Oggi, al Louvre di Parigi, due attiviste ambientaliste hanno gettato della zuppa contro la Gioconda di Leonardo da Vinci, giustificando le proprie azioni urlando le solite scuse inerenti la distruzione del pianeta e la mancanza di un’alimentazione sostenibile, per giustificare il misfatto.
Il problema che si cela dietro a queste azioni, è la convinzione obnubilata delle proprie ragioni, nonché la ricerca di attenzione nel creare scalpore a livello mediatico.
Gli studi inerenti i disastri ambientali apocalittici imminenti, si sono rivelati inesatti: sebbene sia fondamentale una transizione ecologica, che metta al centro del dibattito una riduzione dei consumi superflui, non è altrettanto vero che tutti gli stati siano portatori dello stesso inquinamento, basti pensare ai casi che coinvolgono l’utilizzo eccessivo di carbone ed altri materiali da parte di Cina ed India.
Il radicalismo ambientalista non è però da sottovalutare, quest’ ultimo è infatti molto pericoloso: ne abbiamo avuto la prova in Italia -e in Europa- con le azioni dimostrative passivo-aggressive, verificatesi sulle autostrade da parte di ambientalisti manichei.
I suddetti hanno rischiato di farsi investire, mettendo a repentaglio la propria vita e quella di coloro che si recavano regolarmente a lavoro o in ospedale per le cure mediche, intralciando il passaggio.
Certamente le denunce non tardano ad arrivare, ma i soliti fenomeni si ritrovano sempre e regolarmente a piede libero, giustificando i propri errori con preoccupazioni inesistenti, all’ insegna di nuove patologie mai sentite come “l’eco- Ansia”.
Tornando alla sostenibilità alimentare: quello che spesso gli integralisti dell’ ambientalismo omettono, è proprio quello secondo cui ogni consumo -dai vegetali alla carne-, ha i propri scotti da retribuire all’economia ed all’ ambiente, proponendo spesso anche alternative vegane, peraltro forgiate da retoriche fuorvianti ed inconsistenti.
L’odierno lancio dei generi alimentari, avvenuto in Francia verso uno dei dipinti più famosi nel mondo, è stato scagionato dagli ecovandali come di seguito:” l’inizio di una campagna di resistenza civile, che porta con sé una richiesta chiara, vantaggiosa per tutti: la sicurezza sociale per un’alimentazione sostenibile”.
Quanto rivendicato precedentemente non è affatto un consiglio spassionato, ma un capriccio dettato dalla voglia di instaurare un pensiero autoritario in ambito alimentare: un’imposizione inconcepibile per ogni civiltà sovrana che si rispetti.
La violenza come strumento di lotta politica è sempre inaccettabile, qualunque sia il pretesto per tale violenza.
E’ violenza aggredire fisicamente e moralmente gli avversari politici. E’ violenza danneggiare o rubare cose altrui, che sia la Gioconda o il muro per strada o l’esproprio proletario.
E’ violenza impedire ad altri di fare la propria strada, che sia per lavoro o per il piacere di viaggiare, o impedire ad altri di andare a lavorare mentre qualcuno pensa si dovrebbe scioperare.
L’elenco è lungo, i violenti hanno ampia scelta.
Ma è sempre violenza, e deve essere stroncata con durezza e decisione, qualunque sia la presunta motivazione per tali azioni.
Non esistono “motivazioni morali” per la violenza politica, come sembra abbia sostenuto un giudice in merito a chi aveva bloccato una strada.
Perchè non si mette nella Costituzione che sono vietate le organizzazioni politiche che professano la violenza come strumento di lotta politica? Questo è al momento il principale pericolo per la democrazia, cioè lo scadere del confronto politico a rissa, dalle strade alle televisioni.
Diamo un messaggio forte e chiaro in tal senso.
Con affetto
Alessandro