L’annuncio di Trump di imporre dazi del 30% sulle importazioni dalla UE è il tema caldo del giorno. Le reazioni spaziano dai pochi possibili tentativi di negoziazione a risposte apparentemente durissime.
Nel mezzo, abbiamo accuse come “È stato un errore anche solo negoziare con gli Stati Uniti e scendere a compromessi” e controproposte come “Allora passeremo alla Cina”.
Esaminiamo i singoli dettagli, uno per uno e partiamo con i negoziati.
Cosa è successo finora? Trump aveva già annunciato ad aprile di quest’anno la sua intenzione di imporre dazi sulle merci importate da tutti i paesi, dazi a due cifre contro Unione Europea, Giappone, India, ecc., e dazi a tre cifre contro la Cina.
Premessa: non c’è mai stata la possibilità di convincerlo o persuaderlo a rinunciare ai dazi.
Ci sono state trattative non ufficiali – ad esempio, con Giorgia Meloni – su una possibile riduzione dei dazi a circa il 10%, cosa già confermata dal vicepresidente J.D. Vance.
Questo è stato vanificato dall’UE durante i negoziati ufficiali perché i negoziatori di Bruxelles si sono impantanati e hanno tirato sul tavolo questioni irrilevanti, come il “pollo al cloro”, che non è mai stato menzionato in questa controversia.
Quindi la Meloni porta a casa il 10%, Bruxelles rovina tutto e incassa dazi al 30%, ma a fallire sarebbe stata la Meloni.
Gli falchi eurocratici ora chiedono controdazi severi, soprattutto contro i giganti tecnologici americani.
Peccato, però, che in Europa non abbiamo un sostituto per Windows, Apple, Amazon, ecc. Anche i social media (eccetto TikTok) sono tutti Made in USA.
Alla fine, ne pagheremo il prezzo due volte.
Ho già spiegato in alcuni video sul mio canale YT a riguardo, che i dazi di Trump non sono uno strumento puramente politico.
Trump sta cercando di compensare le carenze dei suoi settori industriali strategicamente importanti, in primo luogo l’industria automobilistica.
I dazi, tuttavia, non elimineranno le cattive abitudini delle case automobilistiche statunitensi, che trascurano le auto americane di medie dimensioni (o neanche le producono) e generalmente offrono prodotti di scarsa qualità.
Trump non è di altra opinione. Vedremo quale sarà l’esito.
C’è da dire, che l’Europa non dipende dall’industria automobilistica statunitense, non importa auto americane, ma la UE non ha niente di meglio in mente che distruggere completamente la propria industria automobilistica in nome del gretinismo, come se i dazi non bastassero.
Lo stesso vale per l’agricoltura, che è doppiamente colpita sia dal Green Deal che dai dazi di Trump.
In mezzo a tutta questa indignazione, una notizia importante cade sotto il tavolo.
Il 24 e 25 luglio di quest’anno si terrà il vertice UE-Cina.
Tra le altre cose, ci saranno trattative sulle terre rare: l’Europa dipende al 100% dalla Cina in materia di terre rare.
In un periodo di dazi americani contro Europa e Cina, non dovrebbe sorprendere che il regime cinese cerchi di corteggiare l’UE. Tuttavia non è proprio così. Certamente la Cina mira a legare a sé più strettamente l’Europa, ma il tempo dei corteggiamenti è finito.
Il portale di notizie affiliato al regime di Pechino, il South China Morning Post, controllato da Alibaba, ha pubblicato una dichiarazione memorabile del Ministro degli Esteri cinese Wang Yi.
Citazione: Secondo diverse persone a conoscenza dello scambio [diplomatico], il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha dichiarato mercoledì al più alto diplomatico dell’Unione Europea [Kaja Kallas] che Pechino non vuole vedere una sconfitta russa in Ucraina perché teme che gli Stati Uniti sposterebbero tutta la loro attenzione su Pechino. Fine citazione.
