E finalmente è arrivato il giorno dei 600 euro.
Nonostante sia il 1 aprile nessuno scherzo: le partite iva potranno ricevere un, misero, contributo.
Poco, troppo poco – meno del Reddito di Cittadinanza per dire – ma almeno è qualcosa.
E invece no!
Come al solito, il rispetto del Governo e dell’INPS per gli italiani è pari a zero.
Prima annunciano, scrivendo sul sito dell’INPS, che i 600 euro verranno erogati in base all’ordine cronologico – perché i soldi stanziati sono limitati e quindi potrebbero non bastare – e poi, ieri sera, cancellano l’avviso dichiarando “non ci sarà il click day”.
Stanziamento limitato, comunicazione schizzofrenica e il dramma è servito.
Nessuno si è giustamente fidato e dalla mezzanotte di ieri mezza Italia prova a fare domanda.
Tutta insieme.
Risultato? Il sito dell’INPS non risponde, s’impalla, non fa accedere, se si riesce miracolosamente a collegarsi e a inserire i dati poi non dà nessuna ricevuta o conferma né è possibile ricontrollare cosa si è inserito e a volte si accede solo per poi vedere le schermate di altri utenti alla faccia del diritto alla privacy.
Questo vale per tutti. Compresi i CAF – intervista delle 14 -:
“Da stamattina alle 6 siamo riusciti a inserire solo 3 domande. Poi sito bloccato a lungo. Di altre non sappiamo se siano state prese perché non ci fa controllare e allora dobbiamo reinserirle per sicurezza. Sarà pieno di domande duplicate o addirittura triplicate.”
Una vergogna.
Intanto questa gestione rischia di rinviare clamorosamente l’erogazione di questi soldi prevista a partire dal 15 aprile e poi se i soldi davvero non basteranno?
Perché chi fa richiesta da un posto dove internet funziona male o ha la sfiga di non riuscire ad accedere per colpa del sito INPS deve rischiare di non ricevere i propri 600 euro?
Ma ci voleva tanto a capire che il sito dell’INPS non avrebbe retto? Lo sapevamo tutti.
Cosa si sarebbe dovuto fare per evitare questa vergogna? Ve lo diciamo noi.
E poi fateci sapere se siamo dei geni o soltanto delle persone che, un minimo, pensano.
Lato Governo:
1) Garantire i 600 euro a tutti i richiedenti che rispettano i requisiti e non mettere un fondo che rischia di esaurirsi prima che lo possano prendere tutti
2) Avere una comunicazione chiara e univoca – e vabbé ma sennò come va avanti “Il decreto”, cioè la serie del momento? –
Lato INPS:
1) Capire quanti accessi contemporanei poteva sostenere il proprio sito e potenziarlo se possibile
2) Dividere le richieste per lettere: ad esempio i primi tre giorni A-L, gli altri tre M-Z e dal settimo tutti quanti così da diminuire la pressione sui server e garantire a tutti un accesso rapido e funzionante
Ma tutto questo, ribadiamo, doveva partire dalla garanzia del Governo della disponibilità dei 600 euro per TUTTI senza creare italiani di serie A e italiani di serie B.
Questo casino farà sì che, probabilmente, andrà rifatto tutto con perdite di tempo insostenibili per una categoria, quella degli autonomi, gettata a terra dalla pandemia e che ha necessità di questi soldi, che sono comunque pochi, per andare avanti.
Che l’Italia sia la patria dell’UCAS – Ufficio Complicazioni Affari Semplici -, per dirlo con Giorgia Meloni, lo sapevamo perché lo subiamo quotidianamente ma in momenti come questi un minimo di cervello e di rispetto per gli italiani sarebbe gradito.
Anzi no. Sarebbe doveroso.
ps: il premier Conte e il presidente INPS hanno dichiarato che i problemi al sito sono dovuti a un attacco hacker. Così fosse provvederemo a correggere l’articolo.