Fango e verità presunte: Fratelli d’Italia chiede interrogazione sul “metodo Report”

Il grande giornalismo d’inchiesta di Report sta giungendo alla conclusione. Sempre più dubbi riguardo le modalità con cui il noto programma Rai porta avanti i propri reportage. Dubbi che riguardano le verità presunte e spacciate per tali che nei servizi vengono raccontate: verità che arrivano dopo tagli e montaggi ad arte e dopo accordi sottobanco con cui si pianificano chi avrà da giovarne e chi, invece, dovrà subire gli effetti della macchina del fango. Dubbi emergono però specialmente riguardo la liceità e l’aderenza con il Contratto di Servizio tra Stato e Rai di certe modalità di inchiesta che, negli ultimi casi, hanno richiesto l’intervento di pentiti di mafia le cui parole vengono prese per vere, nonostante questi siano già stati riconosciuti come inaffidabili da uomini dello Stato (magistrati, e non chicchessia), contro tra l’altro persone decedute e, quindi, in assenza di controparte. Questa è la motivazione che ha spinto il gruppo di Fratelli d’Italia nella Commissione Vigilanza Rai a presentare “un’interrogazione all’Ad Roberto Sergio e alla Presidente Marinella Soldi per sapere se l’utilizzo ricorrente di pentiti di mafia giudicati inattendibili dalla magistratura, che dopo qualche decennio fanno rivelazioni circa presunte rivelazioni su persone decedute, sia in linea con quanto stabilito dal Contratto di Servizio, che regola i rapporti tra lo Stato e la Rai”.

Il riferimento è alle modalità di azione con cui Report portò avanti l’inchiesta sul padre del presidente del Senato Ignazio La Russa; modalità riproposte pochi giorni fa riguardo il padre del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il tentativo di Report era quello di provare che Franco Meloni, padre di Giorgia e Arianna con il quale – è risaputo – le due non hanno rapporto dagli anni ’80, non fosse un semplice spacciatore di sostanze stupefacenti ma che avesse anche rapporti e contatti con la camorra, in particolare con Michele Senese, importante boss del napoletano. Come fonte di “verità”, Sigfrido Ranucci ha scelto Nunzio Perrella, un pentito di camorra più volte definito dai magistrati con cui è stata in contatto inaffidabile, un “elemento fortemente inquinante di una credibilità”. Nella nota, i membri di Fratelli d’Italia parlano perciò di “due servizi giornalistici per alcuni versi speculari: c’è un pentito giudicato inattendibile dai magistrati che dopo decenni tira in ballo una persona deceduta, e quindi non in grado di controbattere, per colpire indirettamente degli esponenti politici”. Le parole di Perrella e degli altri pentiti inattendibili vengono, come detto, prese e spacciate per vere da Report, servendo al pubblico un mix di fake news e fango che ha il solo scopo di disonorare un personaggio pubblico, un politico, una persona dello Stato, una carica istituzionale. “Per di più – prosegue la nota – si sceglie di non dare conto al pubblico dell’inattendibilità dei pentiti intervistati, forse perché altrimenti verrebbe giù tutto l’impianto del teorema messo in piedi”.

Insomma, quello di Report è un vero e proprio metodo con cui si cerca in continuazione di infangare l’onorabilità di personaggi pubblici senza che questi, interpellati solo per vie indirette, possano avere la possibilità di controbattere, mancando la reale controparte. Non è questo il vero giornalismo d’inchiesta, non è questo che spetta fare a un programma facente parte della TV di Stato. “Ci auguriamo – conclude la nota – che l’Ad e la Presidente rispondano presto e nel merito ai punti che abbiamo sollevato”.

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3 Commenti

  1. A mio avviso queste trasmissioni RAI e sopratutto questi giornalisti che le dirigono sono in malafede e agiscono al di fuori delle regole e della legge. Siamo di fonte a dei veri e propri reati. È necessario l’intervento della magistratura.

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