Delitto Garlasco: indagato Andrea Sempio. Trovato il suo Dna sotto le unghie di Chiara Poggi

Sono le 13.50 del 13 agosto del 2007 quando Alberto Stasi, 24 anni, studente all’Università Bocconi di Milano, con una telefonata alla centrale del 118 richiede l’intervento di un’ambulanza in via Giovanni Pascoli, a Garlasco dicendo che crede “che abbiano ucciso una persona”, ma non è sicuro, “forse è viva” e che la persona che ha visto “sdraiata per terra” è la sua fidanzata. Si tratta proprio di Chiara Poggi, 26 anni, laureata in economia, ritrovata massacrata da numerosi colpi sferrati con un oggetto contundente metallico nella villetta di via Pascoli a Garlasco dove viveva con i suoi genitori e suo fratello minore Marco, assenti in quei giorni per una vacanza. la ragazza avrebbe aperto la porta di casa in pigiama e non avrebbe provato a difendersi perchè aggredita probabilmente da una persona che conosceva e della quale si fidava. Alberto Stasi, il fidanzato della vittima viene posto subito in stato di fermo: Su un pedale della bicicletta che Stasi utilizzava gli inquirenti trovarono tracce di DNA compatibili con il DNA di Chiara. Stasi si difenderà dicendo agli inquirenti che quella mattina era rimasto a lavorare alla sua tesi di laurea, sul suo computer, a casa dei suoi genitori e solo dopo aver provato più volte a contattare la fidanzata Chiara Poggi si era recato a casa sua e in seguito avendo visto la porta aperta aveva scavalcato il cancello introducendosi nella villetta dove avrebbe poi trovato il cadavere di Chiara. Dall’analisi svolta dai carabinieri del Ris di Parma sul suo pc emerse però una finestra temporale in cui Stasi non stava lavorando su quel computer. Nel 2008 Alberto Stasi viene rinviato a giudizio per l’omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi. Sceglie il rito abbreviato, il processo si svolge a porte chiuse e sulla base degli atti raccolti in fase di indagine. In primo grado l’imputato verrà assolto perchè Il quadro istruttorio viene ritenuto “contraddittorio e altamente insufficiente a dimostrare la colpevolezza dell’imputato”. La procura ricorre in appello. Nel corso del processo vengono disposte nuove perizie. Se in primo grado il perito del giudice aveva stabilito che la ragazza era stata uccisa dopo le 10.00 della mattina del 13 agosto 2007, in appello l’omicidio viene collocato intorno alle 9.00. In questo modo ci sarebbe stao un buco di 23 minuti durante il quale Stasi non stava lavorando al suo computer ed avrebbe pertanto potuto uccidere Chiara. Nonostante questa ipotesi anche in appello Stasi viene assolto per non aver commesso il fatto ma nel 2013 la Cassazione annulla il processo di secondo grado e rinvia gli atti alla Corte D’Assise D’Appello di Milano affermando che nel giudizio di secondo grado erano stati ‘svalutati’ gli indizi contro Stasi e che occorreva effettuare una serie di approfondimenti istruttori e in particolare nuovi esami biologici sui campioni di DNA rinvenuti intorno alle unghie di Chiara e su un capello che la ragazza stringeva in una mano. La Corte d’Appello incarica il professor Francesco De Stefano, genetista dell’Università di Genova il quale, pur riuscendo ad isolare il profilo completo di un dna maschile, valuterà il materiale biologico come esiguo e troppo degradato per una comparazione.  L’accusa che ricostruisce la camminata di Alberto Stasi all’interno della villetta ritiene impossibile che Stasi si sia mosso su una scena del crimine caratterizzata da un imbrattamento ematico di quel tipo senza sporcarsi le scarpe. Deve pertanto, secondo i pm, essere tornato a casa per ripulirsi, dopo aver ucciso Chiara, per poi tornare alla villetta per inscenare un falso ritrovamento. Nel processo d’appello bis Stasi viene dunque condannato per l’omicidio volontario della sua fidanzata Chiara Poggi alla pena è di 16 anni di reclusione, e nel 2015 la Corte di Cassazione rende definitiva tale condanna. Un anno dopo la difesa di Alberto Stasi tenta di riaprire il caso, affidandosi ad un’agenzia di investigazione privata e ad un genetista, il professor Pasquale Linarello. Per Linarello il dna che De Stefano aveva valutato come eccessivamente degradato e compromesso è invece utilizzabile, per quanto incompleto, ed è compatibile con quello di Andrea Sempio, diciannovenne all’epoca dei fatti e un amico del fratello di Chiara. Nel 2016 Andrea Sempio viene iscritto nel registro degli indagati e posto sotto intercettazioni telefoniche ed ambientali e nel 2017, senza che venga effettuata una nuova perizia o ulteriori accertamenti, viene disposta l’archiviazione delle indagini contestando la metodologia con cui quel dna era stato reperito. Nel 2022 la difesa di Stasi deposita una nuova consulenza, del genetista Ricci dell’Università di Firenze. Da questa ulteriore consulenza emerge che delle 9 tracce estratte dal subunguale di Chiara, 2 sono compatibili con quelle di Andrea Sempio. È a questo punto che viene riaperta l’indagine su Andrea Sempio. Non potendo utilizzare il dna reperito con le modalità utilizzate dagli investigatori privati, la procura ha disposto un regolare prelievo. Sempio si sarebbe rifiutato di fornire volontariamente il suo dna. L’11 marzo viene disposto un prelievo coatto attraverso un tampone salivare due giorni dopo. Verrà effettuata quindi un’ulteriore comparazione tra il dna di Sempio, prelevato in questa seconda fase di indagine e il campione che nel 2022 era stato ritenuto utilizzabile. La traccia di Dna ricavato dal materiale biologico intorno alle unghie di Chiara Poggi “appartiene certamente ad Andrea Sempio“. Ne è convinto Carlo Previderé, il genetista dell’Università di Pavia che analizzò il Dna di Ignoto 1 nel caso di Yara Gambirasio, il quale esclude che il Dna appartenga ad Alberto Stasi. Secondo la super consulenza chiesta dalla procura di Pavia, come riportano il Corriere della Sera e La Stampa, “le tracce di Dna maschile repertate nelle unghie della vittima sono utilizzabili per la comparazione genetica”.

