Delmastro a tutto campo: sicurezza, giustizia e libertà al centro del Governo Meloni

Nell’ambito del nostro speciale “Giorgia, Italia: il governo dei Patrioti alla guida della Nazione” – attraverso il quale vi stiamo offrendo testimonianze dirette e senza filtri sul bilancio politico della prima metà di legislatura – abbiamo intervistato Andrea Delmastro delle Vedove, Sottosegretario alla Giustizia e autentico pilastro di Fratelli d’Italia: la cui storia di politica e militanza non ha certo bisogno di presentazioni. Una conversazione a tutto campo sui temi che più dividono il dibattito pubblico: sicurezza, giustizia, Forze dell’Ordine e contrasto alla criminalità. Come di consueto Delmastro si esprime senza filtri, descrivendo con forza e orgoglio la visione di un governo che non chiede scusa per difendere l’Italia, ma agisce con determinazione per garantire diritti, libertà e ordine.

Onorevole Delmastro, il Governo Meloni ha fatto della sicurezza un pilastro della sua azione. Eppure, da sinistra arrivano accuse di “autoritarismo” e “liberticidio”. Come risponde a queste critiche?

La sicurezza è sempre stata rappresentata da certa “gauche caviar” come una mania o un’invenzione della destra. La sicurezza è invece il primo dei problemi per chi vive fuori dalle ZTL ed è il prerequisito per l’esercizio di ogni libertà. Il Dl sicurezza, oltre a tutelare le divise, pasolinianamente figli del popolo, tutela l’Italia reale e normale. È stato definito decreto liberticida, ma quali libertà sarebbero conculcate? Quella di “rubare” le case? Quella di bloccare violentemente i trasporti perché lo suggerirebbe madre natura, con ciò violando la libertà di movimento degli italiani? Quella di borseggiare impunemente? Fra la madre che prende la metropolitana per portare il figlio a scuola e poi per recarsi al lavoro e la madre che prende la metropolitana, senza pagarla, per borseggiare l’altra madre, confidando nell’impunità perché madre, non abbiamo dubbi su chi dobbiamo difendere.

Il “modello Caivano” è stato spesso citato come esempio di un nuovo approccio alla sicurezza urbana. Quali sono i risultati più evidenti?

Il modello Caivano è stato un successo straordinario. Ci voleva la destra per rimettere al centro dell’agenda di Governo le periferie. Ci voleva la destra per liberare le periferie dalla gestione di gruppi criminali e criminogeni. Ma soprattutto ci voleva la destra per riqualificare le periferie, far sorgere la speranza dove c’era rassegnazione, restituire spazi pubblici ai cittadini, dal verde a spazi culturali e sportivi. Suonare a don Patriciello per credere! Caivano, contemporaneamente, è assurto a laboratorio alchemico per successivi interventi nelle periferie. I concetti sono chiari: prima si bonifica, poi si sottrae spazio alla criminalità, poi si investe e, infine, si restituiscono spazi di dignità ai cittadini. È stato bello vedere prorompere nei sorrisi dei cittadini la speranza dove c’era solo buia e spenta rassegnazione negli occhi.

Per quanto riguarda il sistema carcerario, quali sono le principali misure adottate per affrontare sovraffollamento e carenza di personale?

Abbiamo inizialmente e immediatamente proceduto a un piano ciclopico di assunzioni per recuperare la pesantissima eredità dei governi precedenti: una catastrofica carenza di organico di polizia penitenziaria che, in uno con il cronico sovraffollamento, rappresentava un pericolosissimo mix sotto il profilo della sicurezza. Abbiamo poi provveduto ad acquistare dotazioni degne di una forza di polizia e a istituire il gruppo GIO, specificatamente addestrato ed equipaggiato per affrontare criticità e sommosse come quelle terribili del marzo 2020. La sicurezza prima di tutto. Ancora, abbiamo trovato risorse per oltre 250 milioni e abbiamo nominato il commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria al fine di recuperare i posti detentivi che servono. Sono nato quasi cinquant’anni fa e c’era il problema del sovraffollamento e mancavano 10.000 posti detentivi. Sono arrivato “nel bel mezzo del cammin della mia vita” e c’è ancora il problema del sovraffollamento carcerario e mancano circa 10.000 posti detentivi. Ci vuole altro per comprendere che le ricette della sinistra, volte a promuovere più o meno mascherati scuoticarceri, non solo hanno fallito, ma hanno anche eroso il concetto di certezza della pena e mortificato il senso di giustizia degli italiani e di protezione delle vittime e dei famigliari delle vittime? Il primo modo per umanizzare le carceri è che la pena non sia più gravosa e afflittiva di quanto effettivamente comminata, e il problema del sovraffollamento incide malamente. Stiamo recuperando posti detentivi proprio per affrontare sistematicamente il grande tema di una pena che sia certa, ma anche più umana, cioè con il numero adeguato di posti detentivi.

