Si sono da poco concluse le elezioni per il rinnovo del CNSU, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, l’organo di rappresentanza studentesca nazionale che ogni tre anni chiama al voto gli studenti di tutti gli Atenei italiani, pubblici e privati.
Dai primi dati ufficiali appare inconfutabile la crescita di Azione Universitaria. Le liste di destra raddoppiano infatti i consensi in quasi tutti i distretti. Se nel 2022 le percentuali raggiunte da Azione Universitaria si attestavano attorno al 13%, oggi sfiorano il 20%, risultando per distacco il movimento con la crescita più marcata. Particolarmente rilevanti, in particolare, i risultati nel Sud — dove AU supera i 14.000 voti, avvicinandosi pericolosamente all’UdU e solo a Messina con 5100 preferenze raggiunge l’83% dei voti espressi — e nel Centro, dove si attesta attorno ai 7.000 voti, contendendo sempre ad UdU il pareggio dei seggi rispettivamente conquistati. Numeri in raddoppio anche sui due collegi del Nord Ovest e Nord Est, dove con rispettivamente circa 4200 e 3700 voti si raggiungono il 19% e 16% di consensi su base circoscrizionale.
Ma il segnale più interessante arriva dagli atenei storicamente considerati “rossi”. A Firenze, Azione Universitaria elegge per la prima volta nella storia un Senatore Accademico. Alla Sapienza di Roma, la lista supera abbondantemente quota mille voti, triplicando i risultati della precedente tornata elettorale. AU segna inoltre il proprio ritorno in numerose università in cui da anni mancava una un proprio nucleo locale: Trento, Pisa, Siena, Viterbo, L’Aquila, Bari, Palermo, solo per citarne alcune.
Un risultato che nasce, probabilmente, da due fattori principali: da un lato il radicamento della presenza nei cosiddetti atenei “di provincia”, dove AU ha saputo strutturare nel tempo un legame solido con le comunità studentesche locali; dall’altro una sorta di “voto di protesta” da parte degli studenti nei confronti della sinistra universitaria ed il suo modus operandi fatto di collettivi autogestiti, occupazioni e proteste spesso strumentali e talvolta anche violente.
Come spiegano Nicola D’Ambrosio e Francesco Armone, rispettivamente Presidente e Vicepresidente Nazionale di Azione Universitaria:
“Il risultato incassato al CNSU non è casuale: è frutto di anni di lavoro per ristabilire un rapporto autentico tra gli studenti e il nostro movimento. La voglia di non arrendersi alla retorica che tutti gli studenti siano di sinistra ci ha portati tra i corridoi a confrontarci con migliaia di ragazzi che la pensavano come noi. Azione Universitaria ha rappresentato per loro un’alternativa importante, scelta da decine di migliaia di studenti, non solo perché contrapposta alla retorica mainstream delle occupazioni e delle contestazioni di sinistra, ma anche perché abbiamo dimostrato che una vera e propria rappresentanza studentesca, di destra, è possibile. Come? Tornando a parlare con gli studenti.”
Proseguono:
“Molti dicono di voler rappresentare gli studenti, ma non sanno nemmeno come parlarci. A volte per uno studente è più importante avere un appello d’esame in più, piuttosto che una battaglia ideologica sugli asterischi nelle email. Oppure: il concetto di merito, per esempio, spesso demonizzato dalla sinistra, è invece molto sentito tra chi studia e in università ci viene davvero. E poi c’è la presenza costante. I nostri rappresentanti sono spesso l’unica voce che gli studenti possono ascoltare e a cui possono rivolgersi ogni giorno in aula e tra i corridoi”
In definitiva: presenza negli Atenei, contatto diretto con gli studenti e proposte alternative concrete, il riassunto della crescita di Azione Universitaria. Un risultato che restituisce un’immagine delle università italiane ben diversa da quella stereotipata degli ultimi anni fatta di schwa o bagni neutri, più concretezza, rappresentanza reale e voglia di cambiamento.
Un segnale culturale e politico forte, se vogliamo. L’aumento dei consensi per Azione Universitaria ci racconta il desiderio di alternativa di una generazione che forse la sinistra non vuole più rappresentare, ma che la destra ha imparato ad ascoltare.