Una norma attesa da tempo e un impegno che Fratelli d’Italia aveva preso dall’inizio del mandato: contrastare lo spopolamento delle aree montane promuovendone la crescita economica e sociale, riconoscendone l’importanza strategica per la tutela dell’ambiente, della biodiversità, del paesaggio e della cultura.
Risale a trent’anni fa l’ultima legge quadro nazionale sulla montagna (legge 97 del 31 gennaio 1994) e da allora nessun Governo ha rimesso mano al tema. Trent’anni in cui il mondo è evoluto e quelle norme non risultano più sufficienti a valorizzare e promuovere i territori montani.
Da qui il lavoro del Governo, iniziato ad ottobre 2024 e conclusosi il 10 settembre 2025 con l’approvazione della nuova legge dal titolo: “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane” che l’intera maggioranza ha rivendicato orgogliosamente. 35 articoli per ridisegnare il quadro di sviluppo sociale ed economico della montagna, politiche per la natalità nei comuni con meno di 5000 abitanti, incentivi e punteggi maggiorati per docenti e personale sanitario, agevolazioni fiscali per i giovani imprenditori. Ma anche sviluppo di migliori strutture viarie ed imprese, sostegno all’agricoltura e al turismo, gestione del territorio e contrasto al cambiamento climatico.
“Una legge che definirà una vera e propria strategia per la montagna, con una revisione triennale che consentirà di verificare la sua attuazione e di portare eventuali correttivi”, così il senatore di FdI Luca De Carlo, presidente della IX Commissione del Senato commentando il provvedimento. “ Con questa norma si apre finalmente una stagione nuova per le aree montane, fatta di protagonismo per le genti che quella montagna la abitano, per intercettare si i nuovi bisogni ma anche tutte le straordinarie opportunità che la montagna sa offrire”. Di ‘una nuova pagina nella storia delle terre alte’ continua a parlare poi De Carlo, che sottolinea come l’impegno preso nel suo primo giorno in Senato sia diventato presto realtà grazie ad un governo che aveva la volontà di ‘portare a casa’ la legge e che ha lavorato sodo fino al raggiungimento di questo obiettivo.
“Abbiamo previsto iniziative per ridurre i divari economici e sociali e a garantire l’accesso ai servizi pubblici, come istruzione e sanità, senza dimenticare l’accesso a poste, banche, farmacie”, ha sottolineato anche Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie e promotore della legge. “Andremo ad introdurre misure contro lo spopolamento rivolte a giovani e famiglie, per stimolare la natalità e la residenzialità, includendo anche incentivi anche alle imprese. Un occhio di riguardo anche all’ambiente e all’ecosistema montano, patrimonio da proteggere e salvaguardare”.
E poi c’è l’aspetto legato al turismo, che soprattutto alla luce di quanto emerso nell’estate appena trascorsa, che ha visto la montagna primeggiare tra le mete scelte dai turisti. Da qui il commento del ministro Santanchè : “La nuova legge sulla montagna, è un ulteriore segnale della grande e concreta attenzione che il Governo Meloni dedica a questi territori di assoluta importanza per l’intera
Nazione. Arrivano significative risorse per la valorizzazione delle nostre aree montane, anche nella loro declinazione turistica, in quanto mete sempre più apprezzate, ricercate e destagionalizzate, che ricoprono un ruolo altamente strategico nell’ambito della sostenibilità. Risorse che vanno ad aggiungersi agli oltre 500 milioni di euro già stanziati dal ministero del Turismo”.
I commenti delle realtà più legate alla Montagna
Dalla Consulta nazionale Anci piccoli Comuni, alla Coldiretti fino ad arrivare all’Uncem, sono state diverse le realtà legate alla montagna e alle aree interne che hanno espresso soddisfazione per l’approvazione della legge. Questo passaggio, ha sottolineato il presidente nazionale di Uncem Roberto Bussone, consentirà di utilizzare il nuovo quadro normativo per valorizzare le risorse prodotte in montagna, evitando che restino un beneficio per pochi o che si disperdano altrove. Una dispersione di risorse ‘denunciata’ anche da Calderoli e alla quale questo provvedimento si propone di mettere la parola ‘fine’: “E’ finito il periodo in cui a ricevere i fondi per le zone montane sono aree che di montano non hanno nulla a che fare”, ha ribadito il ministro. “Il territorio montano in Italia è il 35% e lì queste risorse devono essere destinate perché si tratta di realtà strategiche per tutto il Paese”.
Accanto alla soddisfazione, il coordinatore nazionale della Consulta Anci piccoli Comuni sottolinea anche l’importanza di dare subito seguito alle misure contenute nel provvedimento: “Fatto questo importante passo, ora è necessario che le risorse previste vengano rese operative nel più breve tempo possibile. I nostri Comuni hanno bisogno immediato di queste risorse, perché le sfide della Montagna non possono più attendere”.