Eterogenesi dei fini. Sembra proprio potersi classificare così quanto accaduto all’onorevole Francesco Bonifazi, esponente di primo piano di Italia Viva. Oltre al povero Bonifazi, potremmo dire che la stessa Italia Viva e soprattutto Matteo Renzi, che ne muove le fila a piacimento, siano rimasti vittime di sé stessi.
Vediamo però, prima di incorrere in grossolani errori, cosa dice la Treccani in merito a questa elegante locuzione. Alla voce “eterogenesi dei fini”, troviamo che trattasi di un principio secondo il quale “le azioni umane possono riuscire a fini diversi da quelli che sono perseguiti dal soggetto che compie l’azione; in particolare, ciò avverrebbe per il sommarsi delle conseguenze e degli effetti secondari dell’agire, che modificherebbe gli scopi originari”.
Non abbiamo commesso errori, le cose stanno proprio così. È successo infatti che il buon Bonifazi, lo scorso 16 gennaio, abbia depositato un’interrogazione parlamentare per chiedere conto dei doni ricevuti dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in occasione delle visite ufficiali del Governo, sollecitando anche la pubblicazione dell’elenco degli stessi. L’acredine di Italia Viva nei confronti della Meloni, con l’ex premier rottamatore in testa, è ben nota, e questa interrogazione deve essere sembrata proprio una mossa azzeccata per metterla in difficoltà. La Meloni gira a destra e a manca, ti pare che qualcosa non avrà ricevuto come dono istituzionale? A suo tempo così fu per noi, quindi se due più due fa quattro sarà così anche ora.
La cosa deve essere sembrata un’idea sopraffina anche all’onorevole Maria Elena Boschi, che ha prontamente aggiunto la propria firma in calce al documento. Iniziativa personale di un deputato, di due deputati, di un partito intero, suggerimento di un capo, chissà… Fatto sta che le cose non sono andate propriamente nel verso desiderato…
Il Governo, per il tramite del Ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha risposto all’interrogazione e ha depositato l’elenco dei doni istituzionali ricevuti dal Presidente del Consiglio dalla data del suo insediamento. Elenco che parla di 273 doni, catalogati, stimati, protocollati, destinati alle sedi ufficiali o di rappresentanza della Presidenza del Consiglio o custoditi dall’Ufficio del cerimoniale. Tutti, quindi, nella disponibilità dell’amministrazione. Come da norma di legge che, per doni del valore di oltre 300 euro, prevede che non possano rimanere nella disponibilità del Capo del Governo.
Ma come scrive la Treccani, le azioni umane possono riuscire a fini diversi da quelli che sono perseguiti dal soggetto che compie l’azione. Infatti, stimolato da Italia Viva, Il Giornale avrebbe visionato l’elenco di tutti i doni ricevuti dai Presidenti del Consiglio, dalla Meloni a scendere, fino ad arrivare a Renzi e oltre. E leggiamo che il prode Matteo, durante la sua lunga permanenza a Palazzo Chigi, nel corso dei numerosi viaggi istituzionali effettuati anche a bordo del noto Air Force Renzi, avrebbe ricevuto ben 16 doni!
Corto circuito! Panico! Allarme! Più che sull’Air Force Renzi sembra di essere sull’aereo più pazzo del mondo, quando il panico veniva chiamato a comando. Ora è bastata una semplice interrogazione parlamentare per far invece scaturire almeno un interrogativo: come è possibile tutto ciò?
Se la matematica non è un’opinione, almeno fino alla smentita di Italia Viva, i doni istituzionali depositati da Renzi sono circa il 6% rispetto a quelli depositati dalla Meloni. Per un Governo (Renzi), che finora (e ancora per poco) è durato più di quello della Meloni. Aripanico! Dopo l’articolo de Il Giornale non facciamo fatica a immaginare Bonifazi e la Boschi rinfacciarsi l’un l’altra la paternità dell’interrogazione parlamentare, scuri in volto per le ire del capo. Che, effettivamente, non fa una bellissima figura. Lo stesso Giuseppe Conte, sempre secondo Il Giornale, in carica tra governo gialloverde e governo giallorosso quasi lo tesso tempo di Renzi, ha depositato un elenco di 60 doni istituzionali ricevuti. Eppure Giuseppi era allora un parvenu della politica, mica vantava le conoscenze, le frequentazioni, gli apprezzamenti che Renzi aveva in giro per il mondo. O, meglio, che sembrava di avere…
Ora, per tornare alla Treccani, l’eterogenesi dei fini si manifesta per il sommarsi delle conseguenze e degli effetti secondari dell’agire, che modificherebbe gli scopi originari. Mettiamo in fila allora conseguenze ed effetti.
Primo: la risposta del Governo all’interrogazione, che fuga ogni dubbio, certifica la correttezza della Meloni nel rispettare la norma e, di più, ne valorizza le qualità politiche nel confronto con i suoi predecessori. D’altra parte, che lo status internazionale di Giorgia sia altra cosa rispetto almeno a quello dei Presidenti del Consiglio appena citati non è una novità per nessuno. Né in Italia né nel mondo.
Secondo: l’articolo de Il Giornale, che involontariamente propone un confronto impietoso tra la Meloni e Renzi, semplicemente snocciolando numeri e null’altro.
Terzo: l’interrogazione parlamentare che Fratelli d’Italia ha annunciato per avere a disposizione l’elenco di tutti i doni istituzionali ricevuti dai precedenti governi, compreso quello a guida Matteo Renzi, in modo da verificare l’effettivo rispetto della norma di legge.
Quindi, ricapitoliamo. Italia Viva deposita un’interrogazione parlamentare per mettere in difficoltà la Meloni e magari anche per compiacere l’astio del capo nei suoi confronti (sempre che un astio si possa compiacere) e accade invece che la Meloni ne esca alla grandissima e, al contrario, Renzi rischi l’ennesima figuraccia. Per lui non crediamo possa essere un problema, vista l’abitudine a collezionarle, ma addirittura scaturita da fuoco amico…
Un modo per uscirne quasi elegantemente però, forse, ci sarebbe anche. Sarebbe poco credibile giustificare questa sproporzione dicendo che alcuni (molti) doni ricevuti non si trovino per la farraginosa burocrazia di Palazzo Chigi. Perché mettersi contro, senza poi apparente motivo, i funzionari della presidenza del Consiglio, soprattutto quando in cuor proprio si coltiva il malcelato sogno di tornare proprio dove un tempo si era stati cosi bene? Si potrebbe forse, allora, pensare di ammettere, magari a mezza bocca, di non aver goduto di estreme simpatie a suo tempo… a bassa voce, senza farsi sentire da troppe persone… mica urlando che RENZI HA RICEVUTO POCHI DONI PERCHÈ POCO SIMPATICO, O MEGLIO ANTIPATICO, A QUASI TUTTI (fanno eccezione in 16)!
Si chiamerebbe umiltà. O magari scappatoia.
Al momento si chiama figura di melma. O magari eterogenesi dei fini.