“Dimissioni! Dimissioni! Dimissioni!”. Il solito grido di battaglia di un Partito democratico con pochi argomenti e dei suoi alleati, che ogni giorno puntano il dito contro un nuovo membro del governo per chiederne, appunto, le dimissioni. Come fosse battaglia navale: vediamo chi possiamo colpire oggi. Magari, prima o poi, qualcuno affonda.
Da mesi i dem se la prendono con il Sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, i fatti sono noti e non torniamo nei dettagli della questione che in alcuni suoi aspetti è al vaglio della magistratura.
Fatto sta che i parlamentari del Pd organizzano uno “sciopero” in Commissione Giustizia. La delegazione della Serracchiani e dei suoi compagni tuttavia si è resa protagonista di una triste scenetta.
Il diritto allo “sciopero” per chi siede in Parlamento funziona così: chi salta dal 50 all’80% delle sedute vede decurtata la propria paga di 300 euro al mese, che possono arrivare a 500 se si supera la suddetta soglia. Una cifra non certo di poco conto, ma che tuttavia per chi riceve migliaia di euro al mese potrebbe essere superflua, quello che conta è la giusta lotta, il punto politico, la questione di principio… o no?. Almeno, potrebbe esserlo quando l’intenzione è quella di portare avanti una vera battaglia e di rimanere coerenti con le proprie idee.
Così, con coraggio, i piddini hanno deciso di non prendere parte ai lavori della Commissione di cui fanno parte per manifestare il proprio dissenso. Curiosamente però, si sono guardati bene dal dimenticarsi del gettone di presenza. Perché protestare va bene, ma guai a perdere soldi. Il che, a ben vedere, è uno strano ragionamento se si pensa che questi soggetti sono gli stessi che dicono di voler rappresentare i poveri che il Governo Meloni a detta loro avrebbe abbandonato. Peccato che non ci risulti che quando i lavoratori decidono di fare sciopero percepiscano gli stessi soldi, ma anzi vi debbano rinunciare. Soldi che per la gente comune sì, potrebbero fare la differenza.
Ed è così che la protesta va in scena. Bada bene: con le tasche piene.
Ma in effetti bisogna essere comprensivi, non hanno tutti i torti. Con l’attuale crisi non si può certo rinunciare a qualche euro in più. Sarà che sono anche loro dei “lavoratori poveri” e non ce ne siamo accorti.