Tra i principali media europei (che seguo in diverse lingue), solo il Corriere della Sera (non proprio un giornale meloniano) ne ha parlato in dettaglio.
Cito testualmente l’articolo di Federico Rampini: La Cina avverte l’Europa: Putin non deve perdere. La Repubblica Popolare vuole che la guerra continui il più a lungo possibile, e che il capo del Cremlino non sia messo in difficoltà, in modo che attenzione strategica e risorse belliche degli Stati Uniti siano assorbite su questo fronte europeo.
E ancora: «Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha detto mercoledì all’alto rappresentante dell’Unione Europea che Pechino non desidera vedere una sconfitta della Russia in Ucraina, perché teme che gli Stati Uniti, a quel punto, sposterebbero tutta la loro attenzione su Pechino. Il commento, rivolto a Kaja Kallas della UE contrasterebbe con le dichiarazioni pubbliche della Cina. Di solito il ministero degli Esteri afferma che la Cina “non è parte in causa” nel conflitto. Alcuni funzionari europei coinvolti sono rimasti sorpresi dalla franchezza delle osservazioni di Wang. Tuttavia, Wang ha respinto l’accusa che la Cina stia sostenendo materialmente lo sforzo bellico russo, né sul piano finanziario né su quello militare: se lo facesse, ha detto, il conflitto sarebbe terminato da tempo».
Rampini pone l’accento su una dichiarazione in particolare. Cito: se davvero aiutassimo la Russia, avrebbe già vinto. È un’affermazione brutale che, fra l’altro, non suona lusinghiera per Putin perché tratta la Russia come una potenza militare di serie B rispetto alla Cina.
Come si conciliano queste dichiarazioni con:
- la cosiddetta coalizione dei volenterosi (Francia, Germania, Regno Unito).
Macron vuole mandare persino la Legione Straniera in Ucraina e, allo stesso tempo, corteggia la Cina - la dichiarazione di Trump “Io pongo fine alle guerre”
- le affermazioni secondo cui la Cina sarebbe solo una tigre di carta
- le affermazioni secondo cui la Cina non avrebbe nulla a che fare con la guerra in Ucraina?
Qui la verità è un’altra: la Russia è il burattino della Cina. Punto.
La guerra in Ucraina non è una guerra per procura tra Russia e Stati Uniti, ma tra Cina e Stati Uniti.
Questa guerra danneggia sia l’Europa che la Russia.
Non c’era una ragione comprensibile per questa guerra, a prescindere da ciò che blatera la propaganda russa. Perché nei dieci anni trascorsi tra le tensioni iniziali della cosiddetta Rivoluzione Arancione e il Maidan (e, poi, l’occupazione russa della Crimea), non c’era nemmeno un pezzo di carta con su scritto “L’Ucraina entra nella NATO”.
Dopo di che, sia gli Stati Uniti che la UE (non solo con gli accordi di Minsk) avevano rinunciato a una possibile adesione dell’Ucraina, dando così a Putin le garanzie che aveva sempre preteso.
Le sanzioni c’erano già nel 2014. La Russia non si sarebbe mai potuta immaginare un inasprimento delle sanzioni, come risposta a un’invasione su vasta scala dell’Ucraina?
La domanda è puramente retorica, a meno che il servizio segreto russo non sia pieno di perfetti idioti.
Le sanzioni sulle risorse energetiche sono in realtà un boomerang per l’Europa.
La Russia, a sua volta, può sostituire quel mercato, vendendo gas a Cina e India, ma non può sostituire il fatturato. Invece di euro o dollari, Putin riceve renminbi o rupie.
L’unico grande beneficiario di questa guerra è la Cina.
Definitela pure una “teoria del complotto”, ma la Cina è l’istigatore occulto della guerra in Ucraina! In questo modo, Pechino si è assicurata l’esclusiva sulle forniture di petrolio e gas della stazione di servizio con emblema di Stato. La Russia non è nient’altro che questo.
