Dopo l’ostracizzazione della AfD: la Germania è una dittatura di estrema sinistra

Carissimi lettori,

ho riflettuto molto, prima di scrivere questo articolo.

Durante la lettura, capirete il perché.

Per chi non mi conoscesse, mi presento brevemente.

Mi chiamo Diego, classe 1972, vivo in Germania dal 1999, quindi da 26 anni.

Di cosa parliamo?

Come avrete sicuramente appreso dai media, l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (in tedesco, Bundesamt für Verfassungsschutz) ha classificato la AfD – Alternativa per la Germania – come pericolo per la democrazia, come partito che agisce contro l’ordine fondamentale libero e democratico.

La notizia è arrivata anche in Italia e, non c’è da meravigliarsi, la stampa progressista esulta.

Ho criticato pure io la AfD, per esempio per il suo asservimento verso Russia e Cina.

Sì, capito bene: il partito più di destra del panorama politico tedesco è spiccatamente filocinese, soprattutto da quando Alice Weidel è al vertice del partito.

Peraltro, la AfD ha pure l’abitudine di diffamare altri partiti di destra in Europa, qualora questi non fossero allineati con il corso filorusso e filocinese.

Sì, la AfD ha pure inveito contro Fratelli d’Italia e contro il partito PiS di Mateusz Morawiecki. Entrambi i partiti sono nel gruppo ECR.

Questo, però, non è il motivo della citata classificazione.

Classificare un partito o un’associazione come contrario all’ordine fondamentale libero e democratico non è cosa da poco.

Questa classificazione significa che tutti i membri della AfD (politici e militanti) così come i simpatizzanti possono essere spiati senza mandato di un giudice.

I metodi dello spionaggio vanno dalle intercettazioni e dai controlli dei movimenti di denaro alle infiltrazioni di personale, ovvero di agenti, ai quali è permesso di assumere comportamenti conformi al soggetto da spiare.

Questi agenti hanno il compito di fare affermazioni estreme, cercando di ottenere consenso da parte di membri della AfD, i quali poi vengono portati come prova che tutto il partito sarebbe da proibire.

Sì, il passo successivo è la proibizione del partito stesso.

È abbastanza evidente anche il modello di giustizia a orologeria: la AfD ha superato, nei sondaggi, la CDU di Friedrich Merz. Quindi il sistema autoproclamato “democratico” ha optato per una misura preventiva.

Per definizione, un partito contrario all’ordine fondamentale libero e democratico non è semplicemente un partito con idee considerate estreme, ma uno che ostentatamente vuole eliminare il pluralismo partitico, la libertà di stampa e di espressione.

Con “ostentatamente” si intende, che quell’intenzione è stata messa nei documenti programmatici del partito o è stata dichiarata più volte dai vertici o da politici di rilevanza di quel partito.

Ebbene, vi informo, che NESSUN politico della AfD ha mai messo in discussione la libertà di espressione o il pluralismo partitico.

Un vero organo a tutela della Costituzione non può e non deve osteggiare un partito con un’ideologia non conforme al mainstream. Questa è la differenza tra un organo democratico di controllo e la STASI.

Ci sono limitazioni della libertà di espressione nella Germania “liberale e democratica”?

È stato condannato qualcuno per reati di opinione nella Germania “liberale e democratica”?

È possibile finire in galera, per aver espresso l’opinione “sbagliata” nella Germania “liberale e democratica”?

Purtroppo, sì, ma ciò non è dovuto alla AfD, che non governa né a livello federale, né a livello regionale.

Persino in Sassonia e Turingia, dove ha percentuali oltre il 35%, la AfD è all’opposizione.

Parliamo di limitazioni della libertà di espressione.

Dal 2017 è in vigore la cosiddetta legge di imposizione di rete (in tedesco Netzwerkdurchsetzunugsgesetz, abbreviato in NetzDG), che obbliga i gestori dei social media a denunciare alla magistratura tutti i commenti e post contenenti cosiddetti “messaggi di odio” o in odore di contenere “messaggi di odio”.

Il non adempimento comporta pene pecuniarie da 5 milioni a 50 milioni di euro.

