E nel silenzio, gli USA prendono le redini del mercato cripto

Che il progetto di rifondazione degli Stati Uniti come prima potenza mondiale sotto la presidenza Trump stia entrando nel vivo non è un mistero. Mentre l’attenzione globale si concentra sulle sue politiche commerciali, a metà luglio 2025 il Presidente ha firmato tre leggi rivoluzionarie che posizionano gli USA come leader nella regolamentazione e diffusione delle criptovalute. Il Digital Asset Market Clarity Act, il Genius Act e l’Anti-CBDC Surveillance State Act rappresentano una svolta storica, passata quasi inosservata, ma destinata a creare una struttura normativa chiara, accessibile e sicura per il mercato degli asset digitali.

Ma di cosa si tratta esattamente? Analizziamo i provvedimenti uno per uno.

Il Digital Asset Market Clarity Act stabilisce una cornice normativa chiara per il settore delle criptovalute, definendo ambiti di regolamentazione e autorità di controllo per i diversi tipi di asset digitali. In particolare, la legge classifica le principali criptovalute, come Bitcoin ed Ethereum, come commodities (materie prime), ponendole sotto la supervisione della Commodity Futures Trading Commission (CFTC). I token e gli strumenti derivati, invece, sono considerati securities (titoli finanziari) e saranno regolati dalla Securities and Exchange Commission (SEC), l’equivalente della Consob italiana.

Inoltre, le piattaforme di negoziazione dovranno registrarsi come istituzioni finanziarie ai sensi del Bank Secrecy Act, rispettando le normative antiriciclaggio. Per quanto riguarda la finanza decentralizzata (DeFi), un sistema di servizi finanziari basati su blockchain che elimina gli intermediari tradizionali, la legge rinvia a una futura regolamentazione. CFTC, SEC e Dipartimento del Tesoro sono stati incaricati di condurre uno studio approfondito su questo settore in continua evoluzione, con l’obiettivo di presentare un rapporto completo entro un anno. Parallelamente, il Government Accountability Office (GAO), l’organo investigativo del Congresso, analizzerà DeFi, NFT (Non-Fungible Token) e tecnologie blockchain per fornire un quadro dettagliato e supportare una normativa esaustiva.

Il Genius Act, nelle parole del Presidente Trump, “crea un quadro normativo chiaro e semplice per liberare l’immenso potenziale delle stablecoin ancorate al dollaro”. Le stablecoin sono criptovalute il cui valore è legato a una valuta tradizionale (come il dollaro) o a una materia prima, garantendo stabilità rispetto alla volatilità tipica delle criptovalute. La legge impone regole rigorose agli emettitori di stablecoin: gli asset a garanzia, obbligatoriamente a basso rischio, devono essere depositati con un rapporto di 1:1, escludendo qualsiasi leva finanziaria. Gli emettitori dovranno inoltre inviare rapporti periodici a un’autorità di regolamentazione statale o federale e implementare controlli antiriciclaggio, in linea con il Clarity Act: questo approccio mira a garantire trasparenza e sicurezza, proteggendo gli investitori da rischi speculativi.

L’Anti-CBDC Surveillance State Act chiude la porta a qualsiasi progetto di creazione di un dollaro digitale (Central Bank Digital Currency, CBDC) da parte della Federal Reserve. La legge vieta esplicitamente un CBDC, salvo un futuro via libera del Congresso, rispondendo a preoccupazioni su privacy e controllo statale. Questo provvedimento rafforza l’idea che il dollaro tradizionale, e non una sua versione digitale centralizzata, rimanga il fulcro del sistema finanziario.

Queste tre leggi mirano a creare un sistema normativo per un settore che, fino ad oggi, si è mosso in un contesto quasi di anarchia. Le criptovalute, pur rappresentando una delle tecnologie più innovative per le transazioni finanziarie, sono state spesso oggetto di speculazioni e frodi, danneggiando investitori e risparmiatori attirati dall’euforia dei prezzi. Con queste normative, gli Stati Uniti vogliono porre fine al caos, garantendo un mercato più sicuro e strutturato.

Ma quali saranno le conseguenze? Alcuni hanno ipotizzato che il dollaro possa trasformarsi in una sorta di “cripto-dollaro” digitale, ma questa interpretazione non coglie il vero obiettivo delle leggi. Il Genius Act e il Clarity Act lavorano in sinergia per rafforzare il dollaro come valuta di riferimento, non solo negli scambi internazionali – dove gli USA restano leader grazie al loro ruolo di primi consumatori globali – ma anche nel settore delle criptovalute. Le nuove stablecoin, potenzialmente sviluppate anche dal settore bancario, potrebbero offrire un’alternativa innovativa ai sistemi di pagamento internazionali come SWIFT e Target2, pur affrontando sfide legate alla velocità e alla scalabilità rispetto a questi ultimi.

