Cattive notizie per la sinistra: i sondaggi sono ancora altamente positivi per Fratelli d’Italia e per il centrodestra. Stando ai dati forniti da Noto a Porta a Porta, il centrodestra è saldamente al comando delle proiezioni di voto, confermando il forte consenso riscosso ormai un anno e mezzo fa. Ma, in vista delle prossime elezioni europee, le cose potrebbero cambiare. In meglio.
Fondamentale sarà, nella scelta delle liste che si proporranno per il Parlamento di Bruxelles, la presenza dei principali leader, che potrebbero portare un valore aggiunto in termini di consensi. Noto, in particolare, ha rilevato che la candidatura di Giorgia Meloni e di Elly Schlein cambierebbero le sorti dei rispettivi partiti: il PD acquisterebbe un solo punto percentuale, passando dal 19,5% al 20,5%, mentre Fratelli d’Italia vedrebbe alzare i propri consensi dal 28% al 30%. Non una questione di poco insomma: in entrambi i casi, sarebbero circa dieci i punti che separerebbero i due partiti leader delle rispettive coalizioni, una differenza abissale che difficilmente verrà ribalta o quantomeno assottigliata da qui all’8 giugno, data della chiamata alle urne.
Anche Forza Italia vedrebbe aumentare i propri consensi con la candidatura di Antonio Tajani, passando all’8% e diventando il secondo partito della coalizione, scavalcando la Lega al 7%. In questo modo, la destra arriverebbe al 45%, una percentuale molto elevata, considerato soprattutto il distacco dagli avversari: un centrosinistra composto da PD e Avs (che verrebbe colpita da una candidatura di Schlein, perdendo lo 0,5%), faticherebbe ad arrivare al 24%. Il Movimento Cinque Stelle, con le candidature degli altri leader, scenderebbe al 15,5% mentre per quanto riguarda il fu Terzo Polo, Azione è dato al 3,5% e Stati Uniti d’Europa (fusione di Italia Viva e +Europa) andrebbe al 5%.
Uno scenario che dunque, in ogni modo, qualsiasi sia la coalizione avversaria, indipendentemente di quanto sarà largo il campo largo, vede il centrodestra saldamente in testa. E, come detto, una possibile candidatura dei big porterebbe a un aumento dei consensi. Il fatto è rilevante non solo in vista delle elezioni europee, in cui i partiti correranno all’interno dei gruppi europei ai quali appartengono (Fratelli d’Italia nell’Ecr Party, Forza Italia nel Ppe, e così via…), ma serve a confermare un fenomeno che, almeno nelle ultime legislature, non ha precedenti: la coalizione che vince le elezioni riesce a mantenere alto il consenso, consegnando stabilità all’esecutivo che forma. L’esempio diametralmente opposto è quello del Movimento Cinque Stelle che, da primo partito nel 2018 col 33% dei voti, dopo aver formato tre governi, tutti con coalizioni diverse, è sceso all’8%, salvo poi riuscire il nuovo segretario Giuseppe Conte nel “miracolo” riportato il suo partito in un insperato 16% nel settembre 2022, dopo un’estate intera passata in giro per l’Italia, in piena campagna elettorale, a rivendicare le politiche attuate quando era a Palazzo Chigi, promettendo di continuare a ristrutturare “gratuitamente” le case degli italiani. Al di là del maldestro tentativo di Giuseppi, il centrodestra e Fratelli d’Italia possono contare su fattori determinanti: la serietà del governo che compongono, l’efficacia delle misure adottate e il favore degli italiani verso di queste. E intanto le europee si avvicinano.