La premier Giorgia Meloni è intervenuta al Senato in replica, dopo le comunicazioni in vista del Consiglio europeo e ha toccato inevitabilmente i temi più caldi del momento, il Medio Oriente, l’Iran e il rapporto della Unione Europea con la NATO che deve essere rilanciato attraverso maggiori investimenti dei Paesi UE nella Difesa e all’interno del perimetro dell’Alleanza Atlantica. La necessità di una maggiore consapevolezza europea nelle spese militari è diventata una questione cruciale a partire almeno dal 2022, anno dell’aggressione russa in Ucraina, alla quale si sono poi aggiunti i conflitti nella Striscia di Gaza e in Iran.
Il Presidente del Consiglio, citando il detto degli antichi romani “Si vis pacem, para bellum”, ha sintetizzato a Palazzo Madama la linea del Governo e della destra circa il bisogno italiano ed europeo di ripensare la Difesa militare, che è l’unica praticabile in questo momento storico pieno di incognite a livello geopolitico. Se vuoi la pace prepara la guerra, così dicevano i romani, e in effetti, è con questa impostazione che occorre procedere anche oggi.
In un ipotetico mondo privo di terrorismi, di dittature armate sino ai denti, di rivendicazioni fondamentaliste, certo, non avremmo alcun bisogno di parlare di Difesa e di alleanze militari, anzi, potremmo eliminare pure le armi già in nostro possesso, ma visto che, per esempio, è impensabile disarmare anche solo le Forze dell’Ordine perché continuano ad esistere malviventi muniti di pistole e mitragliatori, è ancora più impossibile ignorare il dovere della deterrenza militare al quale si devono attenere le democrazie del pianeta, soprattutto gli Stati Uniti d’America e l’Europa.
Purtroppo, la Storia non è finita con il crollo del comunismo, come teorizzava Francis Fukuyama, e dall’11 settembre 2001 alle ultimissime ostilità riguardanti l’Iran e il suo programma nucleare non siamo mai stati, per così dire, granché tranquilli. Le minacce rivolte alla stabilità mondiale e alla sicurezza dell’Occidente, ci sono state, ci sono e ci potrebbero essere anche in futuro, quindi, è imperativo, in particolare per l’Europa, pensare di più e meglio alla Difesa per non avere nervi scoperti in caso di aggressioni e violazioni del diritto internazionale.
La linea di Giorgia Meloni e dell’Italia, concentrata sul raggiungimento della spesa militare corrispondente al 5% del PIL in ambito NATO, al fine di creare la colonna europea dell’Alleanza Atlantica e non una Difesa UE parallela alla NATO, non è quella di correre verso un presunto riarmo frettoloso per attaccare qualcuno, bensì, essa è la certezza della inevitabilità di una deterrenza militare, fatta di sistemi di sicurezza solidi, che può, al contrario, scoraggiare offensive provenienti dalla barricata anti-occidentale ed evitare, pertanto, le guerre.
La premier Meloni sa bene in quale pianeta vive ed è consapevole della presenza di attori mondiali che sono disposti a prevaricazioni di ogni tipo e non aspettano altro che la vulnerabilità militare dell’Occidente. La Russia ha combinato quel che sappiamo in Ucraina e non sembra tuttora disponibile alla pace, ma non sono escluse neppure sorprese negative da parte della Cina in un futuro prossimo. Con le spalle maggiormente coperte a livello militare, l’Italia e l’Europa possono guardare con meno timore quanto avviene ad Est. E le sinistre, che si limitano ad un pacifismo adolescenziale? Beh, loro vivono su Nettuno, il pianeta più distante dalla Terra nel Sistema Solare.