 Il 13 marzo si è presentato in caserma a Milano per il prelievo del Dna e le indagini si sono riaperte sul 37enne Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara. Il test del Dna a cui si è sottoposto ieri Andrea Sempio, indagato in concorso con ignoti o con Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi, è soltanto uno dei numerosi accertamenti della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco. I magistrati hanno interrogato anche Marco Poggi, fratello della vittima, nella giornata di mercoledì 12 marzo. L’argomento del colloquio è stato proprio il suo amico: si cerca di comprendere a fondo il rapporto tra i due ancora amici dopo 18 anni e se l’uomo, oggi 36enne, avesse un movente.  Poggi ha risposto quindi sulle abitudini di Sempio, che frequentava molto casa sua proprio in quell’estate dopo il conseguimento del loro diploma di maturità. Passavano il tempo a giocare ai videogiochi o sul computer che era in camera di Chiara e non era il suo computer personale, bensì quello in uso a tutta la famiglia. Giocava quindi usando la tastiera e il mouse del computer, dettaglio di fondamentale importanza sulla questione in quanto il DNA potrebbe essere passato dalla ragazza al ragazzo in modo mediato, anziché diretto. Secondo la perizia del 2009 del Tribunale di Vigevano però il pc di Chiara sarebbe stato spento dal 10 agosto (tre giorni prima del delitto) e Sempio non avrebbe avuto modo di accedere al dispositivo se non nove giorni prima della morte di Chiara: il Dna sarebbe dovuto dunque rimanere sulle mani di Sempio per tutti quei giorni senza che lui si sia mai lavato. Oltre al Dna sarebbero diverse le cose da accertare: dei mozziconi di sigaretta trovati in un posacenere della villetta di Garlasco in cui avvenne l’omicidio; un’impronta lasciata da una scarpa nei pressi del cadavere; un alibi perfetto confermato da un tagliando di un parcheggio a Vigevano custodito per oltre un anno; tre telefonate che l’allora ragazzo aveva fatto alla vittima nelle settimane precedenti pur sapendo che in quella casa non c’era il suo amico, in vacanza in Trentino con i genitori, anche se Sempio ha sempre affermato che con quelle chiamate cercava il suo amico, fratello di Chiara, senza essere a conoscenza che fosse partito.

Ieri mattina, venerdì 14 marzo, nel frattempo, i carabinieri di Milano, ai quali sono affidate le nuove indagini su Andrea Sempio, hanno acquisito in Procura Generale a Milano il fascicolo con gli atti del procedimento ad Alberto Stasi. La nuova inchiesta potrebbe portare alla revisione del processo di Alberto Stasicondannato nel 2015 a 16 anni di carcere. Se il coinvolgimento di Sempio fosse confermato, il caso potrebbe nascondere un clamoroso errore giudiziario.

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Manuela Cunsolo
Manuela Cunsolo
Laurea magistrale in Giurisprudenza, vive a Catania dove attualmente svolge la Pratica forense presso uno studio penale. Alle scuole superiori ha iniziato a fare volontariato in uno dei quartieri disagiati della sua città dando lezioni di doposcuola ai bimbi. Sempre il suo amore per i bambini l'ha spinta a diventare volontaria Abio presso i reparti di pediatria generale, oncologica e broncopneumologia del Policlinico di Catania per circa 10 anni. Il suo sogno è di diventare un avvocato penalista e una mamma.

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