Extraprofitti. Osnato (FdI): a più deboli proventi imposta, da M5S cinque anni di fumo

“È incredibile il tentativo dei Cinque Stelle di rivendicare come una loro idea quella di un’imposta straordinaria sugli extraprofitti delle banche. Nei quattro anni e mezzo in cui sono stati al governo li abbiamo visti totalmente disinteressati a un riequilibrio del prelievo fiscale a vantaggio di chi lavora e produce: come su tanti altri temi, il loro è stato solo fumo. La loro montagna di consenso ha partorito un topolino, neanche troppo in salute, di risultati”. Lo dichiara Marco Osnato (FdI), presidente della Commissione Finanze della Camera, che prosegue analizzando la ratio della misura contenuta nel dl Asset-Investimenti, licenziato ieri dal Consiglio dei ministri.

“Le banche basino la loro strategia non sulla politica monetaria, ma sulla capacità di intermediare fondi a vantaggio della clientela: il loro successo dovrebbe dipendere da quanto è in salute l’economia, non da quello che decide la Bce”. E sottolinea: “In passato il margine d’interesse languiva a causa dei tassi zero; oggi notiamo flussi record grazie alla situazione opposta. Nessuno dei due estremi fa bene al sistema”.

A chi fa notare che la reazione dei mercati è stata particolarmente negativa e le stime prevedono impatti significativi su dividendi, livelli patrimoniali e capitalizzazione di Borsa per le quotate, l’esponente di Fratelli d’Italia ricorda che “il provvedimento è una tantum e non a caso arriva dopo gli stress test Eba-Bce, che hanno evidenziato come le nostre banche godano di ottima salute: molto più dei loro omologhi tedeschi, peraltro minacciati dalla crisi del settore immobiliare”.

Infine, Osnato ricorda che “Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, si era mostrato aperto all’ipotesi di un contributo straordinario di solidarietà, auspicando che le risorse venissero impiegate ‘per far fronte alla maggiore emergenza sociale del paese […] adottando misure per chi si trova in maggiore difficoltà’. È esattamente quello che il Governo intende fare, a partire dai giovani under 35 gravati dai mutui sulla prima casa. Chi pensa che si voglia colpire ideologicamente un settore, o che la norma ne mini la stabilità o la redditività, semplicemente formula un giudizio miope. Già nel medio periodo – conclude il presidente della Commissione Finanze – le banche potranno godere di una migliore qualità degli attivi e remunerare i loro soci in maniera più sostenuta, a prescindere da fiscalità e politica monetaria, perché questa e altre misure del Governo avranno riportato l’Italia sul sentiero della crescita”.

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