Disastro Azzurro, serve una svolta: puntare sui vivai italiani

L’Italia, si sa, è un popolo di appassionati calciofili. E anche, detto in tono ironico ma nemmeno troppo, di allenatori e commentatori. In questi giorni, essendo il campionato di Serie A terminato, a tenere banco nel frequentatissimo “bar sport” tricolore c’è la disastrosa situazione della Nazionale. Dopo varie annate a dir poco non esaltanti – Europei 2020 a parte – si sperava che il commissario tecnico Luciano Spalletti avrebbe dato vita almeno ad una percepibile inversione di tendenza, che consentisse ai tanti tifosi azzurri quantomeno di sperare in un miglioramento. Invece, purtroppo, i risultati parlano chiaro e raccontano di una inesorabile discesa verso il baratro. 

Addirittura se si continua così c’è il rischio di non arrivare ai Mondiali che si terranno nel 2026 in Canada, Messico e Stati Uniti. Sarebbe la terza esclusione consecutiva, dopo quelle dalle competizioni del 2018 in Russia e del 2022 in Qatar. I giovani italiani di oggi, dunque, potrebbero ancora una volta non avere l’occasione di godersi, tifando la propria nazionale, un torneo tanto prestigioso quanto entusiasmante, che gli Azzurri, ricordiamolo, hanno già vinto quattro volte.

Senza voler entrare nel merito di disquisizioni tecnico-tattiche sul “bel gioco” (che, al momento, non c’è), di incomprensibili scelte nel selezionare i ragazzi da portare in azzurro, di criticità varie e polemiche (vi abbiamo raccontato del “caso Acerebi” in questo articolo: Acerbi rifiuta la Nazionale e attacca Spalletti: “Mi ha mancato di rispetto.” Buffon: “Dice no all’Italia”), qualche spunto di riflessione, comunque, ci sembra utile fornirlo. 

Appare evidente, innanzitutto, che Luciano Spalletti, allenatore certamente esperto e preparato ma a volte caratterialmente divisivo, non è stato in grado di creare nell’ambiente di Coverciano un gruppo sufficientemente unito e competitivo, in grado anche umanamente di reagire con determinazione e positività agli inequivocabili verdetti negativi del campo. L’ormai ex commissario tecnico azzurro, inoltre, non è nemmeno riuscito, forse anche, come già accennato, sbagliando nella scelta dei calciatori, a mettere su una squadra capace di seguirlo nei suoi schemi e nel suo gioco.

Il disastro a cui in tanti abbiamo assistito nelle ultime partite (vittoria contro la Moldova compresa), però, non è tutta colpa di Spalletti (e di chi sedeva in panchina prima di lui). Sul banco degli imputati infatti, a nostro avviso, ci sono anche i vertici della Federazione Italiana Gioco Calcio, presidente Gabriele Gravina in primis. Questi signori, dunque, dovrebbero prendere atto del fallimento della loro gestione e dimettersi in massa, perché non sono stati in grado di dare al calcio italiano la svolta che peraltro lo stesso Gravina, nel 2017, chiedeva all’allora presidente Tavecchio, auspicandone le dimissioni dopo la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia.

Svolta dunque. Che a nostro avviso dovrebbe andare nella direzione peraltro già più volte indicata in numerose dichiarazioni ed interviste da tanti grandi calciatori ed esperti allenatori che hanno fatto la storia di questo sport: puntare sui vivai, sui nostri giovani, che troppo spesso, in particolare nei campionati maggiori, sono messi in ombra da stranieri di qualità a volte appena sufficiente. E non hanno la possibilità di fare esperienza, di emergere e di costituire, così, una nuova generazione che possa portare all’Italia calcistica i risultati che certamente merita. Nell’attesa di conoscere il nome del nuovo commissario tecnico azzurro (e, si spera, del nuovo presidente della FIGC), l’augurio è che si torni, prima o poi, a vivere emozioni collettive e condivise come quelle delle cavalcate vittoriose sui campi di Spagna nel 1982 e di Germania nel 2006. E che l’Italia, finalmente, torni a sedere tra le grandi del calcio. Come da tradizione.

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Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi, due volte laureata presso l'università La Sapienza di Roma (in giurisprudenza e in scienze politiche), è giornalista pubblicista e scrittrice. Collabora con diverse testate e case editrici.

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