A livello di contrasto alla criminalità organizzata, quali risultati rivendica il Governo Meloni?

Il bilancio del contrasto alla criminalità è straordinariamente positivo. Onestamente, molto del merito va ascritto al nostro sistema di intelligence, alle Forze dell’Ordine e alla magistratura impegnata nel contrasto alla criminalità organizzata. Per quanto concerne il governo, oltre ad essere stato un messaggio preciso che i mafiosi hanno certamente colto, è stato un onore approvare, al primo consiglio dei ministri, il provvedimento volto a salvaguardare l’ergastolo ostativo dalla scure di incostituzionalità. Il contrasto all’ergastolo ostativo è sempre stato interpretato dalla mafia come la gran madre di tutte le battaglie. È stato un segnale eccezionale! Lo ha saputo leggere la criminalità organizzata, ma lo hanno saputo leggere anche uomini e donne in divisa impegnati quotidianamente nel contrasto alla criminalità organizzata. Le assunzioni ingenti di forze di polizia ci hanno poi consentito di porre in essere le operazioni ad alto impatto che hanno cambiato il passo nel contrasto alla criminalità organizzata, sottraendole zone di influenza. Poi le grandi catture dei latitanti, fra cui quella indimenticabile e commovente di Matteo Messina Denaro: lo Stato ha vinto! Lui ha passato una vita sottoterra e nell’oscurità come un topo, ma alla fine ha perso lo stesso. E ancora l’impegno personale nel salvaguardare il cosiddetto “carcere duro” nei confronti della criminalità organizzata e del terrorismo ideologico e internazionale. Se avessimo accettato di revocare, per motivi umanitari, il carcere duro a Cospito per lo sciopero della fame, come avremmo potuto mantenerlo per Matteo Messina Denaro e per i tanti mafiosi con tumori o altre malattie? Cospito ha intrapreso volontariamente lo sciopero della fame, mentre le malattie di taluni mafiosi pericolosissimi non sono frutto di scelte. Ebbene, abbiamo salvaguardato una delle eredità più importanti della normativa antimafia scaturita dal sacrificio di Falcone e Borsellino e ne siamo fieri.

E qui mi aggancio agli strumenti per contrastare il potere economico delle mafie. Abbiamo difeso tutti gli strumenti ereditati dalla stagione di Falcone e Borsellino per contrastare la criminalità organizzata. Li abbiamo difesi dalle critiche provenienti in particolar modo dall’Europa. Ergastolo ostativo, carcere duro e “confische senza condanna” dei patrimoni illeciti dei mafiosi sono sempre stati sotto attacco dall’Europa. Oggi l’Europa non solo non contesta più ergastolo ostativo e carcere duro, ma ha indicato in una direttiva del dicembre 2024, come modello di efficace contrasto al riciclaggio e al reimpiego dei capitali mafiosi, proprio la normativa italiana delle “confische preventive”, spesso definite dai detrattori, appunto, confische senza condanna. È stato un grande successo della diplomazia giuridica della nostra Nazione. In ogni consesso internazionale ho difeso questi strumenti portentosi di contrasto alla criminalità organizzata e alla fine la nostra verità è fiorita anche sulla bocca europea. In particolare, le confische preventive sono lo strumento principe per aggredire il fine ultimo dei mafiosi: l’accumulazione di capitali illeciti. E l’Italia, fra le indagini finanziarie e le confische preventive, possiede il miglior arsenale al mondo. “Follow the money” era il metodo indicato da Falcone ed è ancora oggi valido. Un dato è eclatante: l’Italia è il Paese europeo dove vengono meno riciclati i proventi del narcotraffico che parte dal Sud America, sebbene molto spesso siano proprio organizzazioni criminali italiane ad interloquire con i narcos. E questo perché le organizzazioni criminali temono le nostre confische anticipate. Sebbene il paragone possa sembrare blasfemo, come le grandi multinazionali fissano la sede sociale dove è più conveniente fiscalmente, così la criminalità organizzata ricicla il denaro sporco dove ha meno rischi di confische. Per questo non solo abbiamo difeso con successo le confische preventive come modello italiano di contrasto al potere economico della mafia, ma le abbiamo proposte come modello europeo: non ci possono essere comfort zone per il riciclaggio dei capitali mafiosi.

C’è chi accusa il governo di criminalizzare il dissenso e di delegittimare le Forze dell’Ordine. Come risponde?

