Il telefono del presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, non smette di squillare. Perché è bolognese, innanzitutto, e di fronte alla manifestazione dei metalmeccanici «sto ricevendo tantissimi messaggi da parte di persone arrabbiate per quel che è successo», dice. E poi lo cercano i colleghi di partito, per confrontarsi con il Bignami avvocato, visto che il centrosinistra sta attaccando con forza il governo dopo la decisione della questura di Bologna di denunciare i manifestanti sulla base delle norme del decreto Sicurezza. Ma Bignami con calma, rassicura: «Non penso che in questo caso si possa applicare il decreto Sicurezza e, in particolare, il reato di blocco stradale. La sinistra sta strumentalizzando».
È la questura a minacciare denunce sulla base di quel decreto.
«Le denunce sono inevitabili, perché i manifestanti hanno deviato dal percorso stabilito con le autorità e questo è un comportamento illegittimo. Ma non mi sembra che quanto accaduto possa rientrare nel campo del decreto Sicurezza».
Perché no?
«Quando la Fiom decide di uscire dal percorso stabilito, passa davanti alle forze dell’ordine che decidono di non intervenire. In questo modo potrebbe realizzarsi, da parte delle autorità, una sorta di assenso o, se vogliamo, di tolleranza».
In che caso sarebbe scattato il reato di blocco stradale?
«Se i metalmeccanici avessero forzato il cordone della polizia, ad esempio, ma non è stato così. Ciò non toglie che l’atteggiamento della Fiom abbia tutto il mio biasimo».
La polizia ha fatto bene a farli passare?
«Bisogna trovarsi lì, in quel momento, per poter giudicare. Credo però sia stata una decisione presa per evitare guai peggiori. E visti gli attacchi scaturiti da sinistra… Ho la fortissima impressione che si stesse cercando l’incidente, in modo da poter criticare il decreto Sicurezza».
Chi è che cerca l’incidente?
«Non penso che i sindacati siano sovversivi, sono il fondamento della rappresentanza dei lavoratori. E alcune forze politiche sono pronte a strumentalizzare i casi. Ricordo che quando in Aula discutevamo il provvedimento, dai banchi del Pd Gianni Cuperlo alluse che un giorno sarebbe successo qualcosa del genere e allora ci saremmo pentiti di aver approvato il decreto».
Non crederà mica che dietro ci sia una regia di Cuperlo.
«No, ma le sue parole rilette oggi mi fanno venire i brividi. E temo che questo sia solo l’inizio».
Che intende?
«Ho il netto presentimento che da qui ai prossimi mesi ci saranno altri tentativi di provocare un incidente e saranno sempre più vigorosi».
Ancora non mi ha detto chi, secondo lei, sta cercando l’incidente.
«Al momento è un timore, ma penso a soggetti meno istituzionalizzati, tra collettivi e movimenti della sinistra extra-parlamentare, che fondano la loro esistenza su questo genere di episodi».
Fabio Rampelli, come lei di FdI, sostiene che a Bologna stessero manifestando “sedicenti operai” e parla di “sovversione democratica”.
«Una carezza rispetto a quello che mi hanno scritto tanti bolognesi oggi».
E lei condivide?
«Io non credo che il sindacato abbia istinti eversivi, ma è lunare che per manifestare violi le disposizioni concordate con la questura, provocando un danno ad altri lavoratori bloccati in tangenziale. Ed è ancor più lunare che la sinistra parli di repressione: manifestare è legittimo, ma si devono rispettare le leggi».