Era da un po’ che non sentivamo parlare del Piano Mattei. Ma ciò non significa che, anche e soprattutto nel corso degli ultimi mesi, questo non stia procedendo a ritmo spedito. E a darne prova arriva la seconda Relazione al Parlamento sullo Stato di attuazione del Piano Mattei per l’Africa, presentata lo scorso 8 luglio e che illustra l’attività svolta fino al 30 giugno 2025 da tutti gli organi, enti, associazioni, organizzazioni e imprese coinvolti.
Nel documento si evince come, nonostante forse le prime pagine non ne abbiano parlato assiduamente, il Piano stia dando frutti concreti, tanto da aver ampliato il numero dei Paesi partecipanti (passando da 9 a 14), rafforzando poi nuove attività e progetti.
Ed è questa la dimostrazione che il Governo Meloni sta mantenendo la sua promessa di mettere l’Africa davvero al centro della politica estera italiana, nonostante crisi ed emergenze che rischiavano di distogliere l’attenzione dal continente, e continuando quindi il lavoro per trasformarlo da problema a risorsa. E questo perché il Piano Mattei segue esattamente quella proiezione naturale che il nostro Paese ha nel Mediterraneo. Consapevole che le sfide del continente africano assumono un valore strategico fondamentale per la prosperità e la sicurezza non solo a livello nazionale, ma globale.
Il focus sull’internazionalizzazione del Piano
In linea generale, va detto che sono proseguite -e si sono anche aggiunte- tutte una serie di iniziative in ambito agroalimentare, sanitario, energetico, di infrastrutture, di istruzione, formazione, cultura, ovvero in tutti quei settori cruciali per un adeguato sviluppo e a 360 gradi, perché solamente così sarà possibile davvero risollevare e cambiare il paradigma con il quale si guarda all’Africa.
Oltre a questo, tuttavia, va sottolineata la vocazione internazionale del Piano, consolidatasi con numerose iniziative volte a costruire e rafforzare collaborazioni concrete ed efficaci con i partner internazionali, con una condivisione degli sforzi e delle iniziative.
A titolo esemplificativo, ricordiamo la cooperazione con il Global Gateway dell’Unione Europea, con particolare riferimento ai settori delle infrastrutture fisiche e digitali, dell’energia sostenibile e della produzione agroalimentare (nell’ambito del quale Giorgia Meloni ha incassato un risultato storico, con accordi dal valore complessivo di 1,2 miliardi di euro).
Ma non solo, di grande rilievo è anche la partecipazione italiana al Corridoio di Lobito, che costituisce una svolta strategica, in quanto tale infrastruttura faciliterà il trasporto di minerali indispensabili per la transizione verde e digitale, rafforzando di conseguenza l’autonomia strategica dell’Europa e garantendo un accesso stabile a materie prime essenziali.
L’azione di internazionalizzazione del Piano Mattei si è poi arricchita anche di importanti iniziative per coinvolgere le Nazioni del Golfo, tanto che il Presidente del Consiglio si è recato sia in Arabia Saudita che negli Emirati Arabi Uniti, concludendo complessivamente dieci intese per il sostegno di progetti di comune interesse in Africa nei settori dell’energia e dell’acqua, e coinvolgendo sia istituzioni pubbliche sia il settore privato e finanziario.
Un altro progetto degno di nota nel contesto degli sforzi di internazionalizzazione riguarda il G7 Adaptation Accelerator Hub, attraverso cui si sostengono le Nazioni in via di sviluppo più vulnerabili nell’attuazione di misure di adattamento climatico, mirando a trasformare i Piani Nazionali di Adattamento in progetti concreti attraverso la definizione di piani di investimento e la mobilitazione di supporto tecnico e finanziario.
Ecco dunque che, di fronte a questi risultati tangibili, è difficile immaginare come si possa ancora parlare del Piano Mattei come di una iniziativa vuota e senza visione. Perché, ad essere onesti, siamo di fronte ad uno dei più grandi cambiamenti geopolitici a livello mondiale, che trasformerà nella realtà il rapporto tra il Nord e il Sud del mondo. E tutto questo grazie ad una visione lungimirante e pragmatica portata avanti dall’Italia, che sotto il Governo Meloni ha deciso di investire concretamente nel continente africano, troppo a lungo dimenticato e mal sfruttato.
Una decisione presa scientemente e consapevolmente, dal momento che, come dice la stessa Giorgia Meloni, è proprio dall’Africa che passa la prosperità e la sicurezza del Mediterraneo – e del mondo intero. È dall’Africa che passa il nostro futuro. Ed è quindi esattamente per questo motivo che investire nel continente a noi dirimpettaio significa anche e soprattutto investire nel nostro stesso futuro, degli italiani, degli europei e di tutto l’Occidente.
Il Piano Mattei rappresenta un progetto mai visto prima, che, passo dopo passo, sta producendo dei risultati senza precedenti, abbandonando una volta per tutte quella logica assistenzialista e intervenendo invece attraverso politiche attive e cooperative negli Stati africani, e convogliando verso un unico obiettivo gli sforzi di numerose realtà internazionali.
Un progetto che ha una marcia in più perché non si è voluto imporre calando la mano dall’alto, ma è partito dall’ascolto delle esigenze e dei bisogni dei popoli africani. E ha trasformato poi tutto ciò in strumenti operativi, mobilitando risorse e investimenti, e creando così nuove opportunità per le imprese nostrane- e non solo.
È oramai chiaro che questo progetto si pone di raggiungere degli obiettivi ambiziosi; ma stando a quanto fatto finora, è sulla buona strada per riuscirci, consacrando così il ruolo di ponte tra Europa e Africa che l’Italia, che, allo stato dei fatti, si è già guadagnata sul campo.