’Istria, Fiume, Pola da parte degli yugoslavi. Mia bisnonna originaria della regione di Leopoli polacca fu costretta dal signor Bandera, eroe per gli ucraini, ad andarsene coi due bimbi piccoli a piedi pena la minaccia di bruciarli vivi in casa… Fu magnanimo perchè le consentì di andar via avvertendola (era cresciuto nelle case vicine alla mia bisnonna), le disse che non voleva sporcarsi le mani col suo sangue quando lei chiese di restare a casa sua, una donna vedova con due bambini. Ma no, Bandera voleva fare l’Ucraina dunque PULIZIA ETNICA !!!! Come per gli Italiani dell’Istria, tale e quale. Ucraina aguzzina ora vittima, è il karma.
La valutazione di qui sopra é utilissima anche se almeno una buona parte di chi ascolta certe scempiaggini le valuta come tali. Piuttosto bisogna capire da dove viene questa mentalità disfattista ed autolesionista perchè alla fine, proprio di questo si tratta. E’ brutto dover dire : ascoltatemi perchè sono cretino disonesto e servile….Forse le radici sono lontane nel tempo.
La ringrazio per la riflessione e l’apprezzamento.