Donazzan (FdI), nuovamente censurata da facebook: “viviamo un clima da dittatura: non accetto che qualcuno decida per me ciò che posso dire e fare”

Nuovo episodio di censura social a danno di Elena Donazzan, Assessore regionale del Veneto ed esponente del partito di Giorgia Meloni: a distanza di poco più di un anno dall’oscuramento di alcuni post legati alla sua partecipazione ad un convegno organizzato da Casapound, a causare stavolta la dura stigmatizzazione di Facebook è stato un commento pubblicato ieri (16/12/2020) in merito alla notizia della convalida dell’arresto degli studenti fiorentini legati al movimento studentesco di destra Blocco Studentesco all’esito di un volantinaggio, invocando la libertà di manifestazione del pensiero

Immediata la reazione del social network di Mark Zuckerberg, che ha limitato la pagina social dell’Assessore regionale e comunicato che “la pagina rischia di essere nascosta … a causa delle continue violazioni degli Standard della Community”.

Dura la replica di Donazzan, che sul fatto annuncia battaglia: “ecco l’ennesima censura promossa da Facebook, una palese violazione della mia libertà di pensiero e di espressione. Ho solamente espresso la solidarietà a questi ragazzi, arrestati per un volantinaggio in una scuola contro l’attuale governo: una manifestazione repressa con una pesante limitazione della libertà personale a carico di studenti senza precedenti penali, e con l’apparente motivazione dell’adesione ad un orientamento politico. Il problema è che non c’è Giustizia se si arrestano dei ragazzi per le loro idee, e non c’è Libertà se si permette a qualcuno di decidere cosa è giusto pubblicare e cosa no”.

La verità è che stiamo vivendo un clima da dittatura. Non accetto che un algoritmo o non meglio identificati moderatori di un ente privato, nascondendosi dietro generici ‘standard della community’ decidano cosa un esponente politico ed un cittadino possono o non possono dire e a chi possono esprimere la propria solidarietà” continua l’esponente veneta di Fratelli d’Italia, che conclude “ho dato mandato di scrivere a Facebook, perché esigo che siano eliminate le limitazioni alla pagina social ed il post sia ripristinato. Se ciò non accadrà valuterò di adire le vie legali per tutelare la mia libertà di pensiero e di espressione”.

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