Il vice-capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, Vittorio Fantozzi, vicepresidente della Commissione Sviluppo economico, ha scritto a ristoratori, gestori di bar, imprenditori toscani alle prese con una grave crisi economica e sociale.
“Come amministratore, e anche come imprenditore, sono quotidianamente investito, in maniera diretta o indiretta, da richieste di intervento e da manifestazioni di disagio, quando non di vera e propria disperazione, che giungono da famiglie e imprese costrette a misurarsi con la più grave crisi economica e sociale del Dopoguerra. Secondo dati Irpet, sono stati bruciati 53mila posti di lavoro, da dicembre, in Toscana, e la povertà è in netto aumento”. Inizia così la lettera con la quale il Consigliere Fantozzi si rivolge a ristoratori e imprenditori.
“Per questo saluto con relativo sollievo notizie come quella che ci informa che le risorse messe a disposizione della Regione, per chi aveva patito cali nei fatturati di almeno il 40% nel settore dei ristoranti, dei bar e delle imprese del divertimento, sono risultate sufficienti a fronte della presentazione di circa 5.000 domande. Parlo di sollievo relativo perché, di sicuro, molte altre imprese avrebbero cercato di accedere al bando se non ci fossero state come al solito restrizioni e pastoie, tipo quella per la quale veniva richiesta obbligatoriamente la regolarità dei versamenti previdenziali, e il rilascio del Durc, ignorando che se i ristoratori avessero avuto risorse per pagare i contributi non avrebbero chiesto ristori urgenti per sopravvivere” sottolinea Fantozzi.
“E comunque non è cambiata la sostanza del grido d’allarme che i ristoratori lanciarono nei primi giorni di questo 2021, perché gli interventi da fare, locali e nazionali, devono essere ben altri e devono essere tesi a far riaprire in sicurezza i locali e a impedire che il futuro sia per sempre caratterizzato dall’asporto e dalla consegna a domicilio -esorta Fantozzi– Anche perché un importante sito online del settore fa notare come i ristoranti, in zona gialla, abbiano sì qualche apertura in più ma tendano a essere vuoti, e che il lavoro senza clientela diventa a volte proibitivo in presenza di costi fissi. Soprattutto se ci si trova in località a vocazione turistica”.
“Una soluzione prontamente applicabile potrebbe essere, come proposto da Fipe e Fiepet, mettere le aziende sane e sicure nella condizione di potere riattivare un minimo di normalità; almeno quelle che dispongono di locali ampi con posti a sedere distanziati fissi e verificabili e possono registrare tutti i clienti. Le soluzioni non sono facili da trovare, per un problema epocale dal quale si spera usciremo presto a livello sanitario ma con conseguenze comunque pesanti dal punto di vista economico e sociale, perché tante aziende non riapriranno (l’Irpet sottolinea come “crollano le aperture di nuove imprese e le assunzioni sono dimezzate”). E il punto è proprio questo: si deve ripartire con regole certe e lasciando lavorare le aziende”.