Delitto Garlasco: Crolla l’alibi di Marco Poggi. Il gestore dell’albergo è certo che non si trovava in Trentino con i genitori il giorno dell’omicidio

Il 17 giugno si è svolto l’incidente probatorio disposto dal gup di Pavia, Daniela Garlaschelli, nell’ambito della nuova indagine sull’omicidio di Chiara Poggi nella quale è indagato Andrea Sempio. Tra i reperti analizzati la confezione di Fruttolo, sacchetti e scatole di biscotti e di cereali e il brick del tè freddo, residui dell’ultima colazione di Chiara Poggi ma anche il frammento del tappetino del bagno e la sessantina di “paradesivi” delle impronte, compresa la numero 10 “sporca” sulla porta d’ingresso e i vari campioni biologici prelevati anche nell’autopsia e nelle prime fasi delle indagini sul delitto di Garlasco del 13 agosto 2007. I primi risultati dell’incidente probatorio rivelano che il Dna sulla spazzatura mai analizzata in casa Poggi è di Alberto Stasi e Chiara Poggi.

Sul Fruttolo c’è il Dna di Chiara Poggi, sull’Estathè invece c’è la traccia di Alberto Stasi, l’allora fidanzato e unico condannato per l’omicidio del 13 agosto 2007 a Garlasco. Gli esiti finora raggiunti dalla genetista Denise Albani, scelta come perito dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli, insieme al dattiloscopista Domenico Marchegiani, non offrono appigli all’inchiesta della Procura di Pavia che ha riaperto il caso e ha indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, già archiviato otto anni fa. Il profilo genetico trovato sulle due merende alla frutta appartiene alla ventiseienne, così come tracce della vittima sono state trovate su un piattino di plastica, sul sacchetto con i cereali avanzati e sulla busta della pattumiera rimasta per otto mesi nella villetta, prima di essere sequestrata dai carabinieri. “L’unico profilo maschile individuato” tra i reperti della spazzatura precisamente sulla cannuccia di plastica del brick” del tè freddo “apparterrebbe invece a Stasi”. Sempio resta tuttavia ancora indagato per la presenza di sue tracce biologiche sotto le unghie della vittima, per un’impronta trovata nella scala della scena del crimine (che però non contiene tutte le minuzie per attestare un’identificazione completa), per alcune telefonate a casa Poggi effettuate nei giorni precedenti al delitto e per via di uno scontrino che sarebbe stato conservato, e avrebbe attestato la presenza di Sempio a Vigevano nelle ore in cui Chiara Poggi veniva uccisa.

La tesi della Procura di Pavia, la quale ipotizzava che Chiara Poggi avesse consumato con i suoi assassini la colazione, dai primi risultati dell’incidente probatorio non sarebbe confermata, non essendo presente nei reperti della pattumiera tracce diverse da quelle della vittima e del fidanzato Stasi. Periti e consulenti torneranno a confrontarsi il prossimo 4 luglio, nella terza tappa dell’incidente probatorio quando inizierà l’analisi sulle provette conservate, per quasi 18 anni, nei laboratori di Medicina legale di Pavia.

Nuove indiscrezioni intanto continuano ad emergere: il gestore dell’albergo in Trentino dove soggiornava la famiglia Poggi quando Chiara venne uccisa nelle ultime 48 ore ha rilasciato un’intervista al Settimanale Giallo (Cairo Editore) nella quale afferma con certezza che Marco Poggi non era in Trentino il giorno dell’omicidio. La famiglia ha sempre detto che in quei giorni era in vacanza a Falzes, con Marco e con il suo amico Alessandro Biasibetti (oggi frate) e i suoi genitori.

L’albergatore ha rivelato che i coniugi Poggi avevano una stanza matrimoniale e Marco non era con loro e nemmeno i Biasibetti. Dettaglio del quale è sicuro, perché conosceva molto bene i Poggi e ricorda il giorno della morte di Chiara, quando i Poggi vennero chiamati e avvertiti della tragedia e tornarono a Garlasco. La testimonianza farebbe crollare quindi l’alibi del ragazzo che non sarebbe mai stato effettivamente verificato durante le indagini sul delitto di Garlasco. Marco Poggi ha sempre raccontato che era a fare una passeggiata col padre quando arrivò la notizia di ciò che era avvenuto e che proprio per questo la madre non riusciva a raggiungerli e solo quando arrivarono in una baita li comunicarono di essere stati cercati. La figlia della famiglia che gestiva la struttura, rintracciata dai giornalisti ha dichiarato che era la madre, ormai morta, ad occuparsi della gestione della baita ma ha confermato che mai nessuno della loro famiglia fu contattato dagli inquirenti per chiedere chi partecipò davvero all’escursione. Il titolare dell’hotel in Trentino in cui alloggiavano i Poggi ha detto anch’esso di non essere mai stato contattato dagli investigatori.

Emergono sempre più domande e misteri sul delitto di Garlasco e soprattutto tante lacune nelle indagini effettuate in precedenze. Se dunque fosse vero che durante il soggiorno dei Poggi, Marco non c’era e nemmeno l’amico del ragazzo, Alessandro Biasibetti, dov’erano allora Marco e il suo amico Alessandro, il 13 agosto? Perché hanno sempre detto di essere tutti insieme a Falzes, in tutti gli interrogatori resi agli inquirenti? E perché gli inquirenti non hanno verificato subito?

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Manuela Cunsolo
Manuela Cunsolo
Laurea magistrale in Giurisprudenza, vive a Catania dove attualmente svolge la Pratica forense presso uno studio penale. Alle scuole superiori ha iniziato a fare volontariato in uno dei quartieri disagiati della sua città dando lezioni di doposcuola ai bimbi. Sempre il suo amore per i bambini l'ha spinta a diventare volontaria Abio presso i reparti di pediatria generale, oncologica e broncopneumologia del Policlinico di Catania per circa 10 anni. Il suo sogno è di diventare un avvocato penalista e una mamma.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.