Non c’è due senza tre. E così, dopo le prime due visite in Tunisia di Giorgia Meloni, arriva la terza. Quella decisiva.
Nella capitale tunisina domenica 16 luglio è giunta la delegazione composta dall’italiana Giorgia Meloni, l’olandese Mark Rutte e la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha portato a casa la firma del Memorandum d’Intesa con il Presidente Saied.
Senza dubbio, buona parte del merito va al grande lavoro svolto dal Governo italiano e da Giorgia Meloni. Infatti, il Governo Meloni è spesso intervenuto nei consessi internazionali per sensibilizzare gli altri Stati e gli organismi sovranazionali a non abbandonare la Tunisia, soprattutto in un momento così delicato. L’Italia con Giorgia Meloni ha dunque posto per prima sul tavolo la questione tunisina, fornendo anche le coordinate per affrontarla, ovvero attraverso un rafforzamento sia con le autorità tunisine che attraverso una maggiore collaborazione in seno all’Ue.
E sono proprio queste le coordinate che sono state seguite nel corso dell’ultimo mese dall’Unione Europea, da quando la Commissione, insieme a Italia e Olanda, si è recata a Tunisi per discutere della situazione in essere.
Già prima di questa missione congiunta, il nostro paese aveva intensificato i rapporti con la Tunisia, lavorando su più fronti. Oltre al primo incontro Meloni-Saied di giugno, va ricordato come a livello bilaterale l’Italia abbia contribuito con oltre 700 milioni di euro alla cooperazione allo sviluppo, finanziando progetti e programmati nel Paese. In più, a maggio 2023 il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, su indicazione del Ministro Tajani, ha reso prioritaria la cooperazione migratoria con Tunisi disponendo uno stanziamento di 10 milioni di euro, di cui 6.5 per forniture di ulteriori equipaggiamenti per il contrasto alle migrazioni irregolari, e a giugno è stato altresì siglato un accordo dal valore di 1 milione di euro in sostegno alle attività del fondo fiduciario “Tunisia Economic Resilience and Inclusion” (TERI) della Banca Mondiale finalizzato a sostenere il programma di riforme e rafforzare la capacità della Tunisia di rispondere alle sfide economiche e sociali.
L’Italia può essere definita come l’artefice di quel ‘respiro internazionale’ dato alla questione tunisina. Il nostro Paese infatti si è speso molto affinché l’aiuto proposto dal Fondo Monetario Internazionale di 1.9 miliardi di dollari potesse essere sbloccato, discutendo del tema anche in occasione del G7. Occasione in cui, tra l’altro, l’Italia è riuscita a far inserire la situazione della Tunisia anche nel comunicato finale dei leader.
Ma non solo, perché un altro merito, forse il più grande, è proprio quello di aver portato l’Europa in Nord Africa, riuscendo, nel giro di un mese o poco più, ad ottenere dei risultati concreti. Ripercorrendo brevemente alcune tappe salienti, infatti, abbiamo: 6 giugno 2023, prima visita ufficiale di Giorgia Meloni in Tunisia; 11 giugno 2023 incontro Presidente Saied con Meloni, von der Leyen e Rutte; 16 luglio 2023 firma memorandum d’intesa tra Tunisia e Italia. Insomma, un vero e proprio sprint che con Giorgia Meloni in testa ha condotto alla vittoria in Tunisia.
Secondo quanto riportato dalla stessa Meloni: “Il partenariato con la Tunisia per noi è da considerarsi un modello per costruire nuove relazioni con i vicini del Nord Africa. Questo sarebbe stato probabilmente impensabile fino a qualche mese fa. Lo dico con una punta d’orgoglio, ma lo dico soprattutto con grande gratitudine nei confronti della Commissione europea, del Consiglio, dei partner che hanno lavorato a questo obiettivo. È un importante lavoro di squadra che da domani deve continuare con la stessa determinazione: il Memorandum è un punto di partenza al quale dovranno seguire diversi Accordi per mettere a terra gli obiettivi che ci siamo dati.”
Il memorandum a Tunisi è dunque solo il primo tassello di un più grande mosaico a cui sta incessantemente lavorando il Presidente Meloni.
La nuova postura, prima italiana e oggi anche europea, nei confronti dei paesi africani è un successo che deve essere riconosciuto in primis al Governo italiano e in particolare al suo Presidente del Consiglio. Ed è una nuova postura che conferma come la politica estera nazionale stia vivendo una nuova stagione, orientata al perseguimento dell’interesse nazionale ma senza mai agire in maniera predatoria nei confronti degli altri Paesi.
Le tempistiche con cui si è giunti al memorandum e il ruolo preminente dell’Italia testimoniano come la nostra Nazione abbia riconquistato il posto che merita in Europa e nel mondo. Se l’Italia fino a qualche mese fa non veniva ascoltata e presa in seria considerazione, adesso, avendo ribaltato il vecchio status quo, è una delle potenze a cui viene dedicata attenzione e che viene seguita nelle strategie proposte. Segno inequivocabile di come grazie a politiche strutturate, serie e lungimiranti è in grado non solo di tutelare gli interessi nazionali, ma di avere una visione d’insieme capace di creare vantaggi per tutti.
La visione italiana viene così non solo condivisa, ma apprezzata e presa come esempio anche dalle altre grandi forze internazionali.