Disruption: la rivoluzione digitale che cambia il mondo

Viviamo in un’epoca di trasformazione radicale. Da oltre un decennio si parla di un salto tecnologico che sta rivoluzionando economia, lavoro e società. Il termine “innovazione dirompente” è diventato sinonimo di progresso, evocando scenari futuristici.

Ma quali sono le innovazioni che hanno davvero segnato questa svolta?

Molti pensano allo smartphone, che ha messo un computer nelle tasche di tutti, o allo streaming, che ha mandato in pensione home video e dischi. Altri citano l’email, che in pochi anni ha quasi azzerato la corrispondenza cartacea e il collezionismo filatelico. Tuttavia, due tecnologie si distinguono per il loro impatto profondo e duraturo: il Bitcoin, emblema delle criptovalute, e l’intelligenza artificiale generativa. Apparentemente distanti, queste innovazioni convergono nel plasmare un nuovo universo digitale, ridefinendo il nostro rapporto con il denaro, la creatività e il futuro.

Le criptovalute nascono con Bitcoin, ideato nel 2008 da un misterioso autore (o gruppo) noto come Satoshi Nakamoto e lanciato nel 2009. Bitcoin è un asset digitale decentralizzato, cioè non controllato da banche o governi, basato su una tecnologia chiamata blockchain. Questa è un registro pubblico distribuito, in cui ogni transazione è registrata in blocchi replicati su migliaia di computer (nodi) in tutto il mondo. La validazione avviene attraverso il mining, un processo in cui i nodi risolvono problemi matematici complessi (Proof of Work) per confermare le transazioni, ricevendo in cambio piccole quantità di Bitcoin. Questo sistema, regolato da un algoritmo, prevede un limite massimo di 21 milioni di Bitcoin, che sarà raggiunto intorno al 2140, quando non verranno più creati nuovi BTC.

Oggi Bitcoin è noto anche per la sua volatilità: il suo valore, spesso oltre i 100.000 dollari, lo rende un asset speculativo. Ma qual è la sua vera utilità? Può essere un mezzo di pagamento o trasferimento di denaro rapido e sicuro, grazie alla tracciabilità delle transazioni (non anonime, ma pseudonime). Tuttavia, la blockchain di Bitcoin elabora solo circa 7 transazioni al secondo, un numero esiguo rispetto alle 65.000 transazioni al secondo gestite dalla rete Visa, che si avvale di un’infrastruttura centralizzata altamente ottimizzata. Inoltre, il ledger di Bitcoin, che supera i 500 GB, richiede risorse crescenti per i nodi, senza contare l’elevato consumo energetico del mining.

La vera rivoluzione di Bitcoin, però, non è solo finanziaria. Ha dimostrato che è possibile creare un sistema di pagamento decentralizzato, accessibile a tutti, aprendo la strada a nuove forme di finanziamento, come la tokenizzazione di asset o il crowdfunding innovativo. Rispetto ad altre blockchain, come Ethereum, che supporta gli smart contract, Bitcoin rimane il simbolo di un’economia digitale libera dai vincoli tradizionali.

Parallelamente, l’intelligenza artificiale generativa sta ridefinendo il concetto di creatività. L’AI non è una novità: da anni è usata in settori come l’analisi dati, gli assistenti virtuali o i macchinari di precisione. Ma l’apertura al pubblico di strumenti come ChatGPT nel 2022 ha reso l’AI generativa un fenomeno globale, suscitando entusiasmi e timori. Si parla di sostituzione di interi comparti lavorativi, ma queste paure sono spesso esagerate. L’AI non “pensa” come un umano: simula processi intellettivi, generando testi, immagini o musica basati su schemi appresi.