Anche l’attacco di Hamas a Israele nell’ottobre 2023 può essere attribuito alla Cina.
Un mese prima, l’India aveva firmato un accordo con diversi paesi europei su una nuova rotta commerciale alternativa alla Via della Seta cinese: IMEC.
La porta d’accesso all’Europa sarebbe stata proprio Israele.
Vietato pensare male!
È un segreto di Pulcinella che Hamas (così come Hezbollah in Libano) sia controllata dal regime degli Ayatollah in Iran. L’Iran, a sua volta, è un fornitore di petrolio della Cina, sebbene la Cina abbia un vantaggio in questo rapporto. Il greggio iraniano è di qualità significativamente inferiore al Brent e al petrolio russo. L’Iran implora la Cina di acquistare il suo petrolio e fa ciò che la Cina ordina.
È folle considerare la Cina un’alternativa agli Stati Uniti, ma è altrettanto folle fidarsi ciecamente degli Stati Uniti.
Le due vere superpotenze (la Russia è solo una grande marionetta) fanno i propri interessi e questi interessi sono di natura puramente imperialista.
Sì, sì, lo so: imperialisti sono sempre e solo gli altri, ma una superpotenza non imperialista non esiste per definizione.
L’Europa non è una superpotenza. L’Europa istituzionale (la UE) è un club di progressisti che non ha altro obiettivo che distruggere completamente la propria economia, cultura e identità in nome del gretinismo-neomarxismo, la riedizione verde dei sessantottini.
Se la UE rappresentasse veramente gli interessi europei, ovvero gli interessi dei POPOLI d’Europa, allora:
- abolirebbe tutte le tasse sul clima e restrizioni simili senza sostituirle
- utilizzerebbe tutte le fonti energetiche possibili (in particolare l’energia nucleare)
- farebbe la diversificazione dell’approvvigionamento di materie prime fossili (essenziali per qualsiasi economia solida)
- rafforzerebbe la nostra agricoltura convenzionale e la produzione alimentare (anche attraverso l’ESPROPRIO delle multinazionali extraeuropee dell’industria alimentare, che ci stanno drenando)
- darebbe impulso vero all’industria bellica dei Paesi europei, non attraverso proclami, per far volare le azioni di una o dell’altra società di armi in borsa
- appoggerebbe leggi liberali sulle armi come quelle della Repubblica Ceca
- appoggerebbe l’introduzione del servizio militare obbligatorio sul modello svizzero
- cancellerebbe tutti i finanziamenti alle ONG senza sostituirli
- promuoverebbe il rimpatrio dei migranti irregolari attraverso centri di espulsione come quelli in Albania
- affermerebbe i propri interessi geopolitici in Africa e in Asia centrale (attualmente lo fanno solo alcuni singoli Stati)
- ripristinerebbe la vera istruzione e la vera ricerca invece del gretinismo e delle idiozie arcobaleno.
L’elenco delle richieste non è esaustivo.
Questo vale non solo per l’Europa nel suo complesso, ma anche per ogni singolo Paese. Perché la solidità di ogni nazione si basa su tre pilastri:
- energia affidabile e conveniente
- rete industriale stabile e in crescita
- capacità di difesa nazionale sufficiente
So cosa molti obietteranno: non è finanziariamente sostenibile.
La mia risposta chiara: BULLSHIT!
Bisogna solo avere le prverbiali palle per farlo.
I sedicenti “democratici” e gli eurocrati possono anche blaterare di “investimenti”, ma continuano a promuovere il gretinismo e l’autocastrazione verde dell’economia.
I loro “antagonisti” (gli autoproclamati “sovranisti” di AfD, FPÖ ecc., in realtà megafoni di propaganda cinese e russa) a loro volta sostengono che dovremmo “risparmiare” e “reintrodurre il freno del debito”, perché “Russia e Cina stanno adottando il gold standard”.
Anche qui: BULLSHIT!