Tengo a precisare, che la legge tedesca distingue in maniera netta e precisa tra una semplice multa (Bußgeld) e una pena pecuniaria (Geldstrafe). Quest’ultima viene messa sulla fedina penale.

Di conseguenza, il condannato a una pena pecuniaria è automaticamente un pregiudicato.

Facciamo un esempio di “messaggio di odio”.

Qualche anno fa, Martin Schulz aveva dichiarato, che [cito] i rifugiati sono più preziosi dell’oro.

Dopo uno dei tanti stupri e omicidi, commessi dai “rifugiati”, era apparso su Facebook il commento sarcastico: Di nuovo un paio di pepite d’oro.

L’autore del commento fu condannato a una pena pecuniaria per messaggio di odio, secondo il paragrafo 130 del Codice penale tedesco.

Quel paragrafo è la versione pompata della Legge Mancino.
Di contro, i comici della trasmissione Extra3 hanno chiamato Alice Weidel Nazischlampe (letteralmente puttana nazista) e sono stati assolti dall’accusa di offesa e di diffamazione.

Il tutto ricorda un po’ il piagnisteo di certi pseudointellettuali italiani, che si permettono di sputare insulti sessisti a Giorgia Meloni e a sua figlia, farneticando poi di “censura fascista” e di “Telemeloni”.

Parliamo di galera per reati d’opinione.

Un pensionato aveva messo su Facebook un meme satirico sul ministro Robert Habeck (dei Verdi), usando gli stessi caratteri della famosa marca di shampoo Schwarzkopf (in italiano, testa di moro), modificata in Schwachkopf (in italiano mente debole, eufemismo di imbecille).

Ebbene, non si è beccato una denuncia per offesa, che ci sarebbe stata. La polizia gli ha sfondato la porta alle 6 del mattino, lo ha arrestato e ha sequestrato computer, cellulare, chiavette USB ecc.

L’accusa è di istigazione all’odio razziale, secondo il paragrafo 130 del Codice penale tedesco.

Altro esempio. Il capo redattore del Deutschland-Kurier – David Bendels – è stato arrestato e condannato a due anni con la condizionale per “offesa” al ministro degli interni Nancy Faeser, per aver postato un meme satirico: la foto del ministro stesso con in mano un cartello con la scritta Io odio la libertà di opinone (in tedesco: Ich hasse die Meinungsfreiheit).

Peraltro, il ministro Nancy Faeser non sapeva niente del meme incriminato. Faeser è stata informata dal pubblico ministero di competenza, che le ha chiesto, se volesse sporgere denuncia.

Parliamo di epurazione degli enti pubblici.

Nel 2018 a Chemnitz un ragazzo tedesco (peraltro di madre cubana) fu accoltellato davanti al bancomat da due extracomunitari, che volevano rapinarlo.

Seguirono manifestazioni spontanee (non indette o controllate dalla AfD) contro la politica dei confini aperti.

I media – quasi tutti rigorosamente di sinistra – e i politici dei partiti cosiddetti “democratici” definirono quelle manifestazioni come caccia all’uomo (letteralmente Hetzjagd).

L’allora presidente dell’Ufficio federale della protezione della Costituzione – Hans-Georg Maaßen – ebbe il coraggio di contraddire quelle affermazioni, che erano palesemente false.

In effetti non ci fu nessuna caccia all’uomo.

Il risultato: Maaßen fu rimosso dall’incarico e definito dal suo ex ufficio come complottista di estrema destra e soggetto da controllare.

Queste sono condizioni, che normalmente vengono associate a una dittatura vera e propria, a un regime totalitario e non democratico.

La Germania di oggi è un regime totalitario di estrema sinistra, il cui “antifascismo” consiste nel sostituire una dittatura con un’altra, che poi viene chiamata “democrazia”.

Praticamente l’attuazione del Manifesto di Ventotene.

L’unica differenza tra questo regime totalitario di stampo rossoverde progressista e la storica Germania Est comunista consiste nel fatto, che oggi censura e repressione vengono fatte a posteriori.

