Di nuovo mannaia facebook si scaglia contro “gli utenti”.
La scure delle regole di policy hanno ritenuto inadeguato un post dedicato alla strage di Acca Larentia, in cui Ferdinando Parisella, un passato nel MSI, testimone della tensione di quegli anni e colpito personalmente e profondamente dalla vicenda dell’omicidio di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, affermava che non avrebbe mai potuto dimenticare. Era un ricordo commosso, che non conteneva immagini che possono essere neanche lontanamente definite offensive o truculente, in cui si disegnava con delicata franchezza lo sgomento provato nel giorno della strage e la tristezza provata per la consapevolezza di vivere in un’epoca maledetta, in cui i giovani per affermare le proprie idee potevano morire: sulle scale di una sezione di partito, facendo un volantinaggio, andando in affissione o prendendo parte ad un corteo.
I giovani di Acca Larentia sono morti così, per avere scelto di dare testimonianza, perché lo facevano a destra, perché esprimevano in un momento storico difficile, idee scomode.
Da quelle morti, tuttavia, e da quelle che le precedettero e che le seguirono nell’escalation della strategia della tensione di quegli anni, è tornato in cambio qualcosa di estremamente prezioso: la libertà.
Libertà di poter esprimere le proprie idee, anche e soprattutto quando non piacciono ai più. Libertà di partecipazione alla vita politica, sociale e metapolitica senza la paura di sentirsi discriminati e con la consapevolezza che nessuno tornerà a versare sangue innocente, proprio in virtù di quella libertà.
E’ evidente, dunque, che ogni limitazione del diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero è una odiosa e ingiustificata compressione delle conquiste ottenute grazie al pesantissimo tributo di sangue dei giovani come Franco, Francesco e Stefano.
Ecco, evidentemente questo a facebook non piace e taglia, banna, chiude e censura anche là dove semplicemente si pennella un ricordo delicato, di tre giovani che si affacciavano alla vita, pieni di speranze, falciati dall’odio comunista. Ma ciò che più preoccupa è la sistematicità nell’applicazione della censura social nei confronti del pensiero non conforme che non asseconda le logiche del mainstream.
Abbiamo già avuto conferme dalla recente giurisprudenza di merito rispetto alla incostituzionalità di questo atteggiamento, Casapound l’ha avuta vinta dando una sonora legnata a Zuckemberg, ma non è semplice per il singolo reagire di fronte alla censura, soprattutto se a porla in essere è un colosso come facebook.
Sarà però vittoria se, rendendo onore al sacrificio di chi è caduto per la nostra libertà, prima denunceremo e poi, con pazienza e perseveranza, costruiremo un sistema in cui tutti coloro che operano sul suolo nazionale saranno astretti alle stesse leggi, che impongono la libera manifestazione del pensiero. E queste leggi, scritte col sangue di molti, tutto dovranno rispettarle, che si chiamino Mario Rossi o Zuckemberg.