SWIFT e Target2, infatti, sono i pilastri dei pagamenti internazionali. SWIFT collega oltre 11.000 banche in tutto il mondo, gestendo milioni di transazioni al giorno con una velocità impressionante, grazie a reti private che non dipendono da internet. Con innovazioni come SWIFT GPI, metà delle transazioni si completa in 30 minuti, quasi tutte entro 24 ore. Target2, gestito dalla BCE, è altrettanto rapido per i trasferimenti in euro, spesso elaborati in poche ore. Entrambi sono affidabili, sicuri e ottimizzati da anni di esperienza. Le blockchain, invece, pur rivoluzionarie per trasparenza e assenza di intermediari, faticano a tenere il passo. Bitcoin, ad esempio, processa solo 7 transazioni al secondo, con attese di 10 minuti, e persino blockchain più veloci come Solana o Ripple possono rallentare sotto pressione. Operando su internet, poi, sono anche meno stabili delle reti dedicate di SWIFT e Target2. Le stablecoin legate al dollaro, però, potrebbero cambiare le carte in tavola: stabili e integrabili con i sistemi bancari, promettono trasferimenti internazionali più economici, eliminando costi come i 15-50 dollari di SWIFT e semplificando la burocrazia dei conti Nostro/Vostro. Piattaforme come RippleNet, ad esempio, completano pagamenti in pochi secondi in corridoi come UAE-India, con risparmi notevoli. Tuttavia, per competere con la velocità di SWIFT e Target2, le blockchain devono ancora risolvere problemi di scalabilità e stabilità ma, nel futuro prossimo, le stablecoin potrebbero brillare soprattutto per transazioni di piccolo importo o corridoi ad alto volume, dove i costi contano più della velocità.

La classificazione degli asset digitali come commodities o securities, proseguendo, crea un precedente significativo, destinato a influenzare le regolamentazioni globali grazie al peso delle autorità come CFTC e SEC, che rappresentano un punto di riferimento per i mercati finanziari internazionali. La chiara distinzione tra criptovalute come Bitcoin ed Ethereum (trattate come materie prime) e token derivati (considerati titoli finanziari) fornisce un modello normativo che altri paesi potrebbero adottare per armonizzare le loro leggi, riducendo l’incertezza giuridica che ha frenato l’adozione delle criptovalute in molte giurisdizioni: l’Unione Europea, che sta sviluppando il quadro normativo MiCA (Markets in Crypto-Assets) ad esempio, potrebbe guardare alle scelte degli USA per allineare le proprie definizioni e regole, favorendo una maggiore interoperabilità tra mercati; allo stesso modo, paesi come il Giappone e Singapore, che hanno già normative avanzate sulle criptovalute, potrebbero adattare i loro approcci per rispondere al modello statunitense, consolidando un sistema globale più uniforme.

Queste leggi rafforzano, inoltre, il ruolo del dollaro come valuta di riferimento nel mercato digitale, eliminando l’illusione che una criptovaluta possa sostituire una valuta tradizionale. La CFTC e la SEC, con la loro autorità e capacità di enforcement, non solo stabiliscono standard per gli Stati Uniti, ma esercitano una pressione indiretta su altre nazioni affinché adottino normative compatibili per attrarre investimenti e partecipare al mercato globale delle criptovalute. Le stablecoin ancorate al dollaro, regolamentate dal Genius Act, diventando uno strumento privilegiato per i pagamenti transfrontalieri, ad esempio, spingerebbero i mercati emergenti a integrarle per accedere ai circuiti finanziari dominati dagli USA e questo approccio rafforzerebbe ulteriormente la centralità economica degli Stati Uniti, contrastando iniziative come quelle dei BRICS, che puntano a ridurre la dipendenza dal dollaro attraverso valute digitali alternative o sistemi di pagamento regionali.

L’impatto di queste normative, infine, si estende oltre la regolamentazione tecnica. Esse inviano un segnale chiaro: gli Stati Uniti intendono non solo regolamentare, ma dominare il mercato delle criptovalute, attirando innovazione, capitali e talenti. 

Borse come Coinbase o Kraken, già sotto la giurisdizione USA, potrebbero beneficiare di un quadro normativo chiaro, consolidando la loro posizione rispetto a competitor internazionali. Nel contempo, la supervisione rigorosa di CFTC e SEC potrebbe spingere le giurisdizioni meno regolamentate, come alcune nazioni offshore, a rivedere le loro politiche per non perdere competitività. In questo modo, gli USA non solo plasmano il futuro delle criptovalute, ma riaffermano la loro leadership economica globale.

Con questa mossa, gli Stati Uniti stanno tracciando infatti una strada precisa per diventare la patria degli asset digitali e, dopo anni in cui blockchain e smart contract sono stati accantonati per mancanza di convenienza economica, queste normative aprono la porta a una nuova era di innovazione nei settori finanziario e bancario. Il messaggio è chiaro: gli USA non solo vogliono regolamentare le criptovalute, ma intendono guidare la loro evoluzione globale. Riusciranno a trasformare questa visione in realtà?

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Matteo Gianola
Matteo Gianola
Fin da piccolo amavo scrivere e comunicare quello che pensavo e quello che sapevo (potrei dire anche quello che credevo di sapere) perché solo dal confronto può innescarsi una crescita personale e, anche, collettiva. Dopo la laurea in economia e l’inizio del lavoro in banca ho tentato di seguire quello che amavo, iniziano a scrivere per testate come the Fielder, Quelsi, e l’Informale fino a giungere a In Terris e, oggi, pure qui. Mi occupo principalmente di economia, politica e innovazione digitale, talvolta sconfinando anche nella mia passione, la musica.

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