Don Patriciello minacciato di morte dalla camorra, risponde con il perdono

Un proiettile consegnato durante la Comunione, il gesto vile che ha scosso Caivano. Don Maurizio Patriciello non arretra: ammonisce i giovani e benedice persino chi l’ha minacciato. Il PDC Meloni: “Un atto criminale che non lo fermerà”

Un proiettile infilato in una busta e consegnato come fosse l’Ostia consacrata. È così che ieri, nella chiesa del Parco Verde di Caivano, don Maurizio Patriciello è stato minacciato di morte. A consegnarglielo un uomo in fila per ricevere la Comunione: un gesto infame, ricostruito dai Carabinieri, che porta la firma della camorra.

Un atto vile, compiuto nel momento più sacro, che però non ha piegato il parroco simbolo della lotta per la legalità.

La reazione dello Stato

La condanna è arrivata immediata dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che sui social ha commentato: “Un gesto vigliacco e criminale, compiuto nel luogo e nel momento più sacro, che non intimidirà chi, come don Patriciello, rappresenta coraggio e dedizione a favore della comunità e della legalità.”

Il Presidente ha ribadito la vicinanza dello Stato a chi non si piega al ricatto della criminalità. E non è un caso: proprio grazie all’appello di don Patriciello, in passato il governo Meloni si è presentato a Caivano con l’intero esecutivo, approvando in tempi record il “Decreto Caivano (DL 123/2023)”. Una norma che ha rafforzato gli strumenti contro le baby gang, lo spaccio e l’abbandono scolastico, restituendo spazi di legalità, ma soprattutto, di “dignità umana”, in un territorio troppo spesso soffocato dalla camorra.

Un modello che oggi viene replicato in altre aree difficili d’Italia, da Rozzano a Secondigliano fino al Quarticciolo di Roma, come ricordato recentemente dal ministro Andrea Abodi a FENIX, l’evento organizzato da Gioventù Nazionale: un “modello Caivano” che è già diventato simbolo di riscatto.

Un parroco che non arretra e il suo messaggio: “Benedico tutti”

Chi è don Maurizio Patriciello lo sanno bene a Caivano. Da anni combatte in prima linea contro la criminalità, lo spaccio e la violenza che infestano il Parco Verde. È la voce scomoda che denuncia, il sacerdote che non si è mai arreso all’omertà.

Se lo Stato risponde con fermezza, don Patriciello lo fa con la forza del Vangelo. In un messaggio commovente diffuso sui social, ha rivolto un appello ai giovani: “Fermatevi, godetevi la vostra gioventù. La strada che avete intrapreso è un vicolo cieco: finisce sempre o al carcere o al camposanto. Sempre.”

E poi, il gesto più bello: il perdono. “Benedico tutti. Tutti. Anche chi, ieri sera, ha spento il sorriso e riacceso la paura sul volto dei nostri bambini.”

Parole che riportano al cuore del cristianesimo: pace e perdono come risposta alla violenza.

Non piegarsi alla camorra

Di fronte a questo ennesimo atto intimidatorio, non possiamo abbassare la guardia. Non dobbiamo permettere ai malavitosi, ai camorristi, di inquinare le nostre città né di spaventare chi, come don Patriciello, difende la vita.

La storia ci ricorda che la camorra non si ferma davanti a nulla. Il pensiero va a don Peppe Diana, assassinato il 19 marzo 1994 nella sacrestia della sua chiesa a Casal di Principe: cinque colpi di pistola, perché aveva osato sfidare la criminalità organizzata. Oggi, ricordare il suo sacrificio significa difendere il lavoro di uomini come don Patriciello, Don Luigi Merola, e tanti altri preti e uomini coraggiosi che non hanno mai abbassato lo sguardo di fronte alle ingiustizie.

La sfida della legalità

L’intimidazione di Caivano è un avvertimento di stampo mafioso che non deve cadere nel silenzio. Il proiettile consegnato, punta contro la libertà di tutti noi, non solo contro quella del Sacerdote.

Ma se la camorra pensa di intimidirci, ha sbagliato i conti. Perché il messaggio di Don Maurizio Patriciello, che risponde all’odio con il perdono, è più forte di qualsiasi minaccia: un richiamo alla coscienza collettiva, un invito a non piegarsi mai.
Abbiamo il dovere di difendere il nostro paese, le nostre famiglie, i nostri amici e i giovani dall’abbraccio mortale della criminalità. Con lo Stato, attraverso la comunità e con uomini di fede come don Patriciello, ma soprattutto con l’Amore. Perché come ricordava Virgilio: “Amor vincit omnia.” L’amore vince su tutto!

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Michele Intartaglia
Michele Intartaglia
Michele Intartaglia, classe 2004, originario di Procida. Studente di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli.

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