Alla base di questi sistemi ci sono le reti neurali artificiali, in particolare i transformer, modelli con miliardi di parametri che analizzano enormi quantità di dati (libri, siti web, immagini). Attraverso l’addestramento, l’AI impara a riconoscere pattern, come la struttura di una frase o i tratti di un dipinto. Quando riceve un input (un “prompt”), usa un meccanismo di attenzione per selezionare le informazioni rilevanti e generare un output, come una storia o un’immagine, che sembra originale ma è il risultato di calcoli probabilistici. Tuttavia, l’AI può produrre errori, le cosiddette allucinazioni, come fatti inventati o informazioni inesatte, poiché si basa su un principio statistico di verosimiglianza.

Cosa unisce criptovalute e AI generativa? Entrambe rappresentano l’ingresso del digitale nella realtà, creando opportunità prima impensabili. Le criptovalute disintermediano il sistema finanziario, rendendo il credito più accessibile; l’AI generativa potenzia le capacità umane, aprendo scenari come l’integrazione tra mente e macchina (come, ad esempio, i progetti che stanno sviluppando aziende come Neuralink o Synchron). Ma queste innovazioni pongono anche sfide, che richiedono un intervento politico attento e lungimirante.

La politica ha un ruolo cruciale nel gestire questa rivoluzione tecnologica, bilanciando innovazione e protezione dei cittadini. Per le criptovalute, la regolamentazione è essenziale per prevenire il riciclaggio di denaro e garantire la stabilità finanziaria. A livello europeo, il Regolamento (UE) 2023/1114, noto come MiCA (Markets in Crypto-Assets Regulation), entrato in vigore gradualmente dal 2023, stabilisce norme per emittenti e fornitori di servizi di criptovalute, imponendo requisiti di trasparenza, protezione degli investitori e sicurezza operativa. In Italia, il D.Lgs. n. 129 del 5 settembre 2024 recepisce MiCA, aggiornando il quadro normativo (precedentemente basato sul D.Lgs. 231/2007) con obblighi di registrazione per gli operatori di criptovalute, misure antiriciclaggio e standard per la custodia degli asset digitali. Inoltre, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) prevede incentivi per startup blockchain, promuovendo l’innovazione in settori come la tokenizzazione e la finanza decentralizzata.

Per l’AI generativa, le sfide sono altrettanto complesse. Il Regolamento (UE) 2024/1689 del 13 giugno 2024, noto come AI Act, classifica i sistemi AI in base al rischio, imponendo regole più stringenti per applicazioni ad alto impatto, come il riconoscimento facciale o la selezione del personale. L’AI Act stabilisce requisiti di trasparenza, come l’obbligo di dichiarare quando un contenuto è generato da AI, e introduce controlli rigorosi per prevenire discriminazioni o usi impropri, promuovendo un approccio etico all’innovazione. In Italia, il Comitato Nazionale per l’Intelligenza Artificiale, istituito nel 2023, coordina politiche per integrare l’AI nel sistema produttivo, promuovendo formazione, ricerca e linee guida etiche per prevenire abusi. A livello globale, Stati Uniti e Cina stanno sviluppando normative concorrenti, in una corsa al primato tecnologico che vede l’Europa come un attore chiave per il suo approccio orientato ai diritti umani.

La politica deve anche affrontare l’impatto occupazionale di queste tecnologie. La possibile automazione di lavori a bassa qualifica richiede investimenti in riqualificazione professionale. In Italia, il Fondo per la Repubblica Digitale finanzia corsi su blockchain e AI per giovani e disoccupati, mentre programmi europei come Digital Europe supportano la formazione digitale. L’obiettivo è preparare la forza lavoro alle nuove opportunità, come lo sviluppo di applicazioni blockchain o la gestione di sistemi AI. Al contempo, è essenziale evitare regolamentazioni eccessive, che potrebbero soffocare l’innovazione, mantenendo un equilibrio tra sicurezza e libertà di sperimentazione. La sfida è globale: chi saprà governare queste tecnologie senza frenarle avrà un vantaggio competitivo, e l’Italia, con le sue iniziative, sta cercando di non restare indietro in un mondo che corre veloce.

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