Mentre saliva sul palco degli Articolo 31 per rappare insieme a J-AX, oppure mentre faceva i complimenti ad Alan Friedman per la sua performance a Ballando con le Stelle, Elly Schlein era del tutto inconsapevole del nuovo caso che, di lì a poco, sarebbe scoppiato. Un nuovo caso di dossieraggio, di spionaggio, di intercettazioni, di violazioni della privacy belle e buone da parte di un impiegato della banca Intesa Sanpaolo, assoldato chissà da chi per far trapelare informazioni riservate e private. I conti correnti di Giorgia Meloni, di sua sorella Arianna, del suo ex compagno Andrea Giambruno, del ministro della Difesa Guido Crosetto, del presidente del Senato Ignazio La Russa e di molti altri, sono stati spiati da un impiegato prontamente licenziato e adesso le autorità competenti dovranno capire se l’uomo ha agito dietro compenso di qualcuno o soltanto per sé, con il timore, più che fondato, che la prima ipotesi sia quella corretta.
Destra indignata
“Sconvolge, ma purtroppo non stupisce” dice Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati. Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, sostiene che “qui il rischio è la tenuta democratica del Paese”. Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile del dipartimento Organizzazione del partito, sostiene che “noi non ci facciamo condizionare, questo governo non si fa né ricattare né condizionare nonostante i tentativi”. Dunque, c’è indignazione generale a destra, ancora una volta al centro dell’ennesimo dossieraggio. Spiati, privati della privacy per chissà quale scopo: solo pochi mesi fa l’inchiesta di Perugia aveva fatto luce su accessi non autorizzati alle banche dati della Direzione nazionale Antimafia. Il rischio, sì, è quello della tenuta democratica della Nazione: se si continua su questa strada, si avranno all’ordine del giorno nuovi casi di spionaggio, cosa che già sta avvenendo; sempre nuovi scandali verso personalità pubbliche legate al mondo della destra e verso chiunque abbia o abbia avuto contatti con loro. Nella lunga lista di nomi, compaiono anche quelli di Daniela Santanché, di Luca Zaia, ma anche di militari, di carabinieri, di finanzieri, di procuratori, persino quello del procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo.
Un caso che scoppia dopo la bomba lanciata ad agosto da Alessandro Sallusti sul Giornale, che annunciava la lente d’ingrandimento della magistratura su Arianna Meloni per ostacolarla su presunti favoritismi di cui i giornali progressisti avevano parlato e che lei aveva sempre prontamente smentito. Con il sospetto, secondo alcuni, che Sallusti ci aveva visto giusto sul possibile sgambetto verso un meloniano, ma sbagliando il presunto bersaglio: forse non Arianna, ma l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, costretto alle dimissioni per questioni sentimentali, malgrado in quanto a favoritismi ne fosse uscito candido come una rosa.
Un pericolo per tutti
E mentre Elly canta e balla davanti al pubblico degli Articolo 31 e si perde dietro il programma di Milly Carlucci, a sinistra è calato ancora una volta il silenzio. Tapparelle abbassate e luci soffuse all’interno della stanza, si bisbiglia e si fa meno rumore possibile: si tenta, insomma, di lasciar scorrere anche quest’altro caso, di farlo cadere nel dimenticatoio. Un modo tremendo di non affrontare la realtà e di non dover ammettere che la destra, oggi come oggi, è vittima del sistema di cui la si voleva incolpare. È un sistema basata sul ricatto, sullo spionaggio, sulla scia di quanto facevano i grandi regimi totalitari del Novecento, di come agivano il Kbg o la Stasi. Violazioni della privacy e monitoraggio illecito dei conti correnti, alla ricerca di qualcosa a cui appellarsi. Ma il fatto grave, che qualcuno fa finta di non capire, è che in questa situazione potrebbe ritrovarsi chiunque salga al potere. Non allarmarsi per ciò può essere indicativo.