De Priamo – Troiani (FdI): “Regione faccia marcia indietro: ripristinare le bolle nelle scuole, arginare i contagi e limitare i disagi”

“Non sarebbe stato necessario affidarsi a un oracolo per prevedere il futuro; bastava piuttosto riflettere sul recente passato, affidarsi al buon senso e certamente si sarebbe arginato il numero dei contagi esplosi all’ennesima potenza nei nidi e nelle scuole materne”. É quanto dichiarano Andrea De Priamo, consigliere capitolino di Fratelli d’Italia e Presidente della Commissione Trasparenza, e Serena Troiani, consigliere di Fratelli d’Italia in Municipio 3.

“Il sistema delle bolle, in vigore lo scorso anno scolastico prevedeva il raggruppamento di bambini fino a un massimo di sette, affidati all’educatrice in uno spazio ad uso esclusivo del gruppo per tutte le attività di routine (gioco, pasti, sonno). Questa modalità ha di fatto permesso di ridurre di molto il rischio dei contagi. In barba alla buona prassi, la Regione Lazio ha invece emanato una circolare destinata a tutti i Comuni, in cui a partire dal 1 settembre ha sancito l’eliminazione del sistema a bolle per l’anno 2021/2022.

Tale miope scelta dell’amministrazione ha provocato l’aumento dei contagi tra educatrici e bambini, con la conseguente messa in quarantena di numerose famiglie e i relativi problemi organizzativi, lavorativi ed economici.

Già i dati dei contagi di dicembre facevano presagire che al rientro delle vacanze natalizie la situazione sarebbe precipitata. Infatti, a gennaio sono bastati pochi giorni perché esplodessero i contagi nella fascia d’età dei più piccoli, con conseguenti quarantene e disagi per le famiglie”.

“Le politiche educative vanno intese come investimento sull’intero tessuto sociale, ancor più nelle zone periferiche della nostra città – concludono De Priamo e Troiani -, vanno intese come strumento di contrasto alla povertà educativa e culturale, sostegno alla natalità, tutela dei più fragili, tutela dei bambini con disabilità e dei loro caregiver, tutela delle donne e mamme lavoratrici che finiscono per pagare lo scotto maggiore e sono costrette troppo spesso a dover sacrificare l’attività lavorativa a salvaguardia della famiglia”.

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