Nella DDR, ogni pubblicazione – dal giornale studentesco fino alle testate giornalistiche ufficiali, passando per le opere di tutti gli artisti – doveva passare al vaglio del Comitato Centrale, prima di essere pubblicata.

In tempi di internet e social media questo metodo sarebbe inattuabile.

In comune con la DDR ci sono i cosiddetti fotografi dell’Antifa, alcuni dei quali vengono finanziati direttamente dallo Stato, perché ufficialmente prendono parte a “progetti culturali” e di “educazione politica”.

In Germania esiste anche la cosiddetta Centrale federale per l’educazione politica (Bundeszentrale für politische Bildung). Vietato pensare male!

Il vicepresidente americano J.D. Vance aveva già denunciato nel suo discorso alla conferenza di Monaco la repressione progressista della libertà di espressione nel Regno Unito, in Belgio ecc.

La Germania è, però, l’apice di quella repressione.

La AfD si è rivolta apertamente su X all’amministrazione Trump.

Elon Musk e il ministro degli esteri americano Marco Rubio hanno già espresso parole di condanna verso l’establishment tedesco autodefinito “democratico”.

Probabilmente la loro solidarietà sarebbe più limitata, se sapessero della vicinanza politica della AfD con la Cina, ma questo – come già detto – non è il punto.

Ovviamente, l’establishment “democratico” tedesco ha già replicato, parlando di intromissioni intollerabili.

Però, quando le intromissioni sono “democratiche” e vengono fatte dai progressisti, allora va tutto bene.

Basti pensare ai principali think-tank di sinistra: Progressive Governance e Das progressive Zentrum.

In questi think-tank, i vertici progressisti si scambiano opinioni e mandano le direttive, gli ordini ai politici di sinistra di tutti i Paesi.

Anche giornali come la Süddeutsche Zeitung o Die Zeit sono attori di propaganda di sinistra non da poco.

Il redattore capo di Die Zeit – Giovanni Di Lorenzo – ha origini italiane.

Non meravigliatevi, se La Repubblica e giornali simili di fatto copiano quanto scritto e forse pesino suggerito dai loro colleghi progressisti tedeschi!

Perché questo articolo?

Il cartello dei cosiddetti progressisti non fa distinzione tra AfD e altre destre, che per esempio sostengono l’Ucraina anziché la Russia o sono dalla parte di Trump, anziché di Xi Jinping.
In Italia, i lcartello dell’internazionale progressista rossoverde controlla l’opposizione di sinistra.

Quando politici italiani di sinistra esaltano il “modello tedesco”, non intendono il federalismo o l’efficienza. Altrimenti appoggerebbero la riforma italiana che va in quella direzione: l’autonomia differenziata.

I progressisti intendono proprio il totalitarismo distopico orwelliano, oggi imperante in Germania, che va ben oltre la magistratura politicizzata.

Lo scenario tedesco è il sogno umido, erotico di Schlein, Boldrini, Bonino, Zan, Bonelli ecc.

Se questi tornano al governo, faranno la stessa cosa con Fratelli D’Italia e con la Lega e costringeranno Forza Italia a subire un processo di merkelizzazione, per diventare come la CDU di oggi, ovvero la versione tedesca della DC di Rosy Bindi.

Va da sé, che in Italia il Governo Meloni non può attuare tutto quanto messo nel programma, proprio per via delle ingerenze di questo regime, che da una parte si sta deindustrializzando in nome del gretinismo, ma dall’altra ha ancora il potere politico ed economico-finanziario, per ricattare l’Italia… così come tutti i Paesi governati da politici non progressisti.

I ricatti passano per Bruxelles, dopo aver avuto il consenso della Francia di Macron.

Quindi un encomio a Giorgia Meloni (e al suo governo) per il suo pensare e agire strategico ci sta.

Quando vedete la Meloni portare a casa accordi pesanti di miliardi di investimenti con altri Paesi, senza passare per Bruxelles, sappiate che sta facendo la cosa giusta nel modo giusto.

Una postilla. Al più tardi adesso dovrebbe essere chiaro, perché ho riflettuto molto, prima di scrivere questo video, e perché ci sarà solo una versione in italiano.

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