«Quando Moussa Sangare ha ucciso Sharon Verzeni era perfettamente capace d’intendere e di volere e ha individuato il bersaglio in una donna proprio perché donna. Secondo quanto emerge dal processo in corso a Bergamo l’assassino della 33enne di Terno d’Isola, avvenuto nella notte del 30 luglio dello scorso anno, si configura a tutti gli effetti come un femminicidio. Un termine che, impropriamente, viene utilizzato solo per chi uccide all’interno di una relazione affettiva.
Il trentenne di origine maliana non ha infatti ucciso la prima persona che ha incontrato nel suo percorso quella notte, ma ha colpito con “fredda lucidità”, come conferma anche la perizia consegnata alla Corte d’Assise di Bergamo, la prima donna in cui si è imbattuto. Quindi la perizia avvalora quanto ho già dichiarato nei giorni successivi al delitto: Moussa Sangare non è un caso psichiatrico, ma un femminicida. Un soggetto che covava odio nei confronti del genere femminile e ha ucciso di notte per strada una donna a caso, solo perché donna. Sul punto la nuova legge sul femminicidio approvata all’unanimità dal Senato e ora all’esame della Camera chiarisce ogni dubbio qualificando femminicidio l’uccisione di una donna in quanto donna”.
Lo dichiara Susanna Donatella Campione, senatrice di Fratelli d’Italia e componente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama.