Donald Trump e il discorso al Congresso: un’agenda ambiziosa per un’America “tornata grande”

Ieri sera, alle 3:00 ora italiana, Donald Trump ha pronunciato il suo primo discorso al Congresso del secondo mandato, non il tradizionale discorso annuale lo “State of the Union” (SOTU): come prevede la Costituzione americana il Presidente ha il dovere di informare il Congresso “periodicamente”, dal 1790 il discorso davanti le Camere riunite viene tenuto annualmente. Il Presidente Reagan inaugurò la tradizione di pronunciare un discorso d’indirizzo iniziale al Congresso poco dopo l’Inauguration Day, tradizione mantenuta da tutti i successori.   

Un intervento con una durata record di circa un’ora e 40 minuti, è stato il più lungo mai registrato per un presidente statunitense. Davanti a un Congresso nettamente diviso, con repubblicani entusiasti da un lato e democratici in gran parte ostili dall’altro, Trump ha tracciato una visione audace per quella che ha definito una “nuova età dell’oro” americana, un progetto che unisce nazionalismo, ambizioni geopolitiche e una decisa opposizione alle politiche progressiste.

Il ritorno del sogno americano

Il tono è stato inequivocabile sin dalle prime battute: “L’America è tornata”, ha proclamato Trump, sottolineando come il suo ritorno alla Casa Bianca abbia riacceso “lo slancio, lo spirito e l’orgoglio” della nazione. Ha promesso di restaurare il sogno americano, rendendolo “più grande e migliore che mai”, un messaggio che ha infiammato i suoi sostenitori in aula. Tra i temi principali, la politica commerciale ha avuto un ruolo di spicco: Trump ha difeso con convinzione i dazi significativi imposti a paesi come Canada e Messico, sostenendo che queste misure riporteranno lavoro e ricchezza negli Stati Uniti. Ignorando le critiche su una possibile guerra commerciale, ha previsto “trilioni di dollari” di benefici economici, una stima che ha già acceso il dibattito.

Pace in Ucraina e mire espansionistiche

Sul piano internazionale, Trump ha sorpreso parlando di pace in Ucraina. Ha rivelato segnali positivi da Mosca e una lettera di ringraziamento dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, suggerendo un possibile accordo legato alle terre rare: anticipazioni volevano che la firma avvenisse nelle ore antecedenti al discorso al Congresso, firma che per ora, non c’è stata. 

Tuttavia, Trump non ha escluso il proseguimento del supporto militare a Kiev, mantenendo una linea pragmatica. Ancora più ambiziose sono state le sue parole su Groenlandia e Canale di Panama: ha ribadito l’intenzione di annettere la prima per ragioni di sicurezza nazionale e di “riprendersi” il secondo, denunciando l’influenza straniera su queste aree strategiche.

La sfida per l’approdo su Marte

Un altro passaggio è stato dedicato allo spazio, Trump ha promesso di piantare la bandiera americana su Marte. Qui ha elogiato direttamente Elon Musk, presente tra il pubblico e applaudito con calore dai repubblicani, mentre i democratici esponevano cartelli in disapprovazione. Musk, sempre più vicino all’amministrazione, è stato dipinto come una figura chiave per il futuro tecnologico degli Stati Uniti, un’alleanza che promette di influenzare profondamente la politica americana.

Immigrazione, sicurezza e guerra culturale

A livello interno, immigrazione e sicurezza hanno dominato la retorica. Trump ha annunciato misure dure contro i migranti illegali e un rafforzamento delle forze dell’ordine per garantire “legge e ordine” nelle città, temi che hanno suscitato reazioni opposte. Altrettanto nette sono state le sue posizioni culturali: ha dichiarato la fine della “tirannia woke”, promettendo di riconoscere solo due generi e di opporsi a ingerenze su razza e identità. Questo attacco alle politiche progressiste ha entusiasmato i repubblicani, ma ha lasciato i democratici in silenzio o in aperta protesta, come dimostrato dall’espulsione del deputato Al Green per aver interrotto a più riprese il discorso di Trump.

Critiche al passato e polarizzazione

Non sono mancate critiche all’amministrazione Biden, descritta come un “fallimento” che avrebbe sacrificato i cittadini americani per interessi stranieri. Trump ha usato questo contrasto per rafforzare la sua narrazione di riscatto nazionale, un messaggio che ha trovato terreno fertile tra i suoi alleati ma ha accentuato la polarizzazione. Il Congresso è stato lo specchio di questa spaccatura: i repubblicani si sono alzati in piedi più volte, mentre i democratici sono rimasti seduti, alcuni mostrando cartelli di dissenso.

Un manifesto per il futuro

Il discorso di Trump è stato un manifesto del suo secondo mandato: ambizioso, provocatorio e senza mezze misure. Ha intrecciato promesse economiche, sogni di grandezza globale e un rifiuto categorico delle sensibilità liberali, delineando le priorità di una presidenza iniziata appena due mesi fa. Resta da capire come queste parole si tradurranno in fatti, ma il 4 marzo 2025 ha segnato l’avvio di una nuova era per l’America di Trump, tra applausi, critiche e un futuro ancora tutto da definire.

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