«L’audizione dei ministri Crosetto e Tajani sulle conclusioni del vertice Nato all’Aja restituisce il lavoro incessante di un governo che sta rafforzando il ruolo strategico dell’Italia nella Nato e in Europa. Mentre Conte e Fratoianni sbraitano, gridano allo scandalo e strumentalizzano qualsiasi dato, probabilmente dimenticano che tutti i Paesi membri hanno firmato l’accordo sul piano strategico per la sicurezza e la difesa euro-atlantica, compresa la Spagna di Sánchez, che ha criticato gli accordi, ma poi li ha sottoscritti. La sinistra italiana, invece di partecipare a un dibattito serio e aperto come auspicato dal ministro Crosetto, preferisce rifiutare il confronto e distorcere i numeri per fare la solita, stucchevole, propaganda di piazza e arraffare qualche voto». Lo dichiara il senatore Michele Barcaiuolo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Esteri e Difesa e membro della delegazione parlamentare presso l’Assemblea Nato.
«Venendo ai dati strumentalizzati dalla sinistra – prosegue Barcaiuolo – è bene precisare che l’impegno del 5% del Pil è suddiviso in un 3,5% destinato alla difesa e un 1,5% alla sicurezza. Una soglia che, come ha sottolineato il ministro Crosetto, non riguarda solo le armi, ma soprattutto le persone e la ricerca. Il 40% della spesa per la difesa è infatti destinato a stipendi e pensioni, mentre il 23% va in investimenti, molti dei quali generano occupazione nell’industria nazionale – basti pensare a realtà come Leonardo o Fincantieri. Inoltre, una parte significativa di questi investimenti è rivolta a tecnologie dual use, come l’intelligenza artificiale, la cybersicurezza e la robotica, con ricadute anche sul settore civile. Risorse importanti, che potranno generare posti di lavoro, produrre ricchezza e contribuire alla modernizzazione del Paese, anche in termini di infrastrutture».
«Sembra superfluo ribadirlo – sottolinea il senatore – ma la spesa per la difesa dipende inevitabilmente dal contesto internazionale. Basti pensare che, durante la Guerra Fredda, l’Italia ha speso più volte oltre il 3% del Pil per garantire la propria sicurezza. Oggi, di fronte a uno scenario globale complesso e preoccupante, che richiede impegno, dialogo e responsabilità, la sinistra sceglie invece la strada della demagogia. Conte, che da premier si è distinto per la sua accondiscendenza, inginocchiandosi davanti ai capi di stato per firmare accordi su tutti i fronti, oggi recita la parte dell’eroe pacifista. Fratoianni attacca accordi sottoscritti anche dalla sua stessa area politica, rifiutando qualsiasi prospettiva costruttiva e riproponendo la solita sterile retorica. Eppure, proprio sotto i governi di sinistra, più volte la spesa per la difesa è aumentata in silenzio, in diversi momenti storici molto meno critici di quello attuale».
«Oggi, il Governo Meloni sceglie la via della responsabilità, lavorando con serietà per rafforzare il ruolo strategico dell’Italia in Europa e nella Nato. Una scelta che guarda al futuro, alla sicurezza dei cittadini e allo sviluppo tecnologico della nazione», conclude Barcaiuolo.