“L’art. 23 del dl Ristori bis prevede una riforma radicale del processo penale di appello, escludendo la partecipazione del difensore e dell’ufficio del procuratore generale e prevedendo, altresì, che la camera di consiglio si svolga da remoto senza la contestuale presenza nello stesso luogo dei componenti del collegio giudicante. Questa norma snatura il processo di appello, previsto nel nostro ordinamento quale autonomo grado di giudizio con una decisione collegiale a garanzia del giusto processo. Le statistiche sulle riforme in appello di sentenze impugnate dovrebbero indurre il ministro Bonafede a tornare sui suoi passi e mantenere tutte le garanzie del secondo grado di giudizio. Il ministro, inoltre, rivela in un sol colpo la sua incapacità di garantire i livelli minimi di sicurezza all’interno dei tribunali: a che serve questa norma in emergenza Covid? Se hai un processo in primo grado devi recarti comunque in Tribunale e salvaguarda solo chi ha un processo già in appello? Questa norma non ha alcun impatto sulla prevenzione dei contagi: Bonafede è ostaggio della tecnocrazia ministeriale che vuole snaturare l’attività dei difensori a tutela dei cittadini abolendo le garanzie del giusto processo, frutto di decenni di civiltà giuridica. Ci opporremo a questo scempio”.
Lo dichiara Carolina Varchi, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo FDI commissione Giustizia.