Dopo la maturità. Quale futuro per i nostri giovani?

Il rito annuale degli esami di maturità che ha attraversato la vita di milioni di studenti nell’arco di decenni e decenni, si va consumando anche quest’anno, e subito dopo una folla di ragazzi e ragazze si ritroverà col famoso pezzo di carta in mano, quello che in altri tempi avrebbe fatto felice sia il maturando che la famiglia e che oggi, a ben vedere, non vale quasi nulla se non un biglietto per andare avanti, continuare negli studi, oppure comprendere cosa si vuole fare “da grandi” in un mondo del lavoro dove nell’ultimo ventennio le regole sono completamente cambiate.

Tramontato il mito del posto fisso, che andrà a sparire in tempi brevi, bisogna fare i conti con professioni che se fino a qualche anno fa erano appetibili, oggi creano solo disoccupati, mentre all’orizzonte si affacciano nuovi mestieri, occupazioni nate da poco, direttamene dalla quarta rivoluzione industriale che stiamo vivendo, e che per genitori e nonni non hanno nemmeno significato, come per esempio lo  Youtuber, piuttosto che il designer per giochi, o magari il blogger. Eppure, questi che a mamma e papà non sembrano neppure lavori, oggi in Italia hanno una possibilità  di sviluppo superiore a quelle che un tempo erano professioni ambite, come ad esempio il giornalista, l’avvocato , per non parlare del filoso o del professore di lettere in un istituto superiore.

E’ bene nella vita seguire le proprie inclinazioni, ma bisogna fare anche i conti con la realtà, e non inseguire sogni difficilmente realizzabili anche se, quando ci si dovesse crede fermamente, allora tutto può essere ribaltato. In un paese dove ci sono quasi più avvocati che cause, voler indossare la toga non è consigliabile, ma magari se si sente di essere nati per quello, beh allora vale la pena di provarci mettendocela veramente tutta. Altrimenti, guardarsi intorno e scegliere l’alternativo è davvero la cosa migliore da fare, come per esempio consigliano Daniele Grassucci – cofondatore di skuola.net – insieme a Raffaele Masci nel libro “Dopo la scuola” – edito da Sperling & Kupfer – che offre una pratica guida per i neomaturati ancora indecisi sulla strada da intraprendere e che magari oltre alla soddisfazione finanziaria offra anche il piacere di esercitare un lavoro che appassiona. Soprattutto in considerazione che come dicono Grassucci e Masci nel loro libro, nel 2030 la metà delle professioni verrà sostituita con nuovi lavori.

Alla luce di tutto ciò, è bene considerare come muoversi dopo attenta riflessione. Per esempio, okay affrontare il percorso universitario, ma non come si faceva una volta, spesso con l’unico scopo di avere un titolo di studio superiore, anche se poi non si era minimamente interessati alle materie studiate. Per questo, prima ancora di arrivare all’università, conviene pianificare, magari scegliendo alternative ai licei, come ad esempio Istituti tecnici superiori che offrano anche percorsi di specializzazione post diploma, di due a o tre anni, organizzati dal Ministero dell’Istruzione, che abbiano una forte connessione con il mondo del lavoro, e che garantiscano un tasso di occupazione pari all’80%, quando una laurea triennale si attesta invece a non oltre il 70%. Molto validi possono essere anche i corsi proposti dagli enti locali in collegamento con le aziende, e che formano anche in soli sei mesi specifiche figure professionali richieste dalle imprese, tipo il social media manager o il comunicatore digitale, per le quali la richiesta è superiore all’offerta. L’unico problema, in questi casi, è la comunicazione degli enti, cioè conoscere l’esistenza di questi corsi e cosa rappresentano, notizie che non è sempre così scontato riceve con facilità.

Altra considerazione da fare a cui ci invitano sempre Grassucci e Masci nel loro libro, è come in futuro i ragazzi dovranno avere competenze “miste”, cioè sia tecnologiche che umanistiche insieme, non più come oggi, dove il settore di competenza è molto definito ed esclude il resto.  La formula vincente, dicono i due, è per i giovani incrociare la passione con il talento. E fanno l’esempio dei videogiochi, che appassionano tantissimi giovani al punto di renderli dei veri e propri esperti del settore, e che oggi fatturano più della musica e del cinema. Lavorare in questo settore richiede profili che, come dicevano, mescolino capacità tecniche e umanistiche. Richiedono infatti il programmatore, che elabori il codice del gioco ma anche il comunicatore, che scriverà la storia, per passare al game designer, che saprà interpretare graficamente le richieste di uno e dell’altro.

Perciò, quello che magari per parecchio tempo ha fatto disperare tanti genitori, si potrebbe trasformare in ottima opportunità di lavoro, lasciando mamma e papà una volta tanto piacevolmente a bocca aperta.

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RK Montanari
RK Montanarihttps://www.lavocedelpatriota.it
Viaggiatrice instancabile, appassionata di fantasy, innamorata della sua Italia.

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