La realtà: gli USA, la Cina e il burattino russo stanno facendo KEYNES nel senso dell’ECONOMIA DI GUERRA, e questo senza nuove tasse per finanziare questa economia di guerra.
Hanno un sistema economico a doppio binario: un’economia interna in gran parte libertaria, con agevolazioni fiscali di peso per le proprie aziende, e il keynesismo per settori strategicamente rilevanti come infrastrutture, energia e armamenti.
Il protezionismo americano è solo un’aggiunta.
A scanso di equivoci, normalmente non sono affatto keynesiano: misure del genere si traducono solo in più debito o più inflazione. Basta guardare l’Argentina prima di Milei.
Ma le grandi potenze hanno le loro regole e le loro agenzie di rating.
In altre parole, la tua macchina passerà sempre la revisione, se sei tu a controllare la motorizzazione civile.
Quando dico “Keynes nel senso di economia di guerra”, intendo rompere le finestre e poi presentarsi come il vetraio di turno.
È la vecchia storia della finestra rotta, con il vetraio che paga il ragazzino teppista, affinché spacchi una finestra dopo l’altra. Per Frederic Bastiat un abominio, per Keynes una “soluzione alla crisi”.
A titolo informativo: questi mirano alle nostre finestre!
Se non vuoi rimanere senza vetri e non vuoi sottostare alla truffa del vetraio, allora devi difenderti. Punto.
Se la UE, la BCE ecc. non hanno la VOLONTÀ di rafforzare l’economia reale europea (produzione, commercio, ecc.) e, se necessario, di istituire una contro-autorità sotto forma di proprie agenzie di rating, allora la UE, l’euro, la BCE e tutto il costrutto eurocratico sono da buttare nel cassonetto.
Purtroppo, questa svolta è impensabile. L’Unione Europea rimarrà imperterrita sulla strada del proprio suicidio.
L’Europa non è una “superpotenza”, né una “potenza regionale” come l’India o il Brasile. Geopoliticamente, conta meno di qualsiasi altro paese povero del mondo.
Per colpa dell’Unione Europea, l’Europa è un vaso di coccio tra vasi di ferro.
Siamo circondati da predatori carnivori e l’Unione Europea sta trasformando l’Europa in un vegano castrato. Perché la UE non vede l’Europa come civiltà, ma solo come un club di progressisti, e i progressisti vogliono distruggere sistematicamente tutte le culture e le identità in Europa, così come l’economia europea.
Il fondamento ideologico dell’Unione Europea è il mix tossico del Manifesto di Ventotene (istituire una dittatura rossa, per poi chiamarla “vera democrazia”), Coudenhove-Kalergi e gretinismo.
L’unico scenario “alternativo” (o, meglio, la conseguenza di questo disastro eurocratico neomarxista gretino) è la disintegrazione dell’Europa (non solo della UE come istituzione).
Ciò non significa, però, che ogni paese seguirà la “propria” strada, ma piuttosto quella degli Stati Uniti o della Cina.
Questo non ha nulla a che fare con la sovranità.
De Jure, ogni paese sarà sovrano a pieno titolo, di fatto sarà un burattino – nella migliore delle ipotesi un vassallo – degli Stati Uniti o della Cina.
Questo comporta il rischio di ulteriori guerre per procura in Europa, poiché (ripeto) le due superpotenze fanno Keynes nel senso di economia di guerra (si stanno preparando alla guerra), ma non sono così insensate da rischiare uno scontro diretto.
Auguriamoci di sopravvivere!
Fonti:
La Cina come beneficiaria della guerra in Ucraina e come unica vera potenza mondiale
insieme agli USA
https://www.scmp.com/news/china/diplomacy/article/3316875/china-tells-eu-it-cannot-afford-
russian-loss-ukraine-war-sources-say
https://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/25_luglio_11/cina-avverte-europa-
putin-ee504122-32e1-4a42-82f3-4e08f40b2xlk.shtml