Dimissioni, dimissioni! Il disco rotto della Sinistra

Che la sinistra italiana, a cominciare dal Partito Democratico, fosse a corto di idee e contenuti già lo sapevamo. Ma ultimamente, forse perché non si è ancora ripresa dalla sconfitta elettorale e dinanzi all’idea di dover stare un bel po’ alla opposizione, e di non potersi più imbucare a Palazzo Chigi senza aver vinto le elezioni, non riesce più a comunicare nulla al Paese.

Chi ha la responsabilità di guidare e interpretare l’opposizione parlamentare ha il sacrosanto dovere di rintuzzare tutte le azioni della maggioranza di governo o buona parte di esse, ma non fa un utile servizio, a sé stesso e alla Nazione, se si muove solo con il pregiudizio ideologico e il rancore personale, se strumentalizza ogni disgrazia a fini politici e se pretende la detronizzazione di questo o quel ministro quando non ne sussistono le ragioni, mettendo in piedi solamente delle inutili polemiche, perdendo e facendo perdere del tempo prezioso.

Pur rispettando il volere degli elettori, è quasi fisiologico che una qualsivoglia minoranza speri in un rapido fallimento della maggioranza e nell’uscita di scena di chi occupa la stanza dei bottoni, ma servono motivazioni serie e convincenti per invocare la scomparsa, politica s’intende, di figure sgradite. Il Partito Democratico, sia con la vecchia segreteria di Enrico Letta che con quella nuova di Elly Schlein, (per adesso, la giovane leader inizia facendo suoi gli errori dei vecchi), palesemente incapace di far circolare idee per un’alternativa, legittima, a Giorgia Meloni e al centrodestra, ha fatto e continua a fare proprio la parte dell’opposizione che non rende un buon servizio a sé stessa e al proprio Paese.

Il Pd strumentalizza, diciamolo pure, in modo schifoso il tragico naufragio di Cutro, Calabria, quasi a scaricare, vergognosamente, i morti sulla coscienza della Meloni e del Governo. È naturale che un evento del genere spezzi il cuore, soprattutto quando ci sono tante, troppe bare bianche, ma non si tratta del primo drammatico incidente avvenuto presso le coste italiane. Purtroppo, il Mediterraneo vede morire gente da molti anni ormai e dai tempi in cui Giorgia Meloni era all’opposizione e le leve del potere erano in mano ad altri, fra i quali proprio i signori del Pd. Donne, bambini, uomini perdono la vita al culmine di viaggi disperati su barconi e barchini condotti da criminali perché una politica irresponsabile, quella dell’immigrazione senza regole, e un certo business mascherato da solidarietà, quanto mai falsa e pelosa, hanno portato a tutto questo.

A tal proposito, Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia hanno sempre contrastato tutte quelle cause che hanno provocato e provocano tragedie come quella di Cutro. La coscienza è pertanto pulita, ma non si può dire altrettanto di Pd e dintorni. Oltre ad usare i morti, la sinistra ha ormai come vizio quello di chiedere periodicamente le dimissioni di questo o quell’esponente del Governo Meloni. È sufficiente che un ministro o un sottosegretario faccia una dichiarazione a caldo, magari un po’ forte, magari un poco scorretta per i canoni dell’ipocrisia radical-chic, ma di sicuro nell’ambito degli standard umani, e la sinistra, incapace di controbattere nel merito, inizia subito a starnazzare invocandone le dimissioni.

Le dimissioni di un ministro vengono richieste per cose molto gravi e non soltanto per una frase sgradita. Questo, non è un modo serio di fare opposizione. Si è iniziato con Giovanni Donzelli e il suo incarico di vicepresidente del Copasir. Donzelli, attaccando settimane fa il Pd alla Camera dei Deputati, ha poi affermato una verità, ossia, se si vuole essere magnanimi con l’anarchico Alfredo Cospito, detenuto in regime di 41 bis, poi occorrerà esserlo anche con quei boss mafiosi che si trovano nella medesima situazione detentiva. Quindi, il Pd è disposto a dare una mano alla mafia? Poi, è stato il turno del Sottosegretario Andrea Delmastro. Avrebbe dovuto dimettersi anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, reo di aver ricordato ad una preside un po’ militante il carattere antistorico di un certo antifascismo. Se ne dovrebbe andare, secondo la Schlein, in questo simile ai suoi predecessori, anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Fortunatamente, la premier Meloni non si lascia condizionare da questo modo di fare opposizione, altrimenti, si sarebbe dovuta ripresentare al Quirinale con una nuova lista di ministri e sottosegretari.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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