Delirio editoriale, Galli della Loggia a FDI: picchiate Casa Pound.

Nella campagna che Il Corriere della Sera – o meglio il suo editorialista di impronta liberal-conservatrice Ernesto Galli della Loggia – sta promuovendo per “spiegarsi” (spiegare è un’altra cosa) l’affermazione del destra-centro in Italia, l’esempio francese viene utilizzato spesso ma a targhe alterne per comparare un’improbabile similitudine con la situazione italiana. Il fatto del presunto mancato sfondamento – col 21%! – del Rassemblement National di Marine Le Pen alle ultime Regionali (dove si è recato a votare solo il 28% dei francesi: forse dovrebbe essere questo il punto su cui riflettere), a fronte del disastro del macrononismo (“En Marche!” ha ottenuto un misero 7%) e della buona affermazione dei Repubblicani che in coalizione hanno conquistato il 38%, è materia ghiotta per lo storico e le firme del giornale di via Solferino per puntare il dito contro il partito più in forma del panorama italiano: Fratelli d’Italia.

L’accusa recita più o meno così: in Francia le destre non si uniscono perché per i neo-gollisti, ancora nel 2021, è impossibile stringere accordi con i lepenisti che sarebbero dei nostalgici tout court della Repubblica di Vichy. Al di là della semplificazione (ma non dovrebbe essere “complesse” le analisi?), nulla di nuovo: è la solita particolarità francese (in cui forse andrebbe inserito il tema della ferita nazionale aperta a destra con l’addio all’Algeria francese), con il corollario – mai indagato e denunciato – degli spazi di manovra aperti, ossia dei taciti accordi di cogestione consociativa della cosa pubblica, da anni fra Repubblicani e Socialisti “grazie” proprio allo scudo (scusa) dell’union sacrée contro la La Pen.

Problemi dei cugini d’Oltralpe che però nulla hanno a che fare con la situazione italiana, dove dal 1994 e ininterrottamente le destre – da quella post-fascista a quella liberale, da quella cattolica a quella riformista – al contrario si uniscono senza alcun “arco costituzionale” nei confronti di nessuno.

E la destra che proviene dal Msi e da An in questo lungo e più volte vittorioso tragitto ha espresso vicepremier, ministri, sottosegretari, persino il presidente della Camera. E oggi quella destra è data come prima forza politica della Nazione, salutata dallo stesso Mario Draghi come opposizione repubblicana e responsabile.

Una destra che, unico partito in Italia, ha una donna alla guida: la stessa donna, Giorgia Meloni, che presiede, unica donna anche qui, il gruppo europeo dei Conservatori (e nessuno, fra i partner, ha mai sollevato un sopracciglio: tutt’altro…).

Insomma, dovrebbe bastare un po’ di storia recente per chiudere la questione ma, al contrario, Galli della Loggia insiste da qualche mese nell’indicare una fantomatica mancata rimozione politica del fascismo da parte della destra di FdI, proponendo una serie di domande sull’accettazione o meno della vittoria degli alleati nel ‘45. Dibattito lunare, al quale Giorgia Meloni ha risposto – ancora una volta – con stoica pazienza, elencando nuovamente la piena adesione della destra alla Repubblica sorta proprio dalla sconfitta del totalitarismo in Italia, chiedendo allo stesso tempo – però – che gli storici riconoscano come la “libertà” europea sia stata conquistata solo nel 1989, con l’implosione del comunismo, e non nel dopoguerra, quando la realpolitik dei vincitori consegnò i fratelli dell’Est sotto l’ombrello dell’incubo comunista.

Insomma, da parte di Meloni & co giunge un approccio che attesta la maturità e il senso della storia testimoniato dalla destra politica, a fronte degli imbarazzi dei colleghi post-comunisti a guardare con limpida marzialità alle torsioni tragiche dei loro padri politici (di stanza nell’Urss). Questione chiusa? Per carità! Il professor Galli della Loggia ha voluto controreplicare alle argomentazioni della leader di FdI, indicando – come drammatica prova di “fedeltà” ai dettami costituzionali – una sorta di richiesta muscolare: mutuare le “gesta” dei servizi d’ordine del Pci negli anni ‘70 contro gli autonomi extraparlamentari (e terroristi) di sinistra. «Basterebbe che al prossimo comizio lei preghi qualche decina di suoi giovani iscritti di tenersi pronti, e appena arrivano quelli di Forza Nuova o di CasaPound li mandino via. Come immagino che ahimé sarebbe sicuramente il caso nel modo più convincente: a botte. Le assicuro che una cosa del genere avrebbe un effetto politico assai superiore a qualsiasi dichiarazione o ricostruzione storica», appunta incredibilmente l’editorialista.

Una richiesta incredibile che mette sullo stesso piano (alla faccia del metodo storiografico) realtà e tempi completamente differenti: a sinistra, in quel frangente drammatico, erano decine di migliaia i comunisti pronti alla lotta armata; oggi, a destra della destra, parliamo di piccole realtà – distinte e distanti da FdI e viceversa – radicali sì ma nemmeno minimamente vicine ai metodi degli antagonisti che per anni e anni hanno tenuto sotto scacco la sinistra istituzionale.

Eppure il nuovo “metodo” con il quale la firma del Corriere chiede alla destra di provare la sua presentabilità adesso sono – letteralmente – «le botte» in stile anni ‘70. Il commento più efficace a una richiesta-arrampicata sugli specchi di tale portata l’ha fornito il senatore Giovanbattista Fazzolari: «Sipario».

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2 Commenti

  1. vuole che scateniamo la violenza di piazza per essere non violenti? Ti piacerebbe, Galli della Loggia. Ti piacerebbe poterti ancora riempire la bocca di “fascismo violento”… allora concentrati sui manifesti della sinistra con piazzale Loreto, se hai un minimo di onestà intellettuale

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