La narrazione distorta della sinistra contro le Forze dell’Ordine è vecchia quanto il mondo. La sinistra ha sempre avuto un pregiudizio ideologico verso le divise. Non ha mai voluto ascoltare la lezione di Pasolini, suo grande, irregolare, ma onestissimo pensatore. Eppure Pasolini si scagliava contro gli annoiati figli della borghesia che, per una rivoluzione asseritamente avanzata in nome del popolo, aggredivano i poliziotti, veri figli del popolo. Recentemente le Forze dell’Ordine sono state accusate delle peggio nefandezze perché… inseguivano chi non si fermava ai posti di blocco, lanciandosi in una guida spericolata e pericolosa per sé e per gli altri. Anche qui abbiamo visto come è finita: gli italiani hanno preso atto che la sinistra è sempre dalla parte sbagliata. La narrazione non funziona più, gli italiani non ne vogliono più sapere. Spetta semmai a noi contrastare la guerra delle parole che la sinistra mette sempre in campo. Il Dl sicurezza? È liberticida! Ma quale libertà conculca? Ancora, per fare un esempio in un campo che frequento, il sistema italiano è “carcerocentrico”. Ebbene, abbiamo circa 60.000 detenuti e 140.000 persone che eseguono pene fuori dal carcere. Si può definirlo carcerocentrico? Perché lo accettiamo? E a cosa mirano? All’abolizione dell’istituto del carcere? E come garantiamo sicurezza sociale? Non dobbiamo più arretrare sulla guerra delle parole e far emergere la strumentalità e la faziosità anche in questo campo della sinistra.

Parliamo del rapporto con la magistratura. Alcuni magistrati hanno criticato duramente il Governo. Che idea si è fatto?

Giorgia Meloni e la mia generazione in genere scelgono l’impegno politico anche a seguito dell’impatto emotivo generato dai crateri di Capaci e di via D’Amelio. Come possiamo essere contro la magistratura? Semmai prendiamo atto, con amarezza, che una frazione ridotta di magistrati ha deciso di ingaggiare una guerra ideologica con questa maggioranza che, viceversa, ha diritto a stabilire le politiche migratorie. Magistrati che hanno deciso di ingaggiare una lotta senza confini a questa maggioranza, colpevole di essere stata eletta anche con un programma di riforma della giustizia e di volerlo realizzare. Non preoccupano, perché sappiamo che la stragrande maggioranza dei magistrati vuole solo fare il suo lavoro, semmai stupiscono per la grammatica utilizzata. Come può un magistrato dolersi del fatto che il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni “non ha scheletri nell’armadio, non ha inchieste e si muove solo per interessi generali”? Sembra una grammatica che possa andare bene a tutti tranne che a un magistrato che dovrebbe gioire dell’onestà di un leader. Temo che questa mutazione della grammatica denunci e tradisca una mutazione genetica di taluni magistrati che hanno smarrito la strada maestra… ecco forse perché hanno dilapidato un patrimonio di credibilità morale enorme che avevano presso gli italiani!

La riforma costituzionale della giustizia sarà uno dei cardini del mandato?

La riforma costituzionale della giustizia è fondamentale e farà parte dell’impegno quotidiano del governo. Separare le carriere per garantire il giusto processo e la parità processuale, ma soprattutto introdurre il sorteggio al CSM per eradicare il potere mortifero della degenerazione correntizia è fondamentale non solo per consegnare agli italiani una giustizia più giusta, ma anche e soprattutto per riconferire alla magistratura l’onorabilità sociale che deve necessariamente assisterla quando pronuncia sentenze “in nome del popolo italiano”. Non è una riforma contro la magistratura, è semmai una riforma contro i pericolosi intrecci fra magistratura e politica e contro la degenerazione correntizia in virtù della quale sembrava che si facesse carriera più per affiliazione a questa o a quella corrente che per merito. Credo che molti magistrati festeggeranno all’indomani della riforma. Certo festeggeranno tutti quegli italiani al tempo stesso disgustati dai miasmi maleodoranti scoperchiati dal Palamaragate ma ancora convinti che debbano riporre fiducia in una magistratura rinnovata. Il sorteggio dei membri laici e dei membri togati sortirà proprio questo effetto: liberare la magistratura dal potere degenerato delle correnti, riaffermare il merito contro l’affiliazione come metodo di selezione dei magistrati, riconferire onorabilità sociale alla magistratura. Lo dobbiamo all’Italia che viene, a quella dei nostri figli, perché finalmente si possa tornare ad avere piena fiducia nella magistratura.

“Giorgia, Italia: il governo dei Patrioti alla guida della Nazione”, contenuti precedenti:

Sara Kelany: «Grazie al Governo Meloni l’Italia cambia passo sull’immigrazione»

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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