È ora di un dibattito pulito. Come l’energia nucleare

Nel nostro Paese torna con forza il dibattito sul nucleare. Un tema che ha diviso e continua a dividere l’opinione pubblica, agitare le parti politiche e preoccupare i cittadini. Tuttavia, bisognerebbe chiedersi, a proposito di nucleare, dove in passato sia iniziata una giusta e adeguata campagna di sensibilizzazione, dove la semplice e strumentale propaganda politica. Infatti, c’è l’impressione che a decidere sulle sorti del nucleare in Italia non sia stata l’effettiva consapevolezza dei cittadini, bensì una progressiva affermazione della paura, su cui certe forze politiche hanno soffiato, liquidando il nucleare a “male assoluto”.

I due referendum, quello del 1987 e quello del 2011, che di fatto posero fine al programma nucleare italiano, si celebrarono poco dopo due disastri, quello di Chernobyl e quello della centrale nucleare giapponese di Fukushima. Sarebbe ingiusto prendersela con chi all’epoca sostenne le tesi referendarie antinucleare, vista la gravità inaudita dei fatti accaduti: il primo a causa di un errore umano aggravato dalla deprecabile gestione sovietica della crisi, il secondo a causa di un insieme di calamità naturali senza precedenti.  Nel 1987 quasi tutto l’arco costituzionale si schierò contro il nucleare, dai comunisti ai missini, mentre nel giugno 2011 ebbero la meglio le tesi abrogative guidate dal fronte antiberlusconiano.

Ad oggi la paura che all’epoca impedì all’Italia di sviluppare il nucleare sembrerebbe scemata. Avremo preso maggiore consapevolezza dei rischi della dipendenza energetica dopo l’invasione russa dell’Ucraina? Ci saremo resi conto che i nostri competitor europei costruiscono centrali nucleari, alcune delle quali vicinissime all’Italia (la francese di Tricastin, a 250 km da Torino)? A prescindere da ciò, il pregiudizio e l’ignoranza non sono perdonabili in futuro. Ed è questo l’auspicio: vorremmo assistere ad un dibattito strutturato, che tenga assieme la divulgazione scientifica, le ambizioni dell’Italia, che contempli i rischi ed i benefici, che stimoli la cittadinanza a capire e prendere parte al cambiamento.

Esistono delle forme più sicure di nucleare, in grado di tutelare la sicurezza della fabbrica, delle persone e dell’ambiente. Diverse sono le formule in corso di studio ed alcune sono oggetto di ricerca da parte di nazioni importanti, da ultima la Germania, che punta col suo reattore Stellaris ad arrivare prima di tutti, nel 2031, a realizzare una centrale fusione nucleare di nuova generazione.

L’Italia non vuole restare a guardare e punta a riprendere in mano il tema. Il Governo di Giorgia Meloni, a termine del Consiglio dei ministri odierno, varerà un nuovo ddl sull’energia nucleare: “Abbiamo approvato anche un altro importante provvedimento per garantire energia sicura, pulita, a basso costo, capace di assicurare sicurezza energetica e indipendenza strategica all’Italia”.

A fornire qualche informazione in più sul provvedimento che arriverà in Parlamento, sono le recenti dichiarazioni del Ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso: “Quello che faremo è un provvedimento che dà risposte immediate a imprese e famiglie. Ma la soluzione di lungo periodo non può che essere nella modifica del mix energetico e nella sempre minore dipendenza dal gas. Io sono favorevole a spingere di più sulle rinnovabili, ma sia il vento che il sole non sono una fonte di energia continuativa. La soluzione che garantirà approvvigionamenti a basso costo e allo stesso tempo l’autonomia produttiva europea è nell’altro provvedimento che discuteremo in Consiglio dei ministri: il nucleare di nuova generazione. Il nucleare di domani sarà “made in Italy”. Parliamo degli Small Modular Reactors, reattori di piccole dimensioni, realizzati su base industriale, piccoli e sicuri, compatibili e adattabili, in moduli non più grandi di un container. Poi sarà la volta degli Advanced Nuclear Reactors, che utilizzeranno anche le scorie nucleari come combustibile, e quindi della fusione, su cui l’Eni è all’avanguardia nel mondo. In Italia c’è un patrimonio tecnologico e di brevetti di primissimo ordine”.

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Andrea Piepoli
Andrea Piepoli
Classe 1996. Nato tra il sole e l’acciaio, cresciuto tra le piazze di Roma. A volte mi piace travestire la realtà da sogno. Con curiosità provo a raccontare e rappresentare la mia generazione.

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