Dieci, cento, mille Nordio

La chiarezza in politica è una dote molto importante perché serve a rendere comprensibili a tutti anche quegli argomenti che magari attraggono più gli addetti ai lavori che la grande massa, sebbene vadano ad incidere più di quanto si pensi nella quotidianità di ognuno di noi.

A scanso di equivoci, non stiamo dicendo che il cittadino medio sia stupido o duro di comprendonio, ma è chiaro che la maggioranza della popolazione, alle prese con le difficoltà di ogni giorno, sia naturalmente più interessata a gestire nel miglior modo possibile il bilancio familiare e a tenere testa all’inflazione che a ragionare sui massimi sistemi come, per esempio, le riforme istituzionali, le leggi elettorali ed altri tecnicismi.

Tuttavia, alcuni esponenti della politica riescono a spiegare bene e a semplificare anche le materie più ostiche, e il ministro della Giustizia Carlo Nordio è senza dubbio uno di questi. Egli, come si sa, è un ex magistrato e come tale, conosce sicuramente bene tutti gli artifizi del linguaggio burocratico, ma in qualità di ministro della Repubblica non si nasconde dietro ad essi e preferisce un lessico franco e diretto, che a volte gli procura qualche polemica, ma che non può non essere apprezzato da larga parte degli italiani. Il suo garantismo liberale è noto da sempre, fin dai tempi del suo lavoro in magistratura, ma per Nordio la difesa delle garanzie dell’imputato non significa impunità verso i trasgressori della legge. Da magistrato riuscì a stanare moltissimi casi di corruzione pubblica, ma contemporaneamente si teneva lontano da quel tintinnio di manette con scopi più politici che giudiziari, che, dalla ubriacatura di Tangentopoli sino ai giorni nostri, ha spesso contrassegnato l’azione di alcune toghe.

L’odierna riforma della Giustizia, spinta da Carlo Nordio e condivisa da tutto il Governo Meloni, contiene i princìpi di quel garantismo liberale a cui si ispira il Guardasigilli. Con l’eliminazione del reato di abuso d’ufficio e l’applicazione di nuovi limiti alle intercettazioni telefoniche, si vuole ridurre sempre più il rischio rappresentato da una Giustizia che colpisce sommariamente nel mucchio, rovinando talvolta l’esistenza di persone innocenti e neppure oggetto d’indagine. Però, non si tratta affatto di un “liberi tutti” e, per esempio, se si intende frenare l’abuso di intercettazioni soprattutto in certi ambiti, non si vuole tuttavia smettere, e ci mancherebbe altro, di ascoltare le conversazioni degli indagati per mafia o terrorismo.

In televisione e dove ha potuto, il ministro della Giustizia ha spiegato con la succitata e proverbiale chiarezza la distinzione fra garantismo e impunità, che si trova alla base della riforma voluta dal Governo. E con altrettanta nitidezza, Carlo Nordio è intervenuto sul tema delle tasse e della battaglia quotidiana di cittadini e imprese di fronte al fisco esoso e complicato. Il ministro ha sostenuto come sia quantomeno spiegabile una fetta di tutta l’evasione fiscale che ogni anno viene registrata in Italia. Ragiona Nordio: vi sono naturalmente i furbacchioni, ma una percentuale di imposte non arriva all’Erario perché, oltre a quelli, e non sono pochi purtroppo, in crisi di liquidità e impossibilitati perciò a pagare tutto, c’è anche chi può avere una svista e commettere in assoluta buonafede uno sbaglio, saltando qualche versamento.

Le regole del fisco italiano sono talmente astruse da mettere in difficoltà persino i migliori commercialisti, figurarsi il cittadino che prova a barcamenarsi da solo, e uno Stato che fa troppe leggi finisce per non farne rispettare nemmeno una. Meglio poche e chiare norme il cui mancato rispetto comporta però sanzioni pesanti. Carlo Nordio la pensa così e dice ciò che affermiamo, pensiamo e sentiamo tutti quotidianamente, da essere lavoratori dipendenti oppure piccoli e medi imprenditori.

Accusarlo di giustificare e addirittura aizzare l’evasione fiscale, come Pd e compagni hanno fatto, significa essere soltanto in malafede. Una delle missioni di questo Governo, sempre ribadita dalla premier Meloni, è quella di alleggerire in modo costante il carico fiscale affinché più nessuno in Italia sia costretto a scegliere fra pagare le tasse e mangiare, e semplificarlo in maniera tale da fargli assumere un volto amico per il contribuente. Ma, in ogni caso, avercene di uomini politici e di governo come Nordio, i quali, con un linguaggio sincero e afferrabile, sottolineano autorevolmente il pensiero della Nazione, quella vera di chi lotta per mandare avanti una famiglia e/o un’attività in proprio, e non il Paese surreale delle sinistre e dei tecnocrati alla Mario Monti, i quali non si sono mai voltati indietro a vedere le sofferenze degli italiani perseguitati dalle cartelle esattoriali. Sofferenze che, in alcuni casi, si sono concluse tragicamente con